La lectio di Baricco sulla rivoluzione digitale incanta Trani

by Claudio Botta

Era stato in Puglia al Teatro Petruzzelli di Bari il 23 e il 24 aprile scorsi, per regalare a spettatori increduli, a 25 anni dall’uscita della prima edizione, la straordinaria, personalissima lettura di Novecento, il suo monologo scritto per essere rappresentato al Festival di Asti nel 1994 ma destinato a girare il mondo anche per la trasposizione cinematografica di Giuseppe Tornatore.

Uno sfizio per lui, un regalo per chi lo segue dagli ormai lontani – e sempre rimpianti – tempi di ‘L’ amore è un dardo’ e soprattutto ‘Pickwick’, e la mattina dopo la messa in onda del programma su Rai 3 correva in libreria per acquistare le opere raccontate in maniera coinvolgente e originalissima, ma anche per tanti giovani che lo hanno conosciuto attraverso i suoi romanzi, i suoi articoli, i suoi saggi.

E proprio il suo ultimo saggio, The Game, dedicato alla rivoluzione digitale, ha ispirato la magistrale ‘lectio’ tenuta in una cornice suggestiva e scelta per chiudere domenica sera l’edizione 2019 dei Dialoghi di Trani.

Carnagione abbronzata e capelli corti brizzolati, un completo blu scuro a coprire la sua celebre camicia bianca dalle maniche arrotolate, una piazza gremita e quasi in trance, la sua analisi per oltre un’ora non ha lasciato spazio a nostalgie per un passato che ha prodotto disastri. “Cambiare il mondo? Già fatto. Adesso si tratta solo di trovare il modo di abitarlo”, ha esordito. La rivoluzione digitale illustrata in quattro aspetti dalla portata deflagrante.

L’ accesso alle informazioni, il primo. Spiegato attraverso il confronto generazionale tra suo nonno soldato nella prima guerra mondiale (“informazioni riservate solo a pochissimi ricchi, potenti, e alla chiesa”), lui adolescente (un unico telegiornale, un unico quotidiano e nessuna alternativa reale) e suo figlio tredicenne, dall’accesso a tante, magari troppe informazioni, senza filtri e barriere. L’informazione quindi che da privilegio di pochissimi diventa aperta, di tutti.

La possibilità di comunicare, il secondo. “Tutti possono comunicare con tutti, ovunque nel mondo e in tempo reale: quello che poteva essere considerato utopistico e suicida solo qualche decennio fa, adesso è possibile”, ha ricordato Baricco.

Esprimere le proprie opinioni, il terzo.
“Chiunque può dire la sua, senza protezione per nessuno. Su qualsiasi romanzo, su qualsiasi scrittore, su qualsiasi argomento. Ed è fantastico” la sua opinione.

Trasmettere al mondo la propria idea di bellezza, il quarto.
“Il sentimento della bellezza, appannaggio esclusivo di artisti e mecenati, ha cessato di essere elitario: ora chiunque, anche semplicemente postando una foto su Instagram, comunica la sua idea, la sua percezione di bellezza”.

Non mancano i risvolti negativi, ovviamente. Il modello di scuola e istruzione fermo al 1980, a prima del Mac, a prima della rivoluzione digitale. E nessuno è stato preparato, nessuno è stato accompagnato in questo passaggio epocale. I pionieri della rivoluzione digitale tutti maschi, americani, bianchi, ingegneri: mancano quindi diverse altre sensibilità, culture, sfumature.

“E ora siamo i meno adatti a risolvere i problemi che abbiamo creato: ora dobbiamo aspettare, soffrire, e toccherà a loro, ai giovani, ai nativi digitali che hanno rivoltato tutto ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri, trovare le soluzioni” per lo scrittore torinese. Per lui la rivoluzione in corso è a metà, ma lo smarrimento non può e non deve portare comunque a rimpiangere il Novecento, i nazionalismi, chi ha causato sofferenze inenarrabili. “Il mondo è bello, assemblato male, con confini che non riusciamo a intravedere”. E andare avanti è l’unica strada percorribile, “alla ricerca di luce, ordine e di un po’ di pensiero”.

Una strada che ha portato verso la cattedrale di Trani tanti, domenica sera. Poi rientrati a casa visibilmente arricchiti di pensieri e stimoli, destinati a rimanere in circolo anche al risveglio.

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