“L’Italia degli intrighi”: Fabio Isman, da archeologo della notizia, porta alla luce i frammenti della Repubblica

by redazione

Il giornalista è principalmente un divulgatore, che presuppone però un’altra condizione: quella del ricercatore.

Fabio Isman, che, tra l’altro, i lettori di Capitanata hanno imparato a conoscere anche per i suoi articoli sui Grifoni di Ascoli Satriano, è un giornalista che, in epoche di social e fake news, non tradisce la ricerca e ci abitua a una scrittura chiara e vivace, così da apprezzare e ricordare quanto scrive.

Il suo “L’Italia degli intrighi” (Il Mulino, pp.160 12€) è un compendio di cosa significhi essere giornalista, seguendo un solco caro a Joseph Pulitzer: avere accortezza. Scrivere con garbo, precisione delle parole, accompagnando il lettore in un percorso che non ha una meta prestabilita, ma lo conduce ad avere consapevolezza del panorama che lo circonda, in modo da “essere guidato dalla sua luce”.

Per me, romantico della professione, le sue pagine sono di grande suggestione e lasciano tracce profonde, alimentando la tenacia ad essere un giornalista pur avendo orizzonti sempre più ristretti e condizioni sempre più precarie.

Il libro di Isman è una guida in un museo animato da tanti personaggi, non tutti limpidi, molti dei quali hanno avuto in mano le sorti del Paese, muovendosi nelle tante zone grigie che hanno accompagnato la storia della repubblica italiana dalla fine degli anni sessanta alle porte del terzo millennio.

C’è piazza Fontana, dove per anni ha un negozio Delio Zorzi, terrorista  e commentatore sulle colonne de Il Popolo, il giornale democristiano, lo stesso partito che fu beneficiario di due miliardi di lire, “elargiti” dalla banca di Michele Sindona.

C’è piazza della Loggia, la strage di Bologna, ma anche la P2 e Gladio. Ci sono anche le Brigate Rosse di Curcio e Franceschini e quelle di Mario Moretti, che presero una strada diversa dalle origini. Origini ben note agli investigatori, visto che i carabinieri avevano le targhe e i nomi di tutti i partecipanti al primo “raduno” brigatista, ma stranamente nessuno intervenne, anzi qualche tempo dopo il nucleo investigativo al comando del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa verrà anche sciolto.

C’è il sequestro di Aldo Moro e la strana coincidenza di una esercitazione Gladio, finalizzata al trasporto nel baule di un’auto di un sequestrato per le strade di Roma destinazione Cerveteri; auto che non sarà mai controllata, nonostante i numerosissimi posti di blocco nella Città Eterna, sconvolta in quel giorno dalle rivelazioni sullo scandalo Lockheed, finito anche nel memoriale dal “carcere del popolo” del presidente Dc, che qualcuno voleva dietro la pubblicazione sui giornali di alcune notizie riservate.

E c’è anche la P2, la loggia massonica di Licio Gelli, che, oltre al suo passato tra i legionari in Spagna, nascondeva anche lingotti d’oro nei vasi della sua Villa Wanda, che uno Stato pelandrone non è mai risuscito a sequestrare. Una loggia che aveva tra i suoi iscritti i vertici dei servizi segreti e possedeva il più grande giornale d’Italia, finito così alle pezze, che Alberto Cavallari, direttore dal 1981 al 1984 del quotidiano di via Solferino, dovrà firmare un assegno personale per consentire la stampa del giornale. Evidente che la massoneria di Gelli era fuffa rispetto a quella americana, che aveva portato l’astronauta Buzz Aldrin, il secondo uomo a mettere piede sulla Luna dopo Neil Armostrong, a depositare sul suolo lunare il compasso dei liberi muratori.

C’è anche la storia di Silvano Rossomunno, il più bravo detective italiano secondo Cossiga, mai iscritto alla P2, forse per questo finito in galera, e che viveva nell’assoluta clandestinità, fino a “eclissarsi”, ormai vecchio e affaticato, sulle sponde della laguna del Po, pescando pesci che liberava e ributtava in acqua.

Isman è un archeologo della notizia. Scava, porta alla luce reperti, confronta frammenti, rimette insieme cocci nel tentativo di dare vita a quello che non è più vivo, ma che continua a incidere nella carne della nostra Repubblica: quella fatta di intrighi e bugie, dette e confezionate soprattutto dai servitori dello Stato.

Maurizio Tardio

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