Il genio creativo del mastro cappellaio Pasquale Bonfilio: “La mia missione è condividere la bellezza con gli altri”

by Paola Manno

Ho conosciuto Pasquale Bonfilio 15 anni fa, a Bruxelles. Andavo spesso a trovarlo a Watermael -Boitsfort, quartiere verde alla periferia della città, nel suo bellissimo studio. Lui accendeva la radio, metteva sempre la Callas. C’erano colori ad olio e pennelli ovunque, e grandi tele.

Della pittura di Lino, è sempre così che l’ho chiamato, ero affascinata soprattutto dai ritratti delle donne, sempre di profilo. Nei suoi ritratti, splendidamente ispirati allo stile rinascimentale, vibrava la perfezione dei dettagli e la cura della stupore: accanto alle sue donne sbucava un uovo, un corallo. Poi c’era la figura di Pinocchio, dipinto e disegnato in tante altre sue opere. Guardavo quel Pinocchio che non mi sembrava un bambino, ma era piuttosto un ragazzo elegante, e mi sembrava narrasse cose nuove. Oggi penso che la sua storia abbia qualcosa di magico e perseverante, proprio come nelle avventure del famoso burattino.

Nato a San Severo 40 anni fa, ottavo di dieci figli, ha iniziato a lavorare giovanissimo in una pasticceria del paese per aiutare la famiglia. Trasferitosi prima a Milano, dove ha fatto l’operaio, il barman a Zelig, e poi a Bruxelles, ha lavorato per diversi anni in un’azienda di stampe 3D, senza mai smettere di dipingere. In Belgio ha organizzato la sua prima personale, tra gli ospiti al vernissage vi era Elvis Pompilio, famoso modista per Dior e Chanel. Pompilio ha riconosciuto subito il talento dell’artista e lo ha coinvolto in un progetto per una campagna pubblicitaria importante. Così, di nuovo, Pasquale si è messo in gioco, e ha imparato a creare cappelli.

Oggi Bonfilio è tornato in Italia e lavora nel suo laboratorio a Milano. I suoi cappelli sono richiesti in tutto il mondo, figurano sulle copertine delle più importanti riviste di moda come Vogue, L’Officiel, Harper’s Bazaar. Basta guardarli per capire che sono preziose opere d’arte sulla testa di chi li indossa. Ogni pezzo è unico, pensato, disegnato, creato dalle mani, e dal cuore, di questo giovane artista. Così come nei ritratti nello studio in Belgio, la bellezza viene espressa in ogni dettaglio, nulla sembra essere lasciato al caso.

Non saprei descrivere cosa sia per me la bellezza… So solo che l’ho sempre cercata -mi racconta – E’ una sorta di balsamo per l’anima, un rifugio alle brutture del mondo. Io la vedo nel mondo circostante e nella mia testa. Mi sono dato come missione nella mia vita e nella mia professione di cercare di condividerla con gli altri”.

Ripercorrendo il suo percorso di vita, gli chiedo perché, a un certo punto, ha deciso di lasciare l’Italia e poi perché vi è ritornato.

Ho avuto la voglia di misurarmi. Mi sono iscritto all’accademia di belle arti di Foggia, per coltivare la mia passione. Ma non mi bastava, e sono andato a Milano per Brera. Poi la sfortuna si è messa di traverso e Brera non l’ho potuta frequentare ma non avevo certo voglia di tornare indietro con la coda tra le gambe. Poi la vita mi ha portato a Bruxelles e di lì di nuovo a Milano. Perché sono tornato? Mi sono chiesto se era quello il posto dove mi sentivo a casa e se avessi voglia di invecchiare in quel posto… la domanda è stata un fulmine a ciel sereno: la risposta era no. Nulla contro il Belgio che mi piace molto e ci sono tante piccole cose che mi mancano… ma la risposta era chiara. Sono tornato a Milano e per me è stato come trovare l’America, anche se tutti mi hanno dato del matto quando sono tornato. Sto facendo cose che non avrei potuto fare a Bruxelles. Avevo una carriera già avviata, uno stipendio sicuro… ma come dice Jovanotti, la vertigine non è la paura di cadere, ma la voglia di volare

Sempre avanti, sempre alla ricerca di nuove storie, nuove avventure, anche se il gatto e la volpe ci hanno rubato le 5 monete, penso. “Oggi ho il mio brand di cappelli e faccio anche collaborazioni con altri brand. Mi diverto davvero molto. Il consiglio che darei a un giovane artista oggi? PERSEVERA. Magari non funzionerà, riprova e riprova e riprova ancora se è la tua passione. Alla fine funzionerà

Non smettere di divertirsi, penso ancora, forse è questo il segreto. Se infatti da una parte, nel suo lavoro quotidiano, c’è un profondo rispetto per il rigore e la precisione, dall’altra c’è un rispetto ancora più radicale che ha a che fare con l’esprimere se stesso. Quando gli chiedo se per lui la felicità ha a che fare con la bellezza, Pasquale ribadisce che la bellezza allevia le sofferenze, ma che è fatta di altro, affetti e soddisfazioni personali. E quando parliamo del futuro, e gli domando se tornerà a dipingere, intravedo una porticina aperta che forse un giorno si spalancherà, per regalare a Lino-Pinocchio qualche nuova avventura: “Nella mia testa non ho mai smesso. Sto sperimentando nuove forme artistiche, col cappello, con nuovi materiali e con contaminazioni. Ma i pennelli mi mancano da morire. Chissà!

PH

Questo ritratto è stato scattato da Carlo William Rossi e Fabio Mureddu

Questo ritratto è stato scattato da Carlo William Rossi e Fabio Mureddu

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