“Il diario di Bridget Jones”, il primo romanzo di Helen Fielding divenuto un fenomeno letterario

by Marianna Dell'Aquila

Sono già 25 anni dall’uscita de Il diario di Bridget Jones, il primo libro di Helen Fielding da cui è stato tratto l’omonimo e famosissimo film con Renée Zellweger nei panni della maldestra e divertentissima protagonista.

L’idea del romanzo è nata, esattamente come già accaduto con il popolarissimo Sex and the city, da una rubrica che l’autrice pubblicava ogni settimana su due riviste britanniche, The daily telegaph e The indipendent e in cui, attraverso il personaggio di Bridget Jones, prendeva di mira gli stereotipi e la parte più ben pensate dell’alta borghesia britannica. Pubblicato nel 1995, al primo romanzo sono seguiti Che pasticcio Bridget Jones! nel 1999 e Bridget Jones, un amore di ragazzo nel 2001. Da tutti e tre i capitoli sono stati tratti i popolarissimi film con Renée Rellweger (che ottenne la candidatura all’Oscar per il ruolo da protagonista), Colin Firth e Hugh Grant rispettivamente nei panni di Mark e di Daniel.

Bridget ha circa 30 anni, non è particolarmente bella e ha qualche chilo di troppo. La madre vorrebbe vederla sistemata prima che diventi zitella, mentre gli amici di Londra sono la sua vera famiglia. Non c’è occasione, nella vita privata e professionale, in cui non metta in mostra tutta la sua goffaggine. Bridget scrive un diario in cui annota quasi quotidianamente i buoni propositi (spesso falliti) di fare la dieta e di bere di meno, il suo peso, le calorie assunte e le sigarette fumate, il numero di pensieri negativi fatti nella giornata e le sue tribolazioni d’amore. Bridget infatti ha una relazione con il suo collega Daniel Cleaver, ma è fortemente attratta da Mark Darcy, un avvocato conosciuto il giorno di Capodanno a casa della madre.

Il libro della Fielding ha contribuito in modo determinante alla nascita del cosiddetto “chick lit” (genere letterario nato a metà degli anni ’90 in cui, con toni umoristici, venivano raccontate le avventure di donne single e in carriera), ma soprattutto ha contribuito alla diffusione di un altro tipo di immagine femminile rispetto a quella predominante in quegli stessi anni rappresentata dalla perfezione estetica di famose top model come Claudia Shiffer, Naomi Campbell o Cindy Crawford. Al di là di ogni giudizio puramente letterario, infatti, chi ha letto Il diario di Bridget Jones non può non aver amato ed essersi riconosciuta un po’ nella sua goffaggine, nella sua biancheria contenitiva, le sigarette di troppo, le serate passate sul divano a guardare film romantici o ad essere consolate dagli amici per l’ennesima delusione d’amore. Così come ci si può riconoscere nei suoi tormenti sentimentali che oggi sicuramente il grande pubblico ricorderà soprattutto per alcune iconiche scene dei film. Tuttavia, non molti sanno che il romanzo di Helen Fielding è ispirato niente di meno che a Orgoglio e pregiudizio, l’opera della scrittrice inglese Jane Austen pubblicata nel 1813. Le somiglianze sono addirittura così numerose che qualcuno avrebbe detto “Se vi è piaciuto il romanzo della Austen e avete amato Elizabeth, allora non si può non amare anche il personaggio di Bridget”.

Sarà un’esagerazione? Lasciamo ognuno libero di giudicare da solo, ma certamente – e per stessa ammissione della Fielding – le cose in comune tra i due romanzi sono tante. Entrambi hanno una protagonista donna che rischia, rispetto ai canoni culturali delle loro epoche, di ritrovarsi in un’età ormai un po’ avanzata per trovare marito e non correre il rischio di restare zitella. Ad entrambe verranno presentati due uomini molto simili nei due romanzi:  l’ufficiale Wickman di Orgoglio e pregiudizio e Daniel Cleaver sono entrambi i classici uomini di cui è impossibile non innamorarsi, ma che poi si rivelano dei poco di buono; al contrario, Fitzwilliam Darcy e Mark Darcy (sì, hanno lo stesso cognome!) sono entrambi apparentemente snob e superbi, ma invece si riveleranno uomini affascinanti e affidabili capaci di dire, alla fine “No, tu mi piaci da morire, Bridget, così come sei! ”

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