Giulietta, Ofelia e le altre eroine shakespeariane pensano, parlano e scelgono chi amare. Sono le “Maestre d’amore” di Nadia Fusini

by redazione

Il saggio di Nadia Fusini, Maestre d’amore, ci rivela il volto rivoluzionario di Shakespeare, intellettuale modernissimo, capace di spingersi molto al di là del proprio tempo.

Le donne shakespeariane analizzate dall’autrice, si pongono infatti in netto contrasto con lo stereotipo femminile ancora ampiamente diffuso nella letteratura d’età moderna. Giulietta, Desdemona, Cleopatra pensano, parlano, amano, e soprattutto scelgono chi amare. Questa è un’enorme novità in un’epoca dominata ancora dal modello culturale stilnovistico, quello in cui Beatrice o le donne guinizzelliane erano angelicate, lontane, irraggiungibili, strumenti di elevazione spirituale, passivi oggetti di contemplazione.

Nei casi in cui, d’altra parte, le donne amavano con ardore e passione, la condanna atroce dell’Inferno non tardava a farsi sentire: amor condusse noi ad una morte è il noto verso dantesco che sintetizza l’infelice vicenda di Francesca da Rimini, la sua appassionata storia con Paolo, il doloroso passo che segnò la sua eterna dannazione.

E invece – osserva Nadia Fusini – Shakespeare attraverso le prospettive di Desdemona, Giulietta, Ofelia, Caterina, ci dimostra che non ci sono solo amori fatti di sospiri e lodi, non c’è solo l’inafferrabile amore di lontano, come lo definirebbe Jaufré Rudel e chiarisce – con libertà espressiva inaspettata – che non c’è condanna se i sensi fremono. Esistono corpi, desideri e passioni. Le shakespeariane Maestre d’amore con le loro storie testimoniano che ha un lato materiale, l’amore. È di questo che il corpo gode, scrive l’autrice.

Le donne shakespaeriane hanno temperamento, sono energiche e possiedono una forza audace per il loro tempo: la parola. Per esempio, Desdemona ama il Moro e davanti al Doge con frasi nette e decise dichiara la profondità dei propri sentimenti: i valori che contano, lei spiega, non sono certo la fortuna e la ricchezza o il colore della pelle. Lei di Otello ama l’anima e la vuole.

Ciò che sorprende di queste figure femminili è il coraggio della voluntas, il loro free will, la libertà di scelta, la consapevolezza nell’operare le scelte. Nadia Fusini le descrive come persone libere, che parlano d’amore perché ne sanno più degli uomini e perciò possono essere maestre d’amore: hanno intelletto d’amore, scrive Nadia Fusini citando Dante, e possiedono un’acuta forza di penetrazione nell’animo umano, una qualità che supera di gran lunga tutti i narcisismi performativi in cui si perdono i “maschi” orgogliosi della loro natura virile.

Si tratta di donne sprezzanti del pericolo: Cleopatra, l’eroina dark, seduttrice, famme fatale, grande nella vita e nella politica, è nello stesso tempo capace di prepararsi anche alla morte, perché bisogna saper vivere, ma si deve anche saper morire, stoicamente, con coraggio e dignità, nota Nadia Fusini.

Il dato particolarmente interessante di Maestre d’amore è l’abilità con cui l’autrice riesce a cogliere i tratti più trasgressivi delle eroine shakespeariane: persone consapevoli del loro eros, persino disinibite. Giulietta non teme di dire I joy in thee, espressione che indica il godere del piacere condiviso. Non è affatto coy, timida e vereconda, come le donne per tradizione avevano l’obbligo di mostrarsi, in conseguenza del dominio culturale cristiano o per le norme del secolare mos maiorum ormai da loro interiorizzato e socialmente cristallizzato in uno statuto che faceva della castitas, della pudicitia e del silenzio le virtù femminili d’eccellenza. Giulietta al contrario, con notevole anticipo rispetto al cammino della Storia, è soggetto attivo del proprio piacere, dei propri desideri, delle proprie scelte.

E, soprattutto, Giulietta parla con Romeo. Questa è la rivoluzione più significativa che Nadia Fusini spiega con l’occhio attento all’età elisabettiana, ma pure con lo sguardo rivolto al nostro tempo. Noi viviamo in un’epoca di incomunicabilità profonda: lo dimostrano chiaramente Gli amanti di Magritte, separati da un drappo bianco che copre i loro volti e impedisce l’intimità facendo da barriera divisiva. Oppure, immersi in un mondo sempre più vorticoso, siamo attori di un eros consumato distrattamente, velocemente, senza emozione, senza spazio per le parole. Shakespeare ci fa capire, invece, che “fare” l’amore è prima di tutto “parlare” d’amore: perché l’amore, più che un’azione, è un discorso, osserva Nadia Fusini. E le donne hanno un linguaggio incisivo. Non è un caso, infatti, se Socrate, il maestro della parola, sull’amore lascia parlare una donna, Diotima.

Maestre d’amore è un libro \propositivo, è un testo accuratissimo sul teatro shakespeariano, ma è soprattutto un atto d’amore per la letteratura, quella forza che riesce a disegnare mondi diversi, la dimensione del possibile che rende meno asfittica la vita.

Diceva Gilles Deleuze: un po’ di possibile altrimenti soffoco! Nadia Fusini consegna ai suoi lettori proprio questo messaggio: la letteratura è ossigeno vitale.

Teresa D’Errico

Nadia Fusini, MAESTRE D’AMORE. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre, ed. Einaudi

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