La scintillante diva Lupe Vélez, suicida e vittima di una delle bugie più crudeli della storia del cinema

by Anna Maria Giannone

Il 14 dicembre 1944, l’attrice messicana Lupe Vélez fu trovata morta nel suo letto con indosso una camicia da notte di seta blu attorniata da fiori e candele. Aveva preso 75 pillole del barbiturico seconal. 

La star, incinta di quattro mesi, lasciò una lettera di suicidio indirizzata al suo fidanzato, l’attore austriaco Harald Ramond, che diceva:

Possa Dio perdonare te e perdonare anche me, ma preferisco togliere la mia vita e quella del nostro bambino, prima di portargli vergogna o ucciderlo. Come hai potuto, Harald, fingere un amore così grande per me e il nostro bambino quando per tutto questo tempo non ci volevi? Non vedo altra via d’uscita per me, quindi arrivederci e buona fortuna a te.

Con amore, Lupe

Bellissima, irascibile e capricciosa, dotata di un grande senso dell’umorismo, Lupe Vélez non ebbe pace nemmeno da morta. L’attrice messicana fu vittima di una delle bugie più crudeli della storia del cinema ad opera di Kenneth Anger. Ci sono voluti anni perché la verità venisse a galla sbugiardando una delle più grandi leggende metropolitane di Hollywood ripresa in show come I Simpson e Frasier e persino nel film di Andy Warhol.

Una storia di razzismo, sessismo e odio atavico verso le donne. Nel suo libro “Hollywood Babilonia” infatti Kenneth Anger sostenne senza alcuna prova che la donna non fu ritrovata nel suo letto ma in bagno annegata con la testa nella water. Secondo questa teoria, il seconal le fece venire la nausea e invece di morire pacificamente nel suo letto come aveva pianificato annegò nel bagno mentre vomitava. Per anni, fan e funzionari hanno cercato senza successo le foto della scena del suicidio per provare ciò che accadde quella notte nella casa di Rodeo Drive di Lupe Vélez, ma non è stata trovata alcuna immagine e il suo file era misteriosamente “scomparso” dal dipartimento di polizia. Fino al ritrovamento di una foto in un vecchio archivio. Ma era ormai troppo tardi, Lupe era passata alla storia come la diva annegata con la testa nel water.

Nacque il 18 luglio del 1908 María de Guadalupe Villalobos-Vélez a San Luis de Potosí, in Messico, da una famiglia modesta.

Era la figlia di un colonnello della rivoluzione, aveva studiato in un collegio di suore e lavorato come commessa in un negozio di scarpe prima di diventare una “bataclana”, un’attrice teatrale di riviste, termine che all’epoca evocava una sorta di anticamera della prostituzione. In pochissimo tempo i suoi spettacoli la resero molto popolare e fu così che un produttore americano la scoprì e le propose di trasferirsi a Hollywood. 

Lupe costruì una carriera di successo a Hollywood. Passò senza problemi dai film muti al sonoro, lavorando con registi come DW Griffith, Cecil De Mille, Heny King, Victor Fleming e William Wyler.

Era una devota cattolica e si ipotizza che abbia lottato con il disturbo bipolare, una condizione non diagnosticata all’epoca.

A differenza delle attrici drammatiche latine Dolores del Rio e Katy Jurado, Lupe eccelleva nella commedia. Era una donna che cantava e ballava, esperta nella messa in scena e nei tempi comici e molto portata per l’improvvisazione. 

Il pubblico l’adorava. Sfortunatamente, il razzismo dell’epoca interferì persino nella stesura dei copioni che ricalcavano stereotipi e luoghi comuni. Nella sua biografia racconta che i ruoli furono scritti per lei in un inglese forzatamente stentato e che spesso i giornalisti alteravano deliberatamente le sue risposte alle interviste per riflettere gli stereotipi messicani.

Partecipò alla commedia del 1927 Sailors, Beware! con Stanlio e Ollio. Ma la sua grande occasione arrivò nel 1927 con Il Gaucho con Douglas Fairbanks con il quale ebbe una relazione chiacchieratissima nonostante lui fosse sposato con Mary Pickford.

Ha lavorato in film di successo come La canzone del cuore di Griffith nel 1929, Vendetta d’Oriente di Tod Browning nello stesso anno e il suo primo sonoro, il film di Rin Tin Tin del 1929 Rosa tigrata. 

Nel 1932 si trasferì a New York per esibirsi nel successo di Flo Ziegfeld, Hot Cha, con Burt Lahr ed Eleanor Powell a Broadway.  Dopo alcuni mediocri film indipendenti, è tornata a Broadway per apparire nel musical di Cole Porter del 1938 You Never Know.

Nel 1939 raggiunse l’apice della sua carriera come protagonista di una serie di otto film di serie B – la serie “Mexican Spitfire” – a partire da The Girl from Mexico, dove interpretava una cantante di nightclub instabile, Carmelita Lindsay, sposata con un americano serio interpretato da Donald Woods.

La sua personalità sullo schermo era difficile da separare dalla sua turbolenta vita personale, e si ipotizza che gli studios abbiano approfittato degli scandali che si ostinava a fare per pubblicizzare i suoi film. Ha avuto relazioni con John Gilbert, Charlie Chaplin, Victor Fleming, Errol Flynn e Clarke Gable.

Ma quella che ha attirato più attenzione è stata la relazione che l’attrice ebbe con Gary Cooper nata sul set del film La canzone dei lupi del 1929 .

Gary fu il suo primo grande amore, si amarono follemente per due anni tra scandali, litigi furibonde e scenate. “Gary è completamente controllato da Lupe”, disse una volta Marlene Dietrich.

I produttori di Hollywood preoccupati per il futuro dell’attore, il loro astro nascente, fecero di tutto per separarli.

Quando si lasciarono l’attrice gli sparò mentre stava per prendere un treno per allontanarsi da lei. Lo aveva già pugnalato con un coltello da cucina in precedenza e aveva avuto una violenta rissa con sua madre che non la voleva come nuora. “Penso che ucciderò il mio Gary”, disse a un giornalista. “Perché non si arrabbia quando Lupe è arrabbiata con lui.” 

Gary Cooper avrebbe detto molti anni dopo:

Non potevi fare a meno di essere attratto da Lupe Vélez. Era scintillante e rabbiosa e sul set era incline a lanciare oggetti se pensava che sarebbe servito a qualcosa. Ma lei si opponeva a essere chiamata selvaggia. Diceva: ‘Non sono selvaggia! Sono solo Lupe.”

Questa rottura fu per lei un colpo terribile che cercò di dimenticare con l’aiuto di narcotici e nuovi amori. E così entrò nella sua vita Johnny Weissmuller, il protagonista di Tarzan, che sposò nel 1933. Il suo matrimonio era oggetto quotidiano di gossip e articoli proprio per molte delle loro liti nei luoghi pubblici come cinema e ristornati. Johnny arrivava spesso sul set coperto di segni di morsi e graffi che i truccatori dovevano coprire.

Dopo il divorzio Lupe Vélez iniziò una relazione con l’attore messicano Arturo de Córdoba, durante le riprese del film “La Zandunga” rivelandola alla stampa e scatenando la furia della moglie di lui che si rifiutò di concedergli il divorzio.

Come finì la storia non è certo e negli anni hanno continuato a circolare ben tre versioni nel tentativo di dare una spiegazione al tragico gesto della diva.

Una dice che Lupe Vélez rimase incinta e che Arturo de Córdova le propose di sposare qualcun altro per evitare di essere ridotto sul lastrico da sua moglie. Il prescelto sarebbe stato Harold Ramond, una comparsa di origine francese che, secondo Fernando Muñoz, biografo di Arturo de Córdoba, aveva recitato in alcuni film con lui.

Un’altra versione assicura che ci fosse effettivamente una relazione tra Lupe e Ramond e che lui fosse il padre del bambino che lei stava aspettando. Lui avrebbe acconsentito al matrimonio ma aveva qualche dubbio. Dopo il funerale, Ramond assicurò che non si sarebbe mai rifiutato di sposarsi. Secondo un’altra versione la depressione la colpì dopo aver scoperto i due uomini a letto.

In ogni caso, Lupe Vélez mise fine alla sua vita. L’attrice aveva pianificato ogni dettaglio sin dalla sera prima quando si congedò dai suoi ospiti al termine di una cena messicana. Si ritirò nella sua stanza, si sistemò trucco e capelli e adornò la camera con fiori e candele prima di ingurgitare il seconal.

Il suo funerale si tenne al Forest Lawn Memorial Park di Los Angeles e fu sepolta nel cimitero di Panteón Civil de Dolores in Messico dopo un secondo funerale in cui si presentarono più di 4.000 persone in lutto. 

Il suo epitaffio recita “Lupita, descansa en paz. Vivirás en el corazón de todos. Recordándote con cariño tu madre, hermanos y sobrinos.” (Lupita, riposa in pace. Tu vivrai nel cuore di tutti. Noi, tua madre, fratelli e nipoti, ti ricordiamo con affetto.)

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