“La tomba del tessitore”: le storie di O’Kelly sono irlandesi, così dannatamente, tipicamente, precisamente irlandesi

by Francesco Berlingieri

Seumas O’Kelly
La tomba del tessitore
(Quodlibet, 99 pagine, 12 euro)

Il 14 novembre del 1918, Seumas O’Kelly ha trentanove anni ed è a Dublino, alla sua scrivania, nella sede di Nationality, rivista indipendentista che dirige al posto di Arthur Griffith, momentaneamente agli arresti. La Prima Guerra Mondiale è appena finita e, proprio per festeggiare il lieto evento, un gruppo di soldati britannici, euforici ed ubriachi, decide di far irruzione nella redazione semideserta e di devastarla in oltraggio al sentimento di libertà degli irlandesi.

Seumas O’Kelly si trova così ad opporsi, con un bastone da passeggio, alla furia degli inglesi.

Muore per un’emorragia cerebrale e diventa un martire, l’ennesimo, della lunga e tormentata storia di Erin. Muore da eroe e questo, paradossalmente, finisce per offuscarne il talento artistico.

Ne fa il campione dello Sinn Fein e il “genio più trascurato d’Irlanda”.
Qualche anno fa, la Quodlibet di Macerata, ha meritoriamente deciso di far conoscere a noialtri la verve letteraria di O’Kelly. E lo ha fatto spiattellandoci sotto il naso un suo racconto breve – La tomba del tessitore – nella vivida veste della folgorante traduzione di Daniele Benati. 

E il risultato, ancora oggi, è sorprendente.
Perché queste sono storie irlandesi, così dannatamente, tipicamente, precisamente irlandesi, da risultare immediatamente universali. La premessa è semplice: il cimitero di Cloon na Morav è diverso da tutti gli altri camposanti. È un luogo antico, e l’antichità lo sacralizza, affidandolo alla cura e alla custodia di un ristretto numero di eletti, i rappresentanti dei clan più nobili e meritevoli. Soltanto loro potranno trovare riposo nella terra del Cloon na Morav. Gli altri, tutti gli altri, vadano pure a riposare nei cimiteri moderni!

Alla morte del tessitore la vedova, la sua quarta moglie, non può far altro che ricorrere alla competenza degli ultimi sopravvissuti, che ormai cominciano pericolosamente a scarseggiare. Deve individuare con precisione il luogo designato alla sepoltura. Per non rischiare che l’anima del defunto possa infestare le sue notti con la propria inquietudine. Così, la ricerca dell’ultima dimora del tessitore diventa la causa scatenante dello scontro titanico tra due anziani, che vagano tra le lapidi disseminando il campo di storie dimenticate, episodi, memorie, in un duello all’ultima evidenza che è poi il motivo stesso del loro incaponirsi ad esistere.

È come se la ragion d’essere di due vite consumate dal tempo riemergesse, lampante, proprio nel bel mezzo di un cimitero. Con i ricordi a fare da stella polare di una ricerca grottesca e magnifica. Perché la morte non è niente, la tumulazione meno di niente. Eppure, per la dignità di una zolla a Cloon na Morav, ci si batte. A colpi di storie. Che sanno d’Irlanda. E fanno somigliare l’Irlanda ad ogni nostro paese. Ed ogni nostro paese al resto del mondo.

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