David 2020, tutte le nomination. In testa “Il Traditore” con 18 candidature

by Nicola Signorile

Un pugno di ottimi film. La grande crescita del cinema italiano, + 22% di presenze e incassi rispetto al 2018. Nessuna presenza femminile nelle categorie miglior regista e miglior regista esordiente, anche se sono 31 le donne candidate (oltre alle dieci attrici). Alcuni dati che emergono dalla fotografia scattata dalle nomination ai David di Donatello, relativi ai film usciti dal 1 gennaio al 31 dicembre 2019.

A dominare nelle scelte dell’Accademia del cinema italiano è Il Traditore di Marco Bellocchio con le sue 18 candidature, a seguire con 15 Il primo re di Matteo Rovere e Pinocchio di Matteo Garrone, poi, staccato, 5 è il numero perfetto di Igort con 9, 6 per Suspiria versione Luca Guadagnino, 4 per la commedia Bangla di Phaim Bhuiyan, Il sindaco del rione Sanità di Mario Martone e La dea fortuna di Ferzan Ozpetek, 3 per Ricordi? di Valerio Mieli e La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi, lucido spaccato dell’infanzia criminale tratto da Roberto Saviano.

Una fotografia dell’esistente”, la definisce la presidente e direttrice artistica dei David, Piera De Tassis che negli ultimi anni sta cercando di dare una svecchiata agli storici “Oscar” nostrani che saranno consegnati il 3 aprile in una prima serata di Rai 1 condotta da Carlo Conti per la quinta volta.  

Dai nomi scelti per il premio più importante, quello al miglior film, si può notare la compresenza di età e generazioni diverse, di generi che fino a poco tempo fa non sarebbero mai entrati nella cinquina finale del maggior riconoscimento italiano (insieme ai Nastri d’Argento), come Il primo re, epica avventura ai tempi della fondazione di Roma.

Accanto al maestro Bellocchio e al suo bellissimo ritratto del mafioso dei due mondi Tommaso Buscetta, troviamo il Pinocchio fantasy di Matteo Garrone, insieme alle pellicole di tre quarantenni come Rovere, Giovannesi e Marcello, cinquina replicata esattamente nelle candidature per la regia.

Cineasti coraggiosi, pronti ad accettare sfide produttive (Il primo re) e artistiche (l’originalissimo Martin Eden), con i piedi ben piantati nel presente e nella new wave della serialità televisiva: Rovere, già produttore della saga Smetto quando voglio, sarà lo showrunner della nuova serie Sky Italia, Romulus; Cupellini, dopo l’ottimo Fiore ha diretto alcuni episodi di Gomorra La serie mentre il casertano Marcello è un importante documentarista (Il passaggio della linea, La bocca del lupo) e ha esordito, nel cinema di finzione, nel 2015, con il gioiellino Bella e perduta.

Nessuna donna anche tra i registi esordienti, categoria che accoglie il romano di origini bengalesi Phaim Bhuiyan per lo spassoso Bangla, prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, nominato anche per la sceneggiatura originale, il fumettista Igort in trasferta cinematografica con la sceneggiata-gangster movie 5 è il numero perfetto, Leonardo D’Agostini per Il campione, una strana amicizia tra un giovane e strafottente calciatore della Roma e l’insegnante assunto per fargli prendere la maturità, l’attore Marco D’Amore, esordiente dietro la macchina da presa con lo spin-off/sequel gomorriano L’immortale e Carlo Sironi che racconta l’incontro tra due solitudini in Sole.

Tra le sceneggiature, oltre ai titoli già citati, spuntano l’ultima pellicola di Ozpetek (scritto con Gianni Romoli e Silvia Ranfagni) e il sorprendente Ricordi? scritto dallo stesso Mieli, poi Il sindaco del rione Sanità, sceneggiatura di Martone e Ippolita Di Majo e La famosa invasione degli orsi in Sicilia, pellicola d’animazione tratta dal romanzo di Dino Buzzati; da notare la doppia candidatura per Maurizio Braucci, autore di Martin Eden e La Paranza dei bambini.

Sei le attrici protagoniste in lizza: sfida tra veterane dei David con la 14a nomination (solo 2 le vittorie) per Valeria Golino, interprete della madre di un figlio autistico in Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores, unica candidatura per il film del regista milanese, Jasmine Trinca alla nona candidatura (una vittoria per Fortunata nel 2018), Valeria Bruni Tedeschi per I villeggianti di cui è anche regista,  giunta alla sesta nomination (e 4 vittorie, l’ultima nel 2017 per La pazza gioia).

Seconda chiamata invece per Lunetta Savino, nell’intenso Rosa di Katja Colja e prima menzione per una delle più promettenti attrici italiane, Linda Caridi in Ricordi?

Un dream team a contendersi il David per il miglior attore protagonista: Pierfrancesco Favino per Il Traditore (6 nomination e un David per Romanzo Criminale), Toni Servillo, sicario vendicativo in 5 è il numero perfetto (nona candidatura e 4 vittorie), Luca Marinelli per il suo Martin Eden in salsa partenopea (terza menzione e un David per Lo chiamavano Jeeg Robot) e il trionfatore dello scorso anno con Sulla mia pelle, Alessandro Borghi, alla sesta nomination; pronto a sovvertire i pronostici, l’ottimo Francesco Di Leva sindaco del rione Sanità, alla seconda candidatura.

I non protagonisti danno l’opportunità di conoscere volti nuovi del cinema italiano, spesso i protagonisti di domani, come Tania Garribba, la vestale Satnei de Il Primo re, la piccola Alida Baldari Calabria, la Fata Turchina bambina nel Pinocchio o la palermitana Maria Amato, nei panni della prima moglie di Buscetta. Più noti i volti di Anna Ferzetti, efficace nel ruolo dell’amica in ansia per la malattia di Marco Giallini in Domani è un altro giorno (curiosità: candidature in famiglia per la coppia Favino-Ferzetti), e di Golino, che bissa la nomination da protagonista con quella per la pupa del killer in 5 è il numero perfetto, doppia nomination come accaduto quest’anno a Scarlett Johansson, agli Oscar.

Il film di Igort regala la quarta nomination a Carlo Buccirosso mentre Stefano Accorsi tocca quota sette con il suo professore stropicciato nel Campione; dovranno vedersela con Roberto Benigni/Geppetto (ultimo David vinto da attore per La vita è bella) e con i due favoriti, entrambi nel Traditore, Fabrizio Ferracane, alla seconda nomination, e Luigi Lo Cascio, premiato nel 2001 per I Cento passi.

Da notare, le candidature per Thom Yorke per le musiche e la canzone Suspirium in Suspiria, che porta a casa anche altre 4 nomination tecniche. Cantautori a confronto con il fresco vincitore di Sanremo Diodato autore di Che  vita meravigliosa (La dea fortuna) e Dario Brunori con Un errore di distrazione, nella colonna sonora di L’ospite di Duccio Chiarini, uno dei film ignorati dall’Accademia del Cinema italiano, insieme a Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri e Il grande spirito di Sergio Rubini, per dirne due.

Il cinema che parla del cinema: molti film celebrativi, forse troppi, tra i documentari considerati: Citizen Rosi di Didi Gnocchi e Carolina Rosi, Fellini fine mai di Eugenio Cappuccio e Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari di Simone Isola e Fausto Trombetta. Completano la cinquina, il geniale La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco e Selfie del cerignolano Agostino Ferrente. Già assegnati il David al film straniero, all’asso pigliatutto Parasite di Bong Joon-Ho, e al miglior cortometraggio, al molfettese Giulio Mastromauro, regista di Inverno, con Giulio Beranek, la storia di Timo, il più piccolo di una comunità greca di giostrai, che affronta un durissimo inverno con la sua famiglia.

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