Via Francigena del Sud, quei criteri nel vademecum così stringenti da “cancellare” alcuni territori

by Antonella Soccio

In questi giorni l’Associazione Europea della Vie Francigenae è stata protagonista di molte iniziative alla Bit di Milano, la Borsa del Turismo, dove sono stati presentati i recenti progetti in definizione lungo la Via Francisca del Lucomagno, un itinerario che dal centro dell’Europa conduce da Costanza a Pavia fra parchi naturali, beni artistici e storici e siti UNESCO. L’associazione prima unicamente concentrata sull‘Itinerario di Sigerico, l’arcivescovo che nell’anno 990 viaggiò per 79 mappe annotate nel suo diario tra Roma e Canterbury dopo aver ricevuto il Pallio dalle mani del Papa, allarga la sua azione a livello globale, divenendo centro dell’antico sistema di Vie storiche europee e della loro riscoperta in termini culturali e di valorizzazione turistica ed economica dei territori.

Dentro questa nuova strategia potranno essere forse “ripescati” quelle aree italiane e quei centri che erano stati ignorati dalla delineazione del percorso ufficiale della Via Francigena e in particolare dalla Via Francigena del Sud, pur avendo avuto nei secoli importanti camminamenti e reti tratturali. È il caso di Foggia e Barletta in Puglia.

La città dauna crocevia di quattro tratturi è stata bypassata, sostituita dal piccolo centro dei Monti Dauni, Troia. È dalla città del Rosone infatti che parte la direttrice (circa 110 km) che, passando per i centri abitati di Troia appunto, Lucera, San Severo, San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo, raggiunge Monte Sant’Angelo, Patrimonio dell’Unesco, nonché importante meta di pellegrinaggio per il culto dell’Arcangelo Michele.

Come si legge nel sito ufficiale della Via Francigena, uno dei punti di forza dell’itinerario, da Troia a Monte, è la disponibilità di accoglienza specifica per i pellegrini: la foresteria del Santuario di Santa Maria di Stignano, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e il punto di arrivo a Monte San Michele sono dotati di ricettività adeguata alle esigenze di chi affronta un pellegrinaggio a piedi.

Tuttavia ci sono delle novità, evidenziate da Michele Del Giudice del Comitato regionale dei Cammini. “Non vi è alcun dubbio che “La principale via di accesso a Monte Sant’Angelo fosse quella di Siponto e non la via che dalla valle di Stignano, passando per San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo, giungeva infine al santuario”, ha detto di recente.

In questi mesi dopo la certificazione del tracciato non sono mancate le polemiche per il non inserimento del capoluogo del Tavoliere nel percorso. Nella Puglia Nord infatti ci sono i diversi itinerari insieme alla Via per Monte, ci sono la Via Litoranea, da Monte Sant’Angelo a Bari e la Via Bradanica, da Ordona a Matera.

Il percorso privilegia la tappa da Celle San Vito a Troia, sulla Via Francigena – Via Traiana. Dal confine di regione si arriva al villaggio San Leonardo (territorio del Comune di Faeto) e di qui alla biforcazione a destra in leggera salita avendo il villaggio sulla destra. Troia ha il vantaggio di avere un ostello, ma la tappa poi congiunge con i luoghi della Bat fino a Canosa, dove partendo dalla Cattedrale di San Sabino si imbocca ben presto una strada vicinale che consente di uscire dalla città ed inoltrarsi tra gli uliveti e i vigneti che caratterizzano l’agro canosino.

La Regione Puglia, come si sa, ha presentato lo studio tecnico del nuovo percorso che da Roma si collega ai porti pugliesi per un totale di 900km mettendo in evidenza lo straordinario lavoro fatto, negli ultimi anni, dalle regioni italiane presenti sulla Via Francigene nel sud. Si tratta di un traguardo tecnico che ha un grande valore culturale che potrà costruire un ponte importante tra la Via Francigena del nord ed il tratto meridionale del cammino con il Mediterraneo.

Stando ai nuovi progetti, presentati anche alla Bit su punterà molto su una incrementata valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici lungo la Via Francigena. L’associazione sa che una maggiore conoscenza delle comunità locali sulla Via Francigena e sulla storia dei propri territori, si dovranno aumentare le capacità di enti locali e mondo privato al fine di renderli abili a offrire servizi nuovi ed innovativi per valorizzare le peculiarità culturali, religiose, paesaggistiche, storiche (compresi i beni già classificati Patrimonio UNESCO), che sono motore di sviluppo locale sostenibile e forte attrattore di un turismo slow ed esperienziale sempre più richiesto a livello globale.

In queste ore moltissimi players e attori politici foggiani si stanno chiedendo se Foggia possa rientrare nel percorso. Se ne parlerà in un convegno dedicato organizzato dalla 3a commissione Consiliare “Ambiente e Territorio” del Comune di Foggia presieduta dall’ingegner Giovanni Quarato. “La via Francigena del Sud può contribuire allo sviluppo del territorio? Foggia può rientrare a far parte della rete dei cammini storici? Quali sono le opportunità e le possibilità per Foggia e per il territorio?” Storici, esperti e camminatori si confronteranno senza pregiudizi e forse anche analizzando le manchevolezze del capoluogo, la cui espansione urbanistica nei decenni ha del tutto polverizzato i tratturi e i percorsi della possibile Francigena.

Michele Del Giudice ha affermato che finalmente si può parlare anche del percorso che passa per il capoluogo dauno, città della transumanza. Cosa ne ha impedito il riconoscimento prima? Se si legge il vademecum con i criteri per la selezione assai stringenti non è difficile intuirlo.

Anzitutto le strade dovevano essere a scarso traffico veicolare o anche strade chiuse al traffico e soprattutto strade campestri. Laddove si fosse stati costretti a percorrere tratti asfaltati non in grado di garantire un buon livello di sicurezza era indispensabile procedere alla posa di segnaletica stradale che limitasse la velocità del traffico veicolare. Ovviamente tutto questo non è stato fatto a Foggia, dove per tutti gli anni Settanta ed Ottanta, con i Novanta compresi, a suon di varianti urbanistiche si è costruito sopra i tratturi.

Per la Via Francigena nel vademecum era necessario il “Contatto con il territorio, con la conoscenza delle sue eccellenze e delle sue peculiarità in ambito naturalistico, storico artistico, enogastronomico”.

“La messa in sicurezza del percorso escursionistico indentificato comporta innanzitutto la separazione del percorso escursionistico da quello carrabile. La protezione del camminatore dal rischio caduta deve essere massima”.

Sulla base del diario di viaggio di Sigerico, documento storico di riferimento del percorso certificato fino a Roma, le tappe sono quelle riconosciute dal Consiglio d’Europa a seguito del dossier di candidatura presentato dall’Associazione Europea delle Vie Francigene. Esse sono mediamente di 25 km ciascuna, organizzate in parti da 10-15 km per lasciare il tempo per le visite alle località site sul percorso o in prossimità. I percorsi devono essere regolarmente mantenuti in condizioni di percorribilità.

Numerose le tipologie di criticità: gli attraversamenti pedonali sono da evitare il più possibile quando il percorso costringe a tagliare strade trafficate o dove gli autoveicoli transitano a velocità elevata. Altri punti ad elevata pericolosità sono i tratti di percorso pedonale lungo strade ordinarie sprovviste di marciapiede. È stato importante nella valutazione anche l’impatto ciclabile così come i percorsi equestri con varie poste sul tracciato

Decisiva la presenza di aree di sosta, insieme alle strutture per il riparo da agenti atmosferici, panchine, cestini per i rifiuti, servizi igienici, punti di approvvigionamento, punti informativi.

C’era poi da capire se ci fossero delle Buone pratiche. Uno degli elementi era classificato come la Via Francigena per tutti, ossia accessibile ai diversabili. Tra i Comuni virtuosi troviamo Capannori, sito lungo la Via Francigena in Toscana, che ha reso accessibile parte del suo percorso cittadino ai non vedenti, segnalando acusticamente gli ostacoli. Lungo il percorso è stato installato un semaforo dotato di sistema di lettura in braille e segnale acustico per non vedenti, cartelli di preavviso e passaggi pedonali e ciclabili privi di gradini, accessibili anche ai disabili.

Al vademecum si collegano adesso gli standard da rispettare anche per le strutture ricettive che vogliono fregiarsi del bollino della Francigena. Le masserie didattiche, le stazioni o perché no le Case cantoniere sapranno sfruttare questo enorme potenziale e mettersi in regola? Anzitutto esse devono essere situate nel raggio di 1 km dal percorso a piedi e di 5 km dal percorso in bici. Deve esserci la disponibilità ad offrire ai viandanti forniti di credenziale il soggiorno per una sola notte riconoscendo una tariffa preferenziale. Devono poter offrire servizio di lavaggio e asciugatura degli indumenti, deposito per scarpe e bicicletta, offrire il menù del pellegrino con piatti della tradizione locale, angolo informativo con materiale sulla Via Francigena.

Insomma, il grande cammino sulla Francigena è appena cominciato. Non basta il tracciato per avere i camminatori e i viandanti.

You may also like

Leave a Comment

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.