Crisi olivicola, aumenta l’olio bloccato nei frantoi pugliesi. Cusmai: “Non possiamo competere con i prezzi spagnoli e tunisini”

by Antonella Soccio

Dappertutto in Italia si susseguono convegni ed incontri agricoli sulla crisi olivicola. I prezzi dell’olio sono in picchiata, per il produttore non superano i 3 euro al litro.

Aumentano le giacenze di olio extravergine di oltre il 40%, con oltre 900 frantoi attivi in Puglia, dove l’olivicoltura rappresenta circa il 32% della superficie olivetata nazionale, con 383.000 ettari coltivati.  

800.000,00 euro a prezzi di mercato, a tanto ammonta il valore dell’olio di oliva “bloccato” nei frantoi di Vico del Gargano. “Tanti soldi per una comunità piccola come la nostra, tanti soldi che oggi non sono nel circuito economico del nostro paese. Ecco perché questa crisi olivicola è un problema economico, sociale e politico di tutti noi”, ha rilevato il dirigente di Coldiretti Guido Cusmai, trasformatore e imbottigliatore di olio con la sua azienda.

Il vichese Guido Cusmai

Appuntamento per domani alle 18.30 presso la sala consiliare di Vico del Gargano. Noi di bonculture lo abbiamo raggiunto prima per capire l’entità del fenomeno e della crisi generata da una distorsione dell’ultimo mese di raccolta.

“Il caldo non ha aiutato, il vento ha buttato il prodotto a terra, abbiamo avuto tante olive a terra, si fanno miracoli per produrre qualità, ma l’olio è bloccato da prezzi vergognosi- spiega il giovane olivicoltore vichese- Sicuramente ci sono produzioni importanti che vengono importate dall’estero, da Spagna e Tunisia, che sono la causa dell’abbassamento dei prezzi, ma per noi subire questo ricatto è impossibile. A parità di prodotto indubbiamente raccogliere le olive in territori come il Gargano comporta dei costi doppi, le zone sono impervie. Il nostro prodotto ha delle qualità organolettiche nettamente superiori alle olive degli impianti intensivi spagnoli e tunisini. Non possiamo competere con i prezzi praticati nel mondo intero. Tale discrepanza ricade sulle aziende agricole, ma anche sui braccianti e su tutto il sistema: il problema è sociale, ricade sulla comunità, perché ci sono braccianti che vedranno ridotta la loro capacità lavorativa, per l’impossibilità degli imprenditori di investire e di programmare la campagna successiva. Il prodotto è stato raccolto, trasformato in olio ed è fermo: a Vico non era mai successo. I piccoli agricoltori hanno venduto, c’è chi produce per consumo familiare e per la propria rete di amicizie, c’è chi riesce a commercializzare, c’è chi va a destinare solo all’ingrosso. Ma è proprio l’ingrosso l’anello debole del sistema. Ad oggi si paga 3 euro al litro, quando invece il costo di un prodotto senza valore aggiunto non può scendere sotto i 10 euro a litro nell’economia reale”.

Guido Cusmai molisce e vende il suo olio, in un canale di commercializzazione. Molti colleghi si “salvano” grazie al circuito Coldiretti di Campagna Amica, che ha dato motivazione a molti sul Km Zero. Oggi si chiede un intervento serio sull’etichettatura e una regolamentazione dei mercati.

“Sono un medio imprenditore, dopo la raccolta devo affrontare le scadenze contributive, la potatura, la concimazione, ad oggi non mi sento nella condizione di investire nelle mie campagne, noi non siamo qui a chiedere un aiuto economico, Vico dispone di questi quintali, non vogliamo il contentino, vogliamo sbloccare il mercato, non possiamo assistere inermi a chi importa prodotto a 200 euro al quintale dalla Spagna. Con tali prezzi l’imbottigliatore quale interesse ha a comprare il prodotto in Puglia per scrivere made in Italy?”, si chiede in chiosa.

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