Autismo, abbracciata collettiva e metodo TMA: quando l’acqua annulla le distanze

by Germana Zappatore

Si chiama ‘Abbracciata collettiva’. È una maratona in acqua di 30 ore che dal 2016 mette insieme in diverse città italiane i bambini che convivono con disabilità e in particolare con l’autismo e i disturbi mentali gravi, le loro famiglie e chiunque voglia conoscere il loro mondo e accorciare le distanze con il proprio.

A idearla sono stati due psicologi e psicoterapeuti esperti di autismo, Giovanni Caputo e Giovanni Ippolito. Sono gli stessi che hanno ideato la Terapia Multisistemica in acqua, quella che utilizza l’acqua come attivatore emozionale e sensoriale (oltre che motorio) capace di spingere il soggetto con disturbi della comunicazione, relazione, autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo ad una “relazione significativa”. Insomma, in acqua si annullano le distanze.

“L’abbracciata collettiva – ha spiegato a noi di BonCulture il dottor Ippolito – è nata per creare intorno all’acqua un momento di condivisione. La nostra Terapia ha mostrato quanto sia efficace questo elemento nel processo di attivazione delle emozioni, della socialità e di conseguenza della comunicazione: i ragazzi, anche se hanno difficoltà nelle relazioni, in acqua cercano l’altro o per trovare un punto d’appoggio che li ‘salvi’ o semplicemente per giocare. Insomma, in acqua si viene a creare un rapporto. E allora perché non usare questa intuizione per avvicinare ai nostri ragazzi non soltanto gli operatori e le famiglie, ma anche la gente comune?”.

E così, lo scorso weekend, nelle piscine di mezza Italia (a Foggia la maratona si tiene al ‘Mirage Village’ fin dalla sua prima edizione) tantissimi bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico si sono incontrati con gli operatori TMA (sono circa mille in tutta Italia), con cuginetti, amichetti e persone che volevano più semplicemente ridurre la distanza fra i due mondi, per nuotare, schizzare, giocare, fare bolle a pelo d’acqua. Spesso il tutto fra abbracci e baci affettuosi.

Una vera e propria sorpresa per noi ‘profani’ della materia abituati a pensare i bambini che soffrono di autismo come creature che respingono qualsiasi contatto fisico. Una sorpresa che è, in realtà, il frutto di una geniale intuizione arrivata quasi trenta anni fa e affinata grazie ad oltre 20 anni di lavoro.

“Nel 1991 – ha raccontato il dottor Ippolito – ero un istruttore di nuoto per disabili. Mi affidarono un bambino autistico che mi seguiva con grandissima difficoltà ma che in acqua mi cercava. Da quella osservazione è iniziato un percorso che ho costruito insieme al dottor Caputo e che ha avuto il suo punto di forza nel fatto che alla teoria potevano affiancare l’esperienza pratica quotidiana. In questo modo siamo riusciti a creare un modello efficace e replicabile”.   

E a ribadire ulteriormente l’efficacia della TMA è stata anche una ricerca del 2018 pubblicata sul ‘Journal of Autism and Developmental Disorders’ una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali per l’autismo (la ricerca si intitola ‘Effectiveness of a Multisystem Aquatic Therapy for Children with Autism Spectrum Disorders. Caputo et al.’). Lo studio, infatti, ha confermato che “i bambini sottoposti alla TMA metodo Caputo-Ippolito hanno mostrato miglioramenti significativi nell’adattamento funzionale, nella espressione delle emozioni, nella capacità di adattamento ai cambiamenti e nel livello di attività generale”.

Piccoli grandi traguardi che regalano gioia alle famiglie, ma anche agli stessi operatori: “Essere parte di questo percorso di superamento delle difficoltà – ha spiegato il dottor Ippolito – mi ha sempre reso felice ed è ciò che mi spinge a continuare questo percorso anche se a volte è molto complicato”.

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