“Covid, gli aspetti neurologici, psichiatrici e psico sociali”: il dottor Ciro Mundi illustra il ruolo dell’amigdala e «quel progressivo ritiro in se stessi» causato dalla pandemia

by Antonella Soccio

Quali conseguenze ha determinato il Covid da un punto di vista neurologico e psichiatrico sui pazienti colpiti dal virus? E quali effetti psicosociali ha causato sulla popolazione non colpita direttamente che a causa della pandemia ha dovuto cambiare il proprio stile di vita?

Se ne parlerà diffusamente il prossimo 11 dicembre a Foggia all’Auditorium dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri nel corso del convegno intitolato “Il Covid: aspetti neurologici, psichiatrici e psico sociali” organizzato dal Dipartimento di Neuroscienze del Policlinico Riuniti di Foggia, diretto dal dottor Ciro Mundi, e dall’Associazione per la Promozione Interculturale delle Neuoscienze, presieduta dallo specialista in Neurologia e Psichiatria Angelo Graziano.

Moderati dal giornalista Filippo Santigliano, insieme allo stesso Mundi, al direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli, al dottor Graziano e alla professoressa ordinaria di Malattie Infettive Teresa Santantonio, interverranno Carlo Avolio professore associato di Neurologia, il direttore dell’SPDC Antonello Bellomo, reduce dal bel libro sul Covid e le sue fobie e la storia dei virus, il professor Giuseppe Cibelli dirigente medico della Medicina dello Sport. Guest star della mattinata lo scrittore, poeta e paesologo Franco Arminio, che ha dedicato già due libri assai ispirati alla pandemia e si appresta a pubblicarne un terzo per chiudere la trilogia del virus.

Noi di bonculture ci siamo fatti aiutare dal dottor Mundi per comprendere quali sono le manifestazioni neurologiche e/o psichiche per interessamento del sistema neuropsichico, che si possono presentare dopo la fase acuta dell’infezione Covid. Come è noto, possono manifestarsi complicanze neurologiche nel lungo periodo, il cosiddetto long Covid.

«La maggior parte dei sintomi sono su base funzionale non su base lesionale la cui origine è ancora poco chiara anche se in letteratura scientifica si moltiplicano gli studi a proposito. In realtà si tratta di una sindrome da stress del sistema neuropsichico la cui durata è imprevedibile. L’infezione Covid è da considerarsi una patologia sistemica e non meramente respiratoria. Anche perché si ritiene che il disturbo respiratorio possa essere notevolmente aggravato dalla compromissione dei centri neurologici regolatori della funzionalità respiratoria», spiega in esordio il primario e direttore del Dipartimento di Neuroscienze del Policlinico Riuniti di Foggia.

«Inoltre- continua il medico-è fondamentale per la tipologia degli interventi necessari, riuscire a differenziare i disturbi legati all’interessamento del sistema nervoso, nel suo complesso, su base disfunzionale da quelli più propriamente su base esclusivamente psicologica correlati al vissuto della malattia e della convalescenza, analogamente a quanto può accadere anche in altre patologie gravi che colpiscono l’essere umano».

Nel long Covid in molti raccontano di avere spossatezza, perdita di memoria, vuoti di presenza. Tutti fenomeni simili ad una depressione grave. Ci può spiegare dottore se ci sono collegamenti? C’è un calo di dopamina? Come risponde l’amigdala?

«In questo scenario è fondamentale lo stato emotivo del paziente. È ormai noto che l’amigdala, grande non più di un pisello, è di fatto la centralina di tutti i circuiti emozionali che si attivano con il coinvolgimento delle altre aree della corteccia cerebrale e delle strutture vegetative a cui l’amigdala è collegata (ad esempio un’emozione di rabbia può determinare modificazioni vegetative quali aumento della frequenza cardiaca, del ritmo respiratorio e della pressione arteriosa spingendo nel contempo ad azioni inconsulte). Così come è noto che negli stessi complessi circuiti tra strutture sottocorticali (amigdala) e strutture della corteccia cerebrale (linguaggio, coscienza etc.) si verifica il cambiamento emozionale per cui un’emozione di paura può diventare panico a tal punto da paralizzare il soggetto o spingendolo alla fuga.

In linea di massima l’esperienza della malattia COVID incide notevolmente sull’equilibrio fisico e neuropsichico del paziente con evidenti ripercussioni anche sulle sfere di riferimento (familiari, sociali, lavorative; anche se quest’ultimo aspetto è in fase di studio)».

Così come per la depressione anche nel long Covid ci sono difficoltà di linguaggio, come se l’intera area di Broca fosse in qualche modo intaccata. Lo stesso accede per le capacità sinestetiche della mente con la perdita del gusto e dell’olfatto.

L’isolamento rafforza taluni e debilita alcuni altri.

Su questo aspetto il dottor Mundi è molto netto. «Uno dei punti cruciali dell’esperienza di malattia è l’isolamento che può verificarsi per necessità cliniche (ospedalizzazione, domicilio)o per quarantena osservazionale con evidente limitazione e/o abolizione, per un periodo imprevedibile, della relazioni affettive e sociali. Queste diverse forme di isolamento e/o di distanziamento e/o limitazioni della vita quotidiana (scuola, luoghi di aggregazione etc.) possono determinare riduzione, anche profonda, del desiderio, in senso generale, con risvolti soggettivi ed oggettivi nel breve, ma anche, nel lungo periodo. Tale condizione può ridurre notevolmente l’investimento libidico (desiderio) nelle più svariate manifestazioni della vita personale e sociale con il risultato di un progressivo ritiro in se stessi o di un progressivo incremento di azioni compensative quali gli eccessivi collegamenti in Internet di svariata tipologia».

Quali obiettivi si pone il convegno, dottore?

«Questo appuntamento scientifico si prefigge di conseguire svariati obiettivi: stimolare il confronto e l’integrazione tra le diverse discipline mediche e la visione culturale più ampia mediante le relazioni di uno scrittore, Franco Arminio e di un giornalista Filippo Santigliano. Del resto tutte le edizioni di Attualità in Neuroscienze sono state caratterizzate da questa ottica integrata. L’obiettivo è quello di presentare ai partecipanti, circa 100, una esplorazione dello scenario COVID, ancora da comprendere nella sua completezza, fondata su di una visione integrata degli aspetti sanitari e sociali. La Storia lo insegna: ogni pandemia modifica notevolmente sia il comportamento individuale che sociale».

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