I nostri libri del 2020

by Felice Sblendorio

In un periodo di festa così atipico, ci potranno consolare solamente delle buone letture.

bonculture vi segnala dieci letture significative di questo 2020. Non è una classifica, ma una lista del cuore che contiene storie, racconti, pezzi di umanità. Per rifondare un nuovo tempo servono delle storie belle: queste, per noi, lo sono. Buona lettura!

“La città dei vivi”, Nicola Lagioia (Einaudi, 472 pagine, 22 euro).

In un tentativo di comprensione e svelamento, Nicola Lagioia racconta l’omicidio di Luca Varani per comprendere la distanza fra il bene e il male, le vittime dai colpevoli, le virtù dal libero arbitrio. Se la legge si sforza di giudicare nei limiti della ragione, la letteratura de “La città dei vivi” sfida l’ignoto, la retorica, il giudizio, l’impossibilità di dare forma all’informe. Raccontando un omicidio violentissimo che ha fagocitato gli uomini e le cose, Nicola Lagioia indaga l’oscurità della nostra coscienza, quasi sempre terremotata da certi demoni in cerca di riscatto.

Due vite”, Emanuele Trevi (Neri Pozza, 144 pagine, 12 euro).

C’è il taglio esatto dell’esistenza nelle pagine che Emanuele Trevi dedica ai suoi due amici scrittori Rocco Carbone e Pia Pera nel breve, vitale e splendido “Due Vite”. Utilizzando un materiale umano difficilissimo da maneggiare senza cadere nelle trappole feroci della retorica a buon prezzo, Trevi pacifica e comprende la morte attraverso la scrittura, l’unica pratica umana che ferma l’onda rovinosa del tempo che tutto sfuma e, a volte, cancella.

Ragazza, donna, altro”, Bernardine Evaristo (BigSur, 520 pagine, 20 euro).

Leggetele le storie commoventi di queste dodici donne che Bernardine Evaristo racconta in “Ragazza, donna, altro”, vincitore del prestigioso Man Booker Prize. In questo romanzo polifonico e travolgente, sperimentando forme e linguaggi originali (da una punteggiatura sospesa a versi quasi musicali e poetici), Evaristo racconta l’esistenza di dodici donne afrobritanniche: madri e figlie, eterosessuali e lesbiche, insegnati, attrici, attiviste, trans. In questo racconto di possibilità, l’autrice compatta un mosaico di voci e vite, di emozioni e rabbia, di tenerezza e tenacia. Mostrando sulla pelle delle protagoniste i frutti del razzismo, del patriarcato, delle relazioni tossiche e del pregiudizio, questo romanzo di “fusion fiction” come l’ha definito l’autrice svela e rappresenta molteplici punti di vista, quindi di esistenza e possibilità, di queste ragazze, di queste donne. Capaci di essere anche altro, dopo aver trovato dentro di sé la propria armonia e il proprio potere. «io non sono una vittima, non trattarmi mai come una vittima, mia madre non mi ha cresciuta per farmi diventare una vittima».

La natura è innocente”, Walter Siti (Rizzoli, 352 pagine, 20 euro).

La natura innocente” va oltre una conferma della solidità letteraria di Walter Siti, uno dei migliori scrittori italiani. Fa di più. Si allontana dall’autofiction, il genere narrativo che ha più utilizzato nella sua carriera e, attraverso una specie di “auto-biografia appaltata”, racconta due esistenze reali per parlare in maniera più interiore e incisiva di sé, della sua vita. Le scelte stilistiche per narrare le due vite “quasi vere” di un matricida e di un pornoattore sono gli elementi più interessanti di questo libro che, ancora una volta, testimonia la potenza di scavo della letteratura di Siti. Basterà leggere l’Intermezzo Vulcanico, una digressione saggistica non scontata, per rendersene conto.

Città sommersa”, Marta Barone (Bompiani, 304 pagine, 18 euro).

«Avrei voluto che questa storia me la raccontasse lui. Avrei voluto avere il tempo di sentirla. Ma in un certo senso sono consapevole che il libro esiste perchè non c’è più l’uomo». Servono queste poche parole per entrare nella profondità di “Città sommersa”, l’esordio narrativo di Marta Barone. Non un semplice romanzo, ma nemmeno un memoir: questo libro è un incrocio particolarissimo di esperienze e sensazioni, di memorie che sfidano l’onda del tempo e di una ricostruzione particolarissima che, pagina dopo pagina, permette all’autrice e al lettore di famigliarizzare, comprendere, entrare in contatto – seppur parzialmente – con suo padre, il protagonista della storia. Ricostruendo l’esistenza di Leonardo Barone prima, e di L.B. dopo, l’autrice utilizza la scrittura per generare nuovamente i tratti di una vita e di una stagione oscura come gli anni ’70. Raccontando parallelamente la storia del padre e la costruzione di questo romanzo, l’autrice si misura nella pagina con il passato dell’uomo. Ci fa i conti, lo problematizza, lo àncora a racconti e testimonianze per arrivare a una memoria che assomigli a un dialogo a più voci sul passato di suo padre: un dialogo tormentato e conflittuale che Marta Barone amplifica e anima con maestria in queste pagine ricche, sensibili, vere.

“Borgo Sud”, Donatella Di Pietrantonio (Einaudi, 164 pagine, 18 euro).

È una prova di maturità superata per Donatella Di Pietrantonio, già Premio Campiello 2017, il suo “Borgo Sud”, il sequel della storia de l’Arminuta. Con uno stile autentico e magnetico, questa scrittrice intima e aspra che rifiuta ogni retorica letteraria racconta due vite condizionate dal disamore. Nella vita adulta dell’Arminuta ritorna sua sorella Adriana, che irrompe come una tempesta ricordando il loro passato di figlie di nessuna madre, il richiamo arcaico del sangue, la ferita scomposta della famiglia, la tragedia sempre dietro l’angolo che travolge la vita di queste due sopravvissute.

Le alternative non esistono”, Claudio Giunta (il Mulino, 264 pagine, 23 euro).

Non è un romanzo, ma la biografia che Claudio Giunta dedica alla vita complessa e aspra di Tommaso Labranca si avvicina molto ai tratti di un grande personaggio di pura narrativa. Giunta, professore di Letteratura italiana all’Università di Trento, scrive pagine appassionanti e rigorose su una figura eclettica e geniale che, in tempi non sospetti, ha riscritto alcune basi d’analisi sui consumi, sui fenomeni televisivi, sulle prime tracce del trash. Allontanandosi dalla critica letteraria, però, l’autore racconta il lato più interessante e amaro di questa storia. Labranca è morto il 29 agosto 2016, a 54 anni. Dopo i successi televisivi di “Anima Mia” con Fabio Fazio e alcuni saggi fondamentali come “Estasi del pecoreccio”, “Chaltron Hescon”, o “Andy Wahrol era un coatto”, la fortuna ha dimenticato di accompagnare l’esistenza di Labranca. Nonostante la sua capacità di analisi e di comprensione autentica del proprio tempo, questo intellettuale atipico si è isolato, nel rancore, facendosi di fatto dimenticare. Allora cosa conta, davvero? Il carattere o le idee? L’uomo o il sistema? E cosa resta dello sforzo intellettuale in un tempo di confusione e memoria debole? Forse una minima impronta, senza alcuna alternativa, come la vita comune e struggente di Labranca testimonia in queste pagine.

La traversata”, Philippe Lançon (E/O, 464 pagine, 20 euro).

Più che un racconto o una testimonianza storica, “La traversata” è una dolorosa epopea di un dolore, di una tragedia, di un corpo. Philippe Lançon, autore e critico culturale per Libération e Charlie Hebdo, è uno dei sopravvissuti all’attentato terroristico del 7 gennaio 2015 alla redazione del giornale satirico francese. L’autore, in un romanzo che emoziona senza alcun vittimismo, parla della vita precedente a quel trauma, di quell’attimo prima a Charlie e di un dopo che esiste e si manifesta, in tutta la sua violenza, attraverso il suo corpo. Proprio il racconto attorno al corpo è la testimonianza più sorprendente e profonda di questa storia che, attraverso la scrittura, tenta di riordinare un dolore scomposto che ha deformato per sempre la proiezione futura di una vita.

Prima di noi”, Giorgio Fontana (Sellerio, 896 pagine, 22 euro).

Non è presunzione letteraria o intellettuale, ma è talento quello di Giorgio Fontana. Il suo “Prima di noi”, quasi novecento pagine, appassiona e scommette sulla potenza evocativa del romanzo. Un romanzo consigliato ai lettori di romanzi che, come scrive Claudia Durastanti nella quarta di copertina, «è un proiettile che entra nel Novecento italiano, passa per la storia da parte a parte e fuoriesce dal presente trasformando il lettore, dopo essergli entrato nella testa quanto nel cuore». La famiglia Sartori accompagna una storia privata e pubblica, antica e moderna, coinvolgendo la memoria intera di un secolo: dal Friuli a Milano, dal 1917 al 2012. In questo spazio temporale sterminato, Fontana con una prosa sobria e matura tratteggia personaggi convincenti che, in uno sforzo piacevole di attenzione e tempo, accompagnano il lettore in una contestualizzazione narrativa che evoca momenti cruciali della storia del nostro Paese come le guerre, il fascismo, la Resistenza, il terrorismo e le stragi.

Le transizioni”, Pajtim Statovci (Sellerio, 272 pagine, 16 euro).

«Nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un nuovo puzzle». Acclamato dalla critica come un “romanzo che sorge dalle ceneri del secolo precedente come una potente fenice”, Pajtim Statovci scrive un libro potente e moderno: un manifesto che rivendica una libertà autodeterminativa. Si può determinare il proprio nome, il Paese d’origine, il genere in cui ci identifichiamo. Non più uomini o donne, ma uomini e donne. Non c’è una singola patria identitaria in questo romanzo teso e doloroso, ma un mondo che cerca di contenere attraverso una storia più differenze e unicità che, nel loro complesso, formano un nuovo lessico dei sentimenti. Sentimenti umani, finalmente capaci di comprendere, non escludendo più nessuna delle molteplici dissonanze umane.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.