Ciro Di Marzio non è morto, la storia dell’immortale di Gomorra arriva al cinema

by Nicola Signorile

Dalla televisione al cinema, dal cinema alla televisione. L’immortale di e con Marco D’Amore rappresenta un esperimento unico nel panorama dell’audiovisivo italiano.

Il film, in sala dal 5 dicembre, sarà al tempo stesso un altro capitolo della serie Gomorra che farà da ponte tra la quarta stagione, già andata in onda, e l’attesissima quinta e uno spin-off, un’opera cinematografica a sé stante, che potrà essere apprezzata anche da chi non ha mai seguito le vicende del clan Savastano e del boss interpretato da D’Amore. Un unicum cross-mediale in grado di alzare l’asticella della produzione seriale all’italiana, già indelebilmente segnata dalle quattro stagioni di Gomorra trasmesse da Sky.

Ciro Di Marzio non è morto, ora lo sappiamo. È sopravvissuto anche alla pallottola più amara, quella dell’unico amico, Gennaro Savastano, per il quale si era sacrificato in un estremo gesto di fratellanza nel tragico finale della terza stagione. Si capovolgono le sorti dei due giovani boss rispetto alla spettacolare conclusione della prima: allora fu Ciro Di Marzio a colpire a morte Genny. Un piccolo movimento delle dita rivelò che il boss interpretato da Salvatore Esposito era ancora vivo. Molto invece si è favoleggiato sulle bolle intorno al viso di Marco D’Amore mentre il suo corpo andava a fondo nelle acque del golfo di Napoli.

Tanti dubbi, ma soprattutto molte le speranze dei fan di non perdere un personaggio che “è una vetta insormontabile o un abisso senza fondo, a seconda del punto di vista dal quale lo si osservi”, parola dell’attore casertano che con L’immortale fa il suo esordio alla regia di un lungometraggio, dopo aver diretto il quinto e sesto episodio della quarta stagione di Gomorra.

Ciro non lo uccide nessuno: è sopravvissuto agli agguati, ai tradimenti – subiti e compiuti – alla morte di una figlia, al terremoto del 1980. Proprio da lì viene il suo soprannome. La Campania trema e un neonato urla i suoi primi vagiti. Il film è un continuo dialogo tra l’infanzia solitaria vissuta per strada da un orfano nella Napoli devastata del post-terremoto (Giuseppe Aiello sarà Ciro bambino) e il presente dello spietato boss, sopravvissuto al rendez vous sulla barca di Enzo “Sangue Blu” ed esiliato nell’odierna Riga. In Lettonia, le aspirazioni del protagonista, sempre poco incline a restare nei ranghi, si scontreranno con gli assetti della malavita locale e con la più feroce e potente mafia russa, con cui Ciro ha già avuto il suo bel da fare in passato (ricordate la roulette russa in una notturna Barcellona  ai tempi della “visita” a Salvatore Conte?).

Un altro esilio per una figura continuamente condannata a vivere, a sopravvivere a tutto e a tutti: essere immortale per Ciro Di Marzio non è un dono, bensì una condanna. Già nella terza stagione era fuggito in Bulgaria, impegnato a fare il lavoro sporco per un boss di Sofia. Poi l’incontro con Enzo, nipote di uno dei capi storici della camorra napoletana, lo spinse a tornare a casa.  La fuga dall’Est lasciò dietro di sé una lunga scia di sangue e uno dei migliori episodi di Gomorra. Tra gelide estati sul mar Baltico e i primi furti del piccolo Ciro, L’immortale traghetterà il pubblico nella vita di un essere umano pieno di conflitti, un personaggio che, secondo il suo interprete, possiede “la potenza dei grandi protagonisti della letteratura teatrale come l’Amleto o lo Jago di Shakespeare, il Caligola di Camus”.

Questo è un precedente che ci auguriamo possa sviluppare una nuova via di interazione tra la sala e il salotto di casa”, ha spiegato inoltre D’Amore presentando la pellicola, prodotta da Cattleya con Vision Distribution (in collaborazione con Sky, Timvision e Beta Film) e sceneggiata dallo stesso D’Amore con Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Giulia Forgione e Francesco Ghiaccio (che ha diretto l’attore in Un posto sicuro). Da segnalare, nel cast la presenza del grande attore russo Aleksei Guskov (Il concerto) nei panni di Yuri Dobeshenko.        

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