Golden Globe 2021, tutte le nomination di cinema e serie tv

by Nicola Signorile

Un trampolino di lancio per Oscar ed Emmy. Ma anche la consacrazione per nuove produzioni televisive che domineranno la scena nei prossimi anni. Sono i Golden Globe Awards, assegnati dall’associazione della stampa estera a Hollywood, (Hollywood Foreign Press Association, HFPA) le cui nomination considerano – ricordiamolo – il cinema, con la divisione tra film drammatici e commedia/musical, e il piccolo schermo. Quest’anno sanciscono il definitivo trionfo dello streaming: prosegue lo slittamento di potere, accelerato dalla pandemia, dalle tradizionali major ai colossi digitali che stiamo imparando a conoscere anche in Italia.

In particolare è Netflix a dominare la scena con l’incredibile numero di 42 nomination tra cinema e tv, con in pole position Mank di David Fincher e Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin e show acclamati come La regina degli scacchi  e The crown. Cinque menzioni nelle principali categorie per il prolisso pamphlet sul processo-farsa a un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam accusati di cospirazione, il 28 agosto 1968, in occasione della convention del Partito Democratico.

Doppia nomination per Sacha Baron Cohen, non protagonista nel film di Sorkin e assoluto mattatore del sequel di Borat, nella cinquina delle migliori commedie (nomination anche per l’attrice Maria Bakalova). Candidatura multipla anche per la nuova diva Anya Taylor-Joy, nominata per il ruolo di prodigio degli scacchi e per la sua eroina romantica in Emma di Autumn De Wilde e per il premio Oscar Olivia Colman, nel dramma The Father e per la sua Elisabetta II in The Crown. A superare l’opera di Sorkin per candidature c’è solo David Fincher e il suo atto d’amore per la vecchia Hollywood: Mank ottiene sei nomination, oltre a film, regia e sceneggiatura, viene riconosciuto il valore dello score di  Trent Reznor e Atticus Ross (nominati anche per il cartoon Soul) e delle grandi performance di Gary Oldman nel ruolo dello sceneggiatore di Quarto potere Herman J. Mankiewicz e di Amanda Seyfried in quello dell’attrice Marion Davies.

A sfidare Mank e Il processo ai Chicago 7 nella categoria film drammatico saranno The Father di Florian Zeller (che sarà distribuito in Italia da Bim),  nominato anche per la sceneggiatura e per il protagonista Anthony Hopkins; il Leone d’Oro a Venezia, Nomadland  di Chloé Zhao (in lizza anche per lo script e per la prova di Frances McDormand) e, a sorpresa, Una donna promettente, che porta nomination per regia e sceneggiatura all’esordiente Emerald Fennell e all’attrice Carey Mulligan.

Per molti versi, pronostici rispettati. Ma non sono mancate le sorprese. Dopo le critiche subite negli ultimi anni per le esclusioni celebri di donne alla regia, per la prima volta nella storia, la HFPA sceglie ben tre registe: le già citate Zhao e Fennell fanno compagnia a Regina King (il suo Quella notte a Miami… deve “accontentarsi” delle nomination alla canzone e all’attore Leslie Odom Jr che nel film presta il volto a Sam Cooke). Prima di loro erano state solo cinque in 70 anni le registe nominate: Barbra Streisand, Jane Campion, Sofia Coppola, Kathryn Bigelow e Ava DuVernay. Inoltre, Zhao e King sono la prima donna di origine asiatica e la seconda donna nera ad essere nominate come miglior regista.

Grande lotta nelle categorie attoriali con i “giovani” Riz Ahmed (Sound of Metal) e Tahar Rahim (The Mauritanian), la candidatura postuma per Chadwick Boseman (Ma Rainey’s Black Bottom) e i grandi vecchi Anthony Hopkins e Gary Oldman; da parte femminile, Viola Davis e Frances McDormand sfidano la strepitosa Vanessa Kirby di Pieces of a woman.

Pronostici falliti per la brillante Meryl Streep di The Prom (che è tra le migliori commedie/musical nonostante l’accoglienza non esaltante ricevuta) e il potente Delroy Lindo di Da 5 bloods di Spike Lee. Ci riprovano Glenn Close (Elegia americana), Jodie Foster, avvocato difensore di un prigioniero a Guantanamo in The Mauritanian e Michelle Pfeiffer (French Exit) mentre Kate Hudson è una delle più grandi sorprese, nominata per Music, prima volta alla regia per la popstar Sia. Citazione d’obbligo per Bill Murray, gallerista playboy in On the rocks di Sofia Coppola.

 L’Italia ci mette più di uno zampino con due menzioni per La vita davanti a sé (The life ahead): non ce la fa Sophia Loren, ma il film targato Netlfix, girato a Bari da Edoardo Ponti, porta la nomination a Laura Pausini per la canzone originale Io sì (Seen) ed entra nella cinquina dei migliori film in lingua straniera. Categoria in cui se la vedrà col francese Two of us (Due), film d’esordio di un altro italiano, Filippo Meneghetti (scelto per rappresentare la Francia nella corsa all’Oscar), col trionfatore degli European Film Award, il danese Un altro giro di Thomas VIntenberg e con Minari di Lee Isaac Chung, già Gran Premio della Giuria e Premio del pubblico al Sundance.

Capitolo serie. Panorama ancora dominato da Netflix, ma con citazioni anche per Hulu, Amazon Prime Video, Apple TV, HBO e Disney Plus. The Crown guida la categoria con sei nomination. Il sontuoso dramma storico che racconta la vita privata di Elisabetta II e della sua famiglia, oltre alla candidatura come miglior serie drammatica, vede il suo intero cast in nomination (Olivia Colman, Emma Corrin, Josh O’Connor, Gillian Anderson e Helena Bonham Carter). Stessa sorte tocca all’appassionante noir Ozark, tra le migliori serie drammatiche e in corsa con i suoi interpreti Jason Bateman, Laura Linney e Julia Garner.

A disputare lo scettro del comando a The Crown ci saranno anche The Mandalorian, dall’universo Star Wars, l’horror Lovecraft Country, partorito  dalle fervide menti di Jordan Peele e J.J. Abrams e, inaspettatamente, Ratched, poco apprezzato dalla critica, ma forte del potere della factory Ryan Murphy che incassa nomination per l’attrice feticcio Sarah Paulson, per Cynthia Nixon e per lo squallido agente impersonato da Jim Parson in Hollywood. Stupisce ancor più la presenza dello show di Murphy, se si considerano le colpevoli omissioni (parziale) di Better call saul – con una quinta stagione che rasenta la perfezione – considerata solo per il suo protagonista Bob Odenkirk e (totale) di Whe are who we are di Luca Guadagnino.

Molte le serie considerate dalla Hfpa ancora inedite in Italia, dalla sitcom canadese Schitt’s Creek arrivata alla sesta stagione (ben 5 nomination) a The Flight Attendant, (prossimamente su Sky), crime comedy con l’amatissima Kaley Cuoco di The Big Bang Theory; accanto a loro, tra le migliori commedie televisive la satira in costume targata Hulu, The Great, lo spassoso Ted Lasso (Apple tv)su un allenatore di football americano che si trasferisce in Inghilterra ad allenare una squadra di calcio inglese e il patinato Emily in Paris  con Lily Collins. Le nomination ai Golden Globe sono anche un ghiotto promemoria per gli show da recuperare, molti dei quali poco conosciuti  dalle nostre parti. La cinquina delle miniserie accosta per esempio produzioni che hanno spopolato come The Undoing e le due Netflix Unorthodox (nominata anche la brava protagonista Shira Haas) e La regina di scacchi a Small Axe, show antologico inglese, firmato Steve McQueen, su personaggi ed eventi storici della comunità afro-britannica di Londra tra gli anni sessanta e ottanta. Se ne parla un gran bene così come di Normal People (disponibile su Stazplay), la storia ambientata in Irlanda di due ragazzi, Marianne e Connelle, della loro tormentata love story, tratta dal romanzo di bestseller di Sally Rooney.

Trionfo per il cast di The Undoing con Nicole Kidman (bello il duello con Cate Blanchett, nominata per la sua attivista conservatrice madre di sei figli in Mrs America, disponibile su Timvision), Hugh Grant e Donald Sutherland a guidare le rispettive categorie. Menzioni per altre serie assolutamente da consigliare come il Perry Mason (su Sky) tormentato di Matthew Rhys che vale all’attore gallese la candidatura come miglior protagonista di una serie drammatica, dove dovrà vedersela anche con il cacciatore di nazisti Al Pacino di Hunters (su Amazon). Per proseguire con la divertente epopea abolizionista The Good Lord Bird guidata dall’attivista ammazza-schiavisti John Brown/Ethan Hawke, lo struggente Un volto, due destini – I know this much is true con un monumentale Mark Ruffalo in doppio ruolo gemellare e l’impressionante faccia a faccia tra Jeff Daniels e Brendan Gleeson (entrambi candidati) di Sfida al Presidente – The Comey Rule, sul complicato rapporto fra Donald Trump e l’ex direttore dell’FBI James Comey; tre produzioni disponibili su Sky e Now tv, come lo sarà dal 24 febbraio Your Honor, legal thriller con Bryan Cranston. Serata di premiazioni a distanza, il 28 febbraio in diretta su Nbc, condotta dalle veterane dei Golden Globe, le attrici comiche Tina Fey e Amy Poehler per la prima volta alle prese con una cerimonia senza star in presenza. 

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