Ferragni-De Lellis, l’instagram generation al potere

by Claudio Botta

Un film-evento visto in tre giorni da 160mila spettatori nelle sale, che ha incassato un milione e seicentomila euro (prima della diffusione su una piattaforma digitale), e che era stato presentato con enorme clamore all’ultima ‘Mostra internazionale d’ arte cinematografica’ (le parole sono importanti, cit. Nanni Moretti). Un libro di 160 pagine edito da Mondadori Electa con una tiratura iniziale di 200mila copie, polverizzata in prevendita e poi vendita online, nelle librerie, nei centri commerciali. Il successo di Chiara Ferragni e Giulia De Lellis segna l’ennesimo punto di non ritorno della società contemporanea, non solo in Italia, con l’apparizione su tappeto rosso e un fuoco mediatico imbarazzante delle stars di Instagram – il social che ha mandato Facebook in soffitta- in ambiti finora apparentemente off limits, almeno per loro. 


La notizia dell’arrivo del docu-film autobiografico della bionda ex blogger e oggi imprenditrice digitale, 17 milioni e 400mila followers su IG, aveva destato curiosità ma soprattutto perplessità. Così come la passerella veneziana, nella stessa manifestazione dove sono apparsi divi veri (da Brad Pitt a Leonardo Di Caprio, da Jude Law a Johnny Depp, da Meryl Streep a Scarlett Johansson). Ma il riscontro ottenuto ha rappresentato l’ennesima sfida vinta da una ragazza che, attraverso un’intuizione condivisa  con il suo ex fidanzato e socio in affari Riccardo Pozzoli, partita da foto amatoriali dieci anni fa ha percorso a velocità folle per prima la prateria aperta da Instagram, step dopo step. E da semplici post per pubblicizzare outfit e brand minori è diventata modella e imprenditrice, vertice di un team sempre più articolato e a sua volta brand di se stessa.

Ha inventato la figura dell’influencer, Chiara Ferragni, oggi strapagata e contesissima per indossare capi da sogno di icone planetarie del fashion style, per assistere in prima fila a una sfilata tra Milano, Parigi, New York, per apparire come testimonial in campagne di importanti multinazionali. La love story con Fedez, quotidianamente condivisa h24, il confine tra il reale e il reality sempre più labile, la proposta di matrimonio all’Arena di Verona, le nozze trasformate nell’ennesimo business dal considerevole indotto, il figlio Leone diventato il royal baby nazionale: mancavano il mondo del cinema e dello spettacolo, per ulteriori scalate. ‘Chiara Ferragni: Unposted’ ha rappresentato così la bandierina piantata sulla prima vetta. Il festival di Sanremo, l’evento nazional-popolare sacro, può diventare la seconda, su quella ancora più alta, ancora secondo i rumors sempre più insistenti sulla prossima edizione. 

Mentre tante/i continueranno a chiedersi “Ma chi è, cosa fa esattamente Chiara Ferragni?”, e la risposta sarebbe “Soldi, Money”. Anche con lezioni di make-up a migliaia di tante che sognano di essere lei, a cifre che impone lei al mercato, dettate dalla sempre maggiore e spregiudicata consapevolezza dell’importanza e del culto dell’immagine al tempo dei social. 

Giulia De Lellis, 23enne di Ostia, è invece il caso editoriale del momento. È apparsa in tv nel programma Uomini&Donne di Maria De Filippi, corteggiatrice e poi fidanzata per due anni del ‘tronista’ Andrea Damante. Da lì lo sbarco su Instagram e i 4 milioni e 200mila followers attuali, la partecipazione al Grande Fratello Vip e l’agghiacciante ammissione che “in una libreria mi sento male, non ho mai letto un libro in vita mia”. Due anni dopo il suo nome è sulla copertina di “Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza”, firmato da lei e dalla writer Stella Pulpo, racconto della scoperta dei tradimenti del suo ex. Un libro-accessorio, secondo una remota, felice definizione di Alessandro Baricco: un semplice veicolo per far parlare di sé, per rilasciare interviste, per i firmacopie e le foto in presìdi della grande distribuzione, alternativa alla semplice comparsata in un locale.

Il contenuto e la qualità non hanno alcuna importanza, sapendo di poter contare a prescindere su uno zoccolo duro di fedelissime/i. Uno scandalo? Forse, ma quanti libri di calciatori, di personaggi televisivi (non solo biografie ma addirittura romanzi), di ricette e amenità varie sono stati pubblicati puntando semplicemente sulla notorietà del presunto talento letterario? Prodotti usa e getta, che con la cultura c’entrano pochissimo ma fotografano comunque un presente in continuo mutamento e la generazione millennial e quella dei loro genitori/fratelli/sorelle maggiori.

Anche se la gallina dalle uova d’oro, lnstagram, ha appena eliminato anche in Italia il conteggio complessivo dei like sotto ogni post: potrebbe tradursi in una catastrofe per l’esercito di influencer che contano sul loro seguito per trasformarsi in testimonial/venditrici di qualunque cosa, e segnare il ritorno a pubblicità più tradizionali da parte delle aziende. Ma anche uno stimolo a cercare contenuti, oltre foto, video, storie da condividere galleggiando però sempre in superficie, piatta e scontata.

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