La peste, che percepiamo come presenza ingombrante in questo preciso frammento storico, per Lipperini si trasforma in una metafora stratificata capace di comprendere tematiche diverse. Nel mezzo, spaventosamente, ci siamo solo noi: con la paura dell’altro, la presunzione sull’altro, la capacità di chiuderci a chi non riconosciamo integro, finito. bonculture ha intervistato Loredana Lipperini
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LibriQuale dolce mela
“La peste” di Albert Camus: la voce di chi prima di noi ha scritto la paura
by Paola Mannoby Paola MannoLa peste, secondo Camus, è un continuo ricominciare. Di fronte al male l’unica cosa è il fare. Con la testa, con il cuore, un cuore forte che serve a ricominciare ogni giorno, per sopportare le venti ore quotidiane in cui Rieux vede morire uomini che erano fatti per vivere.