Oltre gli schemi per coltivare la meraviglia. L’idea di Ines Pierucci per Bari

by Daniela Tonti

Sono accadute molte cose a Bari in questi primi mesi di secondo mandato di Antonio Decaro, acclamato nuovamente presidente nazionale dell’Anci. Ines Pierucci ha affrontato con grande piglio la sfida dell’assessorato alla Cultura e Turismo, che è senza dubbio una delle deleghe centrali delle politiche urbane del capoluogo regionale.

Noi di bonculture abbiamo rivolto un po’ di domande alla collega giornalista, amica dei libri e della bellezza. L’assessora, generosamente com’è nella sua indole, non s’è risparmiata.

Ines, ci fai un bilancio di questi primi sei mesi da assessore? Quali sono state le difficoltà più grandi e l’emozione più grande? 

In 180 giorni ho imparato che il tempo è talmente prezioso da dover essere meglio distribuito e che tutte le belle idee non sono sempre realizzabili. Sto imparando tantissimo ogni giorno e in cinque anni avrò preso sicuramente una laurea in diritto amministrativo. A parte gli scherzi, seguire correttamente gli essenziali  aspetti tecnici e burocratici è una difficoltà che ho incontrato sin da subito.

Fino a prima della intitolazione del foyer del Piccinni a Vito Maurogiovanni, avrei risposto che l’emozione più grande è stata la riapertura del Teatro, ma durante la cerimonia sentire le parole di Vito Signorile che leggeva La passione di Cristo, dell’autore barese tra i più importanti del nostro teatro popolare, mi ha emozionato molto.

Tu hai sempre detto che il Comune o l’assessore non sono il direttore artistico della città. E che prima di vestirti da “assessora” ti vesti da spettatrice. Ci spieghi la tua filosofia?

Penso che i rappresentanti istituzionali debbano essere al servizio dei cittadini e che debbano favorire gli operatori culturali nell’offrire loro le migliori condizioni per lavorare nel proprio territorio con tutti gli strumenti a disposizione dell’amministrazione. Gli assessori sono il tramite delle buone idee e hanno il compito di accompagnare gli operatori a crescere, affinché possano scegliere se diventare imprenditori o rimanere volontari e dunque operatori del no profit. 

La riapertura di contenitori come il Piccinni ha posto di nuovo l’accento sulla programmazione dei contenuti, sulla visione a lungo termine. Che modello adotterete? Un direttore artistico? Siete già al lavoro per la stagione 2021?

Anche a questa domanda rispondo prima da cittadina e poi da assessore. Una volta restaurati al loro interno, i contenitori si trasformano in luoghi affinché siano il più possibile aperti all’esterno. È stato bello vedere in occasione dell’inaugurazione del Piccinni la comunità coinvolta per tre giorni, a partire dal tessuto del Teatro fino all’apparente contrasto tra Eduardo De Filippo e i tanti artisti baresi che si sono esibiti anche all’esterno con le parole di Aristofane e le note del rapper Salmo. Oggi diremmo sacro e profano ma che si abbracciano racchiudendo il concetto di memoria come percorso culturale attualissimo, che parla a tutte e a tutti.

Grazie al lavoro di due Sindaci lungimiranti quali Michele Emiliano e Antonio Decaro si è potuto proseguire il lavoro di restauro che ha restituito ai cittadini il teatro comunale dalla vocazione di prosa e, dunque, che ospiterà la stagione di prosa del Comune, al cui cartellone del 2020/2021 lavoreremo a partire da subito, ma soprattutto torna ad essere la casa dei cittadini e degli artisti locali, così come deve essere un teatro comunale. Prima della riapertura del Teatro abbiamo approvato una delibera di giunta per la valorizzazione del bene attraverso la pubblicazione di un bando pubblico sia per la gestione economica che per la direzione artistica.

 In una recente intervista hai affermato che vedresti bene una donna manager specificando che non hai in mente nessun nome in particolare. Sei femminista a prescindere? È sempre un bene, o le donne sono le più grandi nemiche delle donne? Anche in politica?

Essere femminista oggi, a mio parere, significa saper leggere la realtà e quello che accade nel mondo. Secondo il World Economic Forum la parità economica tra sessi verrà raggiunta tra oltre duecento anni. Nelle redazioni, negli uffici, sono ancora gli uomini a comandare e a decidere. Nell’Unione Europea le donne, nei vari settori economici, guadagnano in media oltre il 16% in meno all’ora rispetto agli uomini. Non si tratta soltanto della parità di genere ma di trascurare la parte più scolarizzata al mondo. Le donne leggono di più, seguono un percorso formativo più lungo per raggiungere standard professionali uguali a quello degli uomini, se non inferiori, e ancora oggi devono lavorare molto di più per dimostrare continuamente di essere allo stesso livello. Se pensiamo che solo nel 1981 è stato cancellato il delitto di onore, è solo nel 1946 un referendum riconobbe il diritto di voto alle donne significa che la Cultura ha questo compito civile.

Tornando ai contenitori, a che punto siete col mercato del pesce?

Terminati i lavori esterni del restauro è stata appena illuminata la facciata posteriore del palazzo e a breve sarà pronta la parte inferiore della struttura destinata a mercato, con 14 stalli a disposizione della vendita di alimenti caratteristici della nostra cultura enogastronomica e in attesa del termine dei lavori del secondo piano (destinato a sale espositive e residenze artistiche) ci sarà un bando di valorizzazione del bene. 

Teatro Margherita

Un punto di partenza del nuovo mandato è stata la Festa del Mare. Quanto margine c’è ancora per fare di Bari una città marittima europea, con un rapporto con il lungomare? Qual è il suo modello?

La Festa del Mare è stata il mio battesimo operativo. Abbiamo scelto di riaprire l’Ex Teatro Margherita, già ristrutturato a dicembre 2018, lo scorso 8 agosto scorso per ricordare l’arrivo della Vlora nell’ambito della inaugurazione della mostra “On board” che ha esposto le fotografie dei porti visti dall’alto di 8 paesi da tutto il mondo con al centro quella del porto di Bari che 28 anni fa accoglieva quasi 20 Mila albanesi.

Filo conduttore della mostra è stata un’idea dell’artista Jasmine Pignatelli che, grazie alla collaborazione dell’associazione radioamatori italiani, ci ha permesso di assistere all’installazione acustica dal vivo del lancio nell’etere del messaggio in codice morse di pace e di solidarietà a cui la stessa artista si è ispirata con un’opera di acciaio di tratti e punti presente sulla parete del palazzo dell’Arca Puglia a San Girolamo e che traduce in codice morse la frase che pronunciò il Sindaco di allora Enrico Dalfino: Sono persone, persone disperate. Non possiamo rispedirle indietro. Noi siamo la loro unica speranza. Bari, dunque, è una città marittima europea da sempre.

Oggi il lungomare, già valorizzato con la bonifica dei venditori ambulanti durante la festa di San Nicola e in occasione dei momenti sportivi, andrebbe vissuto maggiormente con ulteriori iniziative nel luogo che caratterizza maggiormente la nostra città. A questo proposito stiamo lavorando per realizzare il primo Lungomare di Libri nella primavera del 2020, in cui chilometri di carta e fiori si affacceranno sull’adriatico.

Con Antonio Marras

I dati di Puglia Promozione parlano di un più 20% e di un turismo a Bari non più di passaggio per croceresti ma di viaggiatori che scelgono un soggiorno anche di più giorni. Che ne pensi?

Bari è cambiata, quando eravamo più piccoli i nostri amici da fuori regione venivano a trovarci e sceglievano la nostra città, in alternativa a Brindisi, prima delle vacanze in Grecia. Veniva dunque pensata come città di passaggio. Oggi oltre che di arrivi si parla di presenze per il soggiorno che spesso supera le due notti. La sfida, adesso, è quella di sviluppare questa tendenza a partire dal territorio. Nell’ultimo rapporto di Federculture, datato ottobre 2019, il turismo culturale rappresenta il 35,4% del mercato turistico italiano, così come la spesa delle famiglie tende ad aumentare nel consumo culturale, superando i consumi in generale. Inoltre, come dimostra l’ultimo rapporto del Censis, il Turismo culturale in Italia è molto più redditizio di quello balneare per la ricaduta sul territorio dovuta al paniere di spesa del passaggio del turista. Come per i professionisti del mondo della cultura il turismo in crescita è un’opportunità per il mondo professionale degli operatori turistici e del mondo alberghiero che questa amministrazione affianca per la battaglia per l’illegalità extra alberghiera. Grazie al supporto di Confindustria e alle associazioni di Categoria proveremo a mettere a sistema le forze imprenditoriali (che investono sempre di più in cultura) e le imprese culturali per sostenere questo comparto, alfine altresì di scongiurare il rischio di trasformare Bari in città cartolina che allontana i residenti dai luoghi caratteristici dove abitano come Bari vecchia per accogliere i flussi di ospitalità spesso mal gestiti proprio per l’improvvisazione professionale alla quale si prestano.

Uno dei punti su cui Decaro ha sempre insistito è quello dell’arte contemporanea. Che progetti ci sono?

Se parliamo di uno dei luoghi destinati a Polo dell’Arte contemporanea, in attesa della fine dei lavori del secondo lotto del Margherita a metà gennaio, grazie al supporto della Regione Puglia e del Teatro Pubblico Pugliese, potremo offrire alla città l’omaggio all’artista Chiara Fumai scomparsa nel 2017 e a cui pensiamo sia dovere di un’amministrazione dedicare una esposizione, in continuità con le esposizioni previste all’estero in primavera. Subito dopo l’allestimento del Bif&st con la mostra su Fellini, in primavera ci sarà la mostra fotografica di Steve McCurry e non mancherà il consueto appuntamento con World Press Photo.

La cultura è lavoro?

Spesso ho dichiarato questo perché Bari è la città capoluogo della Regione Puglia che negli ultimi quindici anni ha trasformato il proprio prodotto interno lordo grazie all’investimento in cultura e la politica culturale di così ampio respiro ha permesso agli artisti che prima ricoprivano il ruolo anche di operatori culturali di ritrovarsi lavoratori e imprenditori di quella che appariva come una semplice passione o “intrattenimento”, come la corretta definizione dell’ISTAT destinata evidentemente solo ai fruitori della cultura. La cultura è la coltivazione del sapere così come del proprio futuro professionale.

C’è un sapore, un sound della tua infanzia che ti emozionava e che ancora non è un patrimonio collettivo turistico e culturale sui cui poter investire? Che emozione di bambina vorresti recuperare per la Bari del futuro?

Grazie della domanda. Per immaginare il futuro dei bambini e delle bambine basta chiedersi cosa avremmo voluto quando lo siamo stati. Avrei voluto un maggior numero di strumenti per scegliere. Sono cresciuta in un quartiere periferico e sicuramente la lettura e le amicizie, che ancora oggi rappresentano la famiglia che ho scelto, mi hanno aiutato a scegliere e a coltivare gli interessi che nel tempo sono diventati spazi importanti nella mia vita. Ogni volta che si vede un ambito che sia artistico, culturale o politico, a cui ci si appassiona profondamente e a cui pensiamo di poter dare un contributo, bisogna assecondare con coraggio questo interesse, affinché questi varchi aprano delle opportunità per il futuro dei bambini e delle bambine del domani e a cui avremo lasciato qualcosa di importante. È necessario meravigliarsi e andare oltre gli schemi e gli schermi per creare terreno fertile per le prossime rivoluzioni. 

Un’altra delle tue passioni è sempre stata la politica. Come leggi il tempo che stiamo vivendo? La Primavera pugliese è a rischio col vento populista? È finita la spinta propulsiva dell’accoglienza pugliese? Come valuti l’attuale abbrutimento della politica e la sua ricerca di livellamento verso i bassi istinti?

Mi sono avvicinata alla politica soprattutto grazie a Nicola Laforgia e Nichi Vendola. Del primo ricordo ancora il suo modello culturale inclusivo grazie al quale sono nate in città esperienze meravigliose molte delle quali continuano ad esistere a distanza di 15 anni. La Primavera Pugliese poi è stato un momento politico che ha cambiato per sempre la nostra regione e la visione che se ne ha a livello mondiale. Laforgia e Vendola sono, per me, due eccellenze umane e culturali di cui avremo sempre bisogno. Attualmente la nostra città e la nostra regione sono difronte ad un’occasione di crescita inedita ed è necessario cogliere questa occasione continuando a rendere i cittadini protagonisti e ad ascoltare le istanze dal basso prima di pontificare visioni calate dall’alto. La destra, soprattutto quella populista, ha fatto breccia sulla mancanza di questa attenzione che si è trasformata in una deriva fascista pericolosa. L’appiattimento e la cattiveria sociale, le diseguaglianze affrontate senza investimenti e senza progetti non portano lontano e non creano futuro o direzioni di marcia di medio-lungo periodo e la dimostrazione è il vergognoso episodio di aggressione fascista vissuto a mezzanotte e un minuto dalla famiglia di Elsa Bertholet e Arturo Scotto a Venezia. Abbiamo il compito di franare questa deriva attraverso il cambio di rotta anche culturale, creando piastre di sostegno dalla responsabilità collettiva.

Assessora tu sei famosa per essere una lettrice di ferro, quali sono i tre libri imprescindibili? E quello che più ti ha emozionata? 

Sono una persona curiosa e la lettura ha sempre cercato di soddisfare questo istinto. Non ci sono libri imprescindibili, ci sono storie, certamente più di tre, la cui scrittura può cambiare completamente la riuscita anche rispetto alla più bella idea narrativa. Sicuramente non sarei la stessa se non avessi letto L’opera struggente di un formidabile genio di Dave Eggers e Lezioni americane di Italo Calvino. Infine ma non alla fine, perché è stato il primo libro da quando ho imparato a leggere, Il piccolo principe di Exupery. Nella lista non possono mancare le letture russe alla cui cima metterei, del genere dei racconti, quelle di Nikolaj Vasil’evič Gogol’. 

Come nasce la tua passione per la letteratura russa?

Tutto inizia grazie al suggerimento involontario da parte di una cugina più grande che prima di me scelse Serbo-Croato. Nonostante l’inutilità professionale che tutta la famiglia lamentava scoprii la possibilità di studiare russo presso la stessa università a Bari che, al contrario, mi ha dimostrato che la difficile grammatica russa, al pari del latino, è molto utile all’esercizio quotidiano del ragionamento a cui si è invitati nel percorso quotidiano. Inoltre, ero curiosa di quanto la letteratura dei grandi classici russi fosse coerente con la traduzione italiana e quanto i tradimenti letterari fossero necessari per interpretare al meglio la volontà di chi scrive, che spesso stride con l’aspettativa di chi legge.

Cosa stai leggendo in questo momento?

Leggo sempre contemporaneamente più libri. 

Ho appena finito di leggere, con il cuore rigonfio di gioia, “Elfi al quinto piano” (Feltrinelli, 2019).

Una grande avventura che permette di riflettere sul valore dell’accoglienza, una storia con tutti gli elementi della magia e della tradizione natalizia a cui si aggiungono per la prima volta elementi rivoluzionari come la famiglia protagonista formata da due mamme e tre bambini. L’autrice, Francesca Cavallo è la coautrice del best seller illustrato sulla libertà femminile “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, editato e tradotto in tutto il mondo e la cui popolarità è evidenziata dal repertorio di imitazioni affannose da parte di quasi ogni editore. “La pelle in cui abito” la bellissima storia di resilienza scritta a quattro mani di Diabate Kader e Giancarlo Visitilli (Laterza, 2019).

Sto leggendo, incuriosita per il nuovo spazio letterario in cui si è cimentato, Cristò Chiapparino con “La meravigliosa lampada di Paolo Lunare” (Terra rossa, 2019) e “La grande cecità” (Neri Pozza, 2019) di Amitav Ghosh. Quest’ultimo è uno dei pochi autori che affronta i cambiamenti climatici sin dal genere romanzo e che si interroga su come reagisce la cultura dinanzi a questo stato di cose, a partire dalle intenzioni degli scrittori o dei registi quando immaginano gli esseri umani del futuro. Gli altri scrittori che parlano di catastrofi ambientali lo fanno attraverso il genere fantasy, ad esempio “Furore” di Steinbeck è una “climate novel” ante litteram che spiega come sia fondamentale l’azione collettiva. I cambiamenti climatici non sono solo un problema economico o tecnologico ma anche culturale, dunque, è compito degli artisti in generale raccontarli. Del saggio La grande cecità mi ha molto colpito infine la ricaduta migratoria ambientale. Non sapevo, ad esempio, che molti immigrati provenienti dal Bangladesh provengono dal piccolissimo distretto del Madaripur, una zona colpita dalle alluvioni nel delta del Gange. Sono i profughi ecologici la cui spinta a muoversi è dettata, non solo dalla guerra e dalla miseria ma dai disastri ambientali.

Che anno sarà il 2020 per Bari?

Parto dal 56° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese pubblicato a dicembre 2019 che dichiara la chiusura di un decennio che “negli spazi vuoti d’iniziativa e di responsabilità collettive, lascia aperta la possibilità di rinnovamento e di nuovo sviluppo”. Prendendo spunto dalla caratteristica paesaggistica pugliese i numerosi festival realizzati in Italia vengono definiti muretti a secco.

Sarà, dunque, un anno di sfide, di realizzazione di tanti muretti a secco quali eventi che valgono come affermazione di identità e di comunità locale, occasione economica come attrazione turistica, luogo di elaborazione di prospettive e di confronto intellettuale, prosceni per la tecnologia, l’innovazione e l’educazione che guardano all’avvicinamento e coinvolgimento della comunità a questi temi, affinché si continui il percorso intrapreso da Antonio Decaro a trasformare Bari nella città europea quale ambisce ad essere. 

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