Il cinema d’autore non va in vacanza

by Marco Pezzella

L’ultimo film del Maestro Marco Bellocchio chiama in sala il grande pubblico come fosse un attesissimo biopic americano. Mercoledì sera, sala uno di un multisala di città, sold out. Bene.

Presentato al Festival di Cannes “Il Traditore” di Marco Bellocchio denuncia l’esistenza di un positivo attaccamento del pubblico ai grandi Maestri del nostro cinema, dopo “Buongiorno Notte”, “Bella Addormentata”, “Sangue del mio sangue”, “I Pugni in Tasca” dello stesso regista bobbiese e tante altre pellicole nostrane, torna in sala per questa nuova grande opera nostrana.

Ottimo punto di partenza per il nostro cinema, in questo inizio d’estate – atipico climaticamente parlando – le sale non si svuotano, si ripopolano. 

L’opera di Bellocchio richiama dunque i nostalgici, i festivalieri e i neofiti del cinema italiano, oltre che gli amanti dei crime film, come è intuibile, film in cui si raccontano storie di crimine, malavita organizzata, “idoli” criminali, ecc.

Per questo appare come un grande biopic americano, loro sono specializzati in questo genere e poi un lavoro attoriale, come quello affrontato e superato alla grande da Pierfrancesco Favino, è prerogativa di uno dei mostri sacri del grande cinema Hollywoodiano. Penso a Lincoln interpretato da Daniel Day-Lewis o Matthew McConaughey in “Dallas Buyer Club”.

Il Traditore racconta gli ultimi vent’anni di Tommaso Buscetta, uomo nostalgico e d’Onore che scopriamo ammiratore di Giovanni Falcone. Paradosso. Uno dei più grandi capi di Cosa Nostra ammiratore dell’uomo divenuto paradigma della lotta alla Mafia?
Su questo interrogativo si attorcigliano gli animi consunti e affascinanti dei protagonisti e le loro azioni, come se l’introspezione e il racconto di quei vent’anni, del criminale Buscetta, avessero una valenza sociologica prima che storico-umana.

Il talento di Pierfrancesco Favino si struttura maggiormente e quasi arriva ad un odio (reverenziale) nei suoi confronti: capace di interpretare magnificamente qualsiasi ruolo e di parlare “perfettamente” ogni lingua, come nessuno e senza alcuna esitazione; non è forse troppo? Non lo faccio per dilungarmi, ma in “Moschettieri del Re” parlava un francese maccheronico assai divertente e tanto credibile, in questo “Traditore” alterna il dialetto palermitano al brasiliano-portoghese, e ho deciso di citare solo due film, a titolo meramente esemplificativo.

Luigi Lo Cascio, alla pari di Favino, è attore superbo, il suo Salvatore Contorno è dirompente nel racconto magnificamente orchestrato dal Maestro Bellocchio. Così come riescono ad esserlo anche gli altri attori, fra cui Fabrizio Ferracane, Fausto Russo Alesi, Bebo Storti (l’avvocato di Andreotti, Fausto Coppi) eccetera.
Se cliccando su questo articolo cercavate un motivo per andare al cinema, d’estate, avete trovato molto di più. Spero abbiate trovato una buona dose di entusiasmo nei confronti di un’arte che speriamo non muoia mai e tenga all’assalto dello streaming online.
Non solo per l’approdo di questo film a Cannes e per la popolarità oggi giustificatissima di Pierfrancesco Favino, ma perché “Il Traditore” è un racconto di cui l’Italia ha bisogno, di cui tutti noi abbiamo bisogno.

Per andare oltre il superficiale, per imparare a non manifestare giudizi approssimativi e concederci tutti – attraverso una proiezione su tela – il tempo di ascoltare un racconto per conoscere e crescere.

La conoscenza e l’approfondimento non possono mai essere un limite.
 

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