Ugo Patroni Griffi avverte: “Il successo della ZES dipende dai Comuni, da sola non è garanzia di nulla”

by Antonella Soccio

Dopo mesi e mesi di tavoli ed incontri per l’inserimento nelle perimetrazioni definite dai Piani di Sviluppo Strategici delle Zone Economiche Speciali Interregionali Ionica e Adriatica si è giunti finalmente in Puglia all’atto finale.

Le aree inserite nelle due ZES pugliesi, “Ionica” e “Adriatica” hanno ricevuto qualche critica in particolare dalla classe imprenditoriale della Puglia Nord, ma esse non sono state il frutto di una scelta discrezionale o arbitraria: sono il prodotto delle manifestazioni di interesse e delle candidature avanzate direttamente dai Comuni. Candidature che hanno trovato nell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale di cui fanno parte i porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli il fulcro centrale per una condivisione di intenti e di visione.

I Piani di Sviluppo Strategici, nell’ottica dell’Autorità portuale, promuovono la competitività delle imprese, l’incremento delle esportazioni e dei traffici portuali, la creazione di nuovi posti di lavoro e il rafforzamento del tessuto produttivo e logistico attraverso stimoli alla crescita industriale e all’innovazione.

In tale ottica l’Autorità ha sempre sottolineato che non sarebbero state ammesse nelle ZES le aree che fossero risultate marginali e scollegate rispetto ai sistemi di impresa, ai porti e alle reti logistiche ricompresi nei piani approvati.

Su questi ed altri temi, noi di Bonculture abbiamo ascoltato il parere dell’avvocato Ugo Patroni Griffi, presidente dal 2017 dell’Autorità portuale regionale.

Ecco l’intervista.

Presidente, che ne pensa di come sono state disegnate alla fine le Zes, la ripartizione delle aree è funzionale all’attrazione di insediamenti in virtù delle aree interne?

 La Regione ha fatto un ottimo lavoro. Tutte le aree previste dalla legge sono state incluse nella Zes Adriatica. Porti, retroporti, infrastrutture logistiche, interporti, aree industriali collegate ai porti. Il perimetro della Zes è stato poi esteso ad aree industriali che hanno collegamenti con le infrastrutture logistiche. L’inclusione nella Zes però è sempre temporanea. Le aree sono soggette, per legge, a revisione. Il successo della Zes dipende dai Comuni. Comuni con vocazioni anti industriali ovvero che non adottino un efficace kit localizzativo difficilmente attrarranno nuovi investitori. E quindi le aree verranno loro revocate per poter essere concesse invece a quei Comuni proattivi nella attrazione di investimenti.

Condivide le polemiche barlettane e foggiane?

Polemiche ci sono e ci saranno in ogni Comune. Tuttavia come ho detto l’inclusione dell’area nella Zes non è garanzia di nulla.

Grandi porti, Bari è diventato un porto all’avanguardia per la tecnologia, a che punto è la sua riconversione? Ci sono interessi di grandi insediamenti?

Bari è un porto vibrante e che nell’ultimo semestre ha registrato un incremento notevole dei traffici. Purtroppo è un porto molto antropizzato e la cui crescita è frenata dal contesto urbano in cui è collocato e dalla assenza di immediati spazi retroportuali. Le opere infrastrutturali in realizzazione o programmate asseconderanno la crescita del porto e permetteranno decisi recuperi di efficienza.

Quali sono le difficoltà maggiori in questo momento? La burocrazia?

 La burocrazia strangola lo sviluppo. Soprattutto la burocrazia difensiva, quella attuata da pubblici funzionari per evitare difficoltà. Non li si può troppo biasimare però. La legislazione è sovrabbondante e opaca. E il rischio di una diversa interpretazione delle norme da parte di qualche procura aleggia sempre. Vi è quindi la necessità di semplificare e chiarire. Poche norme semplici e decise garanzie per i funzionari onesti.

Le crociere. Il porto di Bari con il terminal è diventato non solo snodo e approdo di centinaia di turisti contribuendo alla crescita turistica della città- a proposito i turisti a Bari sono tutti crocieristi di passaggio secondo lei?- ma ospita anche convegni e eventi culturali in una location bellissima forse tra le più belle della città. È questa la strada giusta? Porti o porzioni aperti alla città?

I porti si aprono alla città. La tecnologia ci consente di coniugare il diritto dei cittadini all’accesso all’area portuale con le esigenze (sempre maggiori) di security. Noi stiamo lavorando per moltiplicare i punti di incontro tra porto e città: nuovi terminal, nuovi servizi, un moderno approdo turistico, l’utilizzo delle infrastrutture portuali per iniziative scientifiche e culturali

Manfredonia è un porto dai fondali alti che potrebbe essere utilizzato per lo scalo merci ma non si è mai sviluppato. Dai nastri trasportatori in poi sembra avvitato su se stesso, quasi in una sorta di maledizione e ha tra l’altro una posizione anomala perché per raggiungerlo bisogna entrare nell’Adriatico. Casillo lo utilizzava per il grano. Ci fu un tentativo di mettersi in rete con l’evergreen di Taranto che fallì. Lei che idea ha? Sarà solo un porto per il grano candese?

Manfredonia ha un bel porto. Con molti problemi. Stiamo completando gli studi sulla consistenza del porto alti fondali per poter appaltare le opere conservative immediatamente necessarie, come sta andando avanti il procedimento per i dragaggi. I nastri ostacolano lo sviluppo. In settimana incontro il commissario Asi per comprendere a che punto sia la ricognizione in punto di diritto sulla titolarità dell’opera, e rappresentandogli l’urgenza di rimuoverli al più presto. Sul piano strategico noi pensiamo ad un hub multifunzionale che comprenda i tre porti di Manfredonia, Barletta e Termoli: merci, rotabili e passeggeri

Taranto, il porto può trainare uno sviluppo alternativo della città? C’è vita oltre l’Ilva?

 Si è appena insediato un importante operatore portuale. Io credo che si possa iniziare a immaginare una nuova stagione per lo scalo ionico

La sinergia con il territorio che vuol dire risposte celeri. Pensiamo a Foggia dove sull’Asi c’era un grosso interesse da parte di Amazon e la zona che dovrebbe essere connessa con il braccio ferroviario fino a Manfredonia e al porto. Interesse abortito per via del commissariamento. Quante occasioni si perdono?

 Bisogna fare rete. Bisogna rassicurare gli imprenditori che gli investimenti autorizzati non subiranno ritardi per via della burocrazia. Bisogna rinsaldare il patto tra le parti sociali.

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