«Uscire dall’ombra e tendere all’equilibrio»: il lavoro di sorellanza di Arianna Ninchi e Silvia Siravo per “Musa e Getta”

by Michela Conoscitore

Un famoso adagio recita: dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna. Perché dietro? Il posto delle donne, fin dalla notte dei tempi, è sempre stato quello, un cantuccio dimesso e raccolto dove sono state confinate, e ritenute il sesso debole. Quello da proteggere o da contenere? Chi può dirlo, ma forse la risposta a questa domanda potreste trovarla nel libro Musa e getta, curato da Arianna Ninchi e Silvia Siravo, e che raccoglie i racconti di alcune delle più importanti scrittrici contemporanee impegnate a stanare da quel cantuccio donne fuori dal comune, muse dimenticate e, probabilmente mai conosciute davvero.

Amiche e attrici, Arianna Ninchi e Silvia Siravo hanno chiesto a Ritanna Armeni, Veronica Raimo, Lorenza Pieri, Chiara Tagliaferri, Claudia Durastanti e altre undici scrittrici di dare vita ad una narrazione quasi archetipica, unica nel suo genere, e svelare ai contemporanei che sono state quelle muse ‘gettate’ nel dimenticatoio, storico e sociale, il motore propulsore dei propri compagni di vita.

bonculture ha intervistato Arianna Ninchi, una delle curatrici di Musa e getta.

Arianna, come nasce Musa e getta e come avete unito questo straordinario gruppo di scrittrici?

Io e Silvia Siravo, co-curatrice del libro, siamo amiche da tantissimi anni e sognavamo di lavorare insieme. Da amiche, ci scambiamo anche consigli sui libri da leggere, anni fa ero rimasta molto colpita da una biografia sulla breve e tragica vita di Lizzie Siddal, la musa del circolo dei Preraffaelliti e compagna del pittore Dante Gabriele Rossetti. Quasi subito ho pensato di farne qualcosa, per il teatro. Ne ho parlato con Silvia, ed oggi quel desiderio si è concretizzato in Musa e getta. Il libro, essenzialmente, nasce dallo scambio di consigli letterari tra due amiche e dalle riflessioni che io e Silvia abbiamo accumulato sulla figura della musa. Dal 2013, quindi, abbiamo letto biografie, ci siamo appassionate alla ricerca, a me poi è venuto in mente questo titolo ironico per il libro fino a quando ne ho parlato con Vincenzo Ostuni della casa editrice Ponte Alle Grazie: lui ha amato il progetto fin dal primo momento, e insieme abbiamo coordinato il gruppo di scrittrici, molte di loro nostre amiche, altre coinvolte da Vincenzo.

Perché scrivere un’antologia di donne in questo preciso momento storico? Oppure è stata una casualità?

Abbiamo iniziato a rifletterci nel 2013, adesso il tema è diventato caldo. È come se il seme piantato tempo fa, sia germogliato proprio ora. A me interessa molto che sia germogliato in questo periodo perché penso che ci troviamo in un momento cruciale per le donne. Sono tanti i segnali che stanno dando più attenzione alle donne, come alla figura della musa che ha vissuto nell’ombra di un uomo ingombrante, ma forse è anche vittima dell’epoca.

Infatti in Musa e getta raccontate di queste donne dimenticate a causa di uomini troppo ingombranti: ma erano i compagni ad essere troppo ingombranti o i tempi a non essere maturi?

Le protagoniste raccontate nel libro sono molto diverse tra loro, le accomuna il fatto che hanno vissuto, per una notte o per la vita, accanto a uomini importanti. Da Jeanne Hébuterne, compagna di Amedeo Modigliani morta suicida molto giovane a Lou Von Salomè, tra questi due estremi ci sono una miriade di sfumature, fino ad arrivare alle muse ‘viventi’, Kate Moss, Pamela De Barre e Amanda Lear abituate alle luci della ribalta. Un percorso che fa comprendere quanto i secoli precedenti non fossero adatti ad accogliere un’altra tipologia di donna. Probabilmente, quelle stesse figure oggi sarebbero state delle instagrammer o youtuber, quindi donne al centro dell’attenzione. Altre epoche non richiedevano alle donne particolari talenti, e se ne avevano e non erano riconosciuti nemmeno dagli uomini che le amavano, automaticamente non lo ha fatto nemmeno il resto del mondo.

Come avete scelto le muse del libro e qual è stata l’organizzazione del lavoro?

Tutto è partito da Lizzie Siddal, la prima musa che abbiamo proposto alle nostre amiche scrittrici, e che incredibilmente è rimasta fuori dal gruppo. Ma c’è sempre il desiderio di portarla sulle tavole del palcoscenico. Comunque, abbiamo parlato con le scrittrici chiedendo loro di mantenere una certa componente teatrale nel racconto perché il nostro progetto sarà quello di trasformare il libro in uno spettacolo. Molte di loro avevano già una musa nel cassetto, altre invece le hanno scelte con noi. Fin dall’inizio è stato un lavoro corale, per me è la realizzazione della sorellanza. Adoro lavorare con le donne.

A questo proposito, Musa e getta è un libro ideato da donne, scritto da donne che raccontano donne…

Sì, partendo dalla casa editrice, sapevo che Ponte Alle Grazie dedica sempre particolare attenzione a narrazioni al femminile. Questa loro attenzione, per me, è stata quasi una chiamata; ho già parlato di Vincenzo Ostuni, l’editor, l’unico uomo coinvolto nel progetto. Avremmo potuto rivolgerci ad un’altra casa editrice, ad un editor donna, ma io e Silvia abbiamo voluto lavorare con Vincenzo anche per trasmettere l’idea delle donne che stanno accanto all’uomo, e non dietro. Il femminismo classico spinge per una donna protagonista, in futuro credo che l’ideale da raggiungere sia l’equilibrio quindi la donna accanto all’uomo. Probabilmente è un obiettivo ancora lontano dalla realizzazione.

Le storie di queste donne servono da monito o da stimolo a chi legge?

Il nostro progetto è anche sui social, Facebook e Instagram, e dai feedback che stanno arrivando stiamo comprendendo che il discorso sull’equilibrio è faticoso, starsi accanto è difficile. Ma vale la pena tendere a quell’obiettivo, e le storie di Musa e getta stanno stimolando in quel senso le lettrici, ad uscire dall’ombra a tendere all’equilibrio. Anche per quelle donne che abbiamo raccontato e a cui abbiamo dato dignità, figure che nel loro tempo non sono riuscite ad esprimersi.

Musa e getta non è ‘solo’ un libro: a quali altri progetti darà vita?

C’è il concorso letterario, Scrivi la tua musa, in cui i lettori potranno raccontare la loro musa, che può essere anche una figura della quotidianità. Questo perché vogliamo celebrare i talenti delle donne con i nostri lettori. I racconti, poi, saranno scelti e raccolti in un e-book. Quasi sicuramente io e Silvia la prossima estate saremo in alcuni festival, per leggere Musa e getta, in questo periodo stiamo lavorando agli adattamenti. Poi c’è il sogno di portare il libro in teatro, non so quando sarà possibile visto il periodo, però andremo in scena con sedici colleghe di tutte le età, questa è una cosa a cui tengo molto.

Ci sono già dei nomi?

Abbiamo preso contatti con alcune, sono tutte entusiaste del progetto e abbiamo anche le prime adesioni. Ma per adesso tutto quel che riguarda la rappresentazione teatrale è top secret.


ph Gianpaolo Conti

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