Elena Ferrante si aggrappa alla periferia ne La vita bugiarda degli adulti. Ci sarà un seguito?

by Marianna Dell'Aquila

Dopo il successo de L’amica geniale a cui è seguita l’omonima serie tv altrettanto di successo, la scrittrice (o scrittore, chi lo sa?) Elena Ferrante è tornata con un nuovo romanzo intitolato La vita bugiarda degli adulti di Edizioni e/o. La protagonista è Giovanna, una tredicenne nata e cresciuta in una famiglia borghese di Napoli. Giovanna vive in un mondo idealizzato che ruota principalmente intorno alla figura del padre. Un modo che improvvisamente viene incrinato ed è proprio lei a raccontarci come: “Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto – gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole – è rimasto fermo”.

Secondo i genitori, Giovanna assomiglia a zia Vittoria, la sorella del padre di cui lei ha sempre sentito parlare come di una donna brutta, volgare e cattiva. Vittoria vive ancora al Pascone, la zona industriale che è in tutto e per tutto l’altro volto di una città spaccata a metà come Napoli. Giovanna è veramente come la zia? Le assomiglia solo fisicamente o anche caratterialmente? L’incontro con Vittoria e con la gente del Pascone segna uno spartiacque nella vita di Giovanna: non è più una bambina, ma un’adolescente che cresce con la convinzione che i rapporti tra gli adulti siano sempre basati sulle omissioni, sulle ipocrisie e sulle bugie, proprio come quello tra i suoi genitori e i loro amici, tra la zia e il padre, tra la gente del Pascone e le sue compagne di scuola.

Per apprezzare La vita bugiarda degli adulti non dovremmo leggerlo sperando di ritrovare le atmosfere e i personaggi de L’amica geniale e la prima cosa che non dovremmo dimenticare è che in questo caso parliamo di un singolo romanzo, mentre nel secondo di una storia declinata in ben quattro volumi. Il tentativo però risulta veramente difficile.

La Ferrante infatti prova a distaccarsi quasi del tutto dall’ambiente raccontato nei romanzi precedenti e cerca di collocare la sua nuova protagonista in un mondo in cui non esistono il dialetto e la volgarità, la violenza e l’ignoranza, come invece era per Lila e Lenù de L’amica geniale. E per spiegarlo meglio lascia che sia proprio Giovanna a descrivere se stessa e le sue amiche del cuore, Angela e Ida: “Eravamo cresciute allo stesso modo da genitori che erano amici da decenni e avevano le stesse vedute. Tutte e tre, per capirci,  non eravamo state battezzate, tett’e tre non conoscevamo preghiere, tutt’e tre eravamo state precocemente informate sul funzionamento del nostro organismo (libri illustrati, video didattici a cartoni animati), tutt’e tre sapevamo che bisognava essere orgogliose di essere nate femmine (…), tutt’e tre avevamo in testa in fitto reticolo di consigli utili per scansare le trappole di Napoli e del mondo”. Tuttavia, La vita bugiarda degli adulti ha bisogno ancora una volta di aggrapparsi alla periferia e ai suoi personaggi per trovare la vera forza narrativa. Infatti è solo quando il mondo di via San Giacomo dei Capri incontra quello del Pascone che il racconto prende struttura. Sono zia Vittoria e tutti gli altri abitanti del quartiere che, con il loro dialetto e le loro volgarità (se così vogliamo definirle), riempiono di vita quei momenti in cui la narrazione sembra vuota e vacillante.

La trama infatti ruota intorno a Giovanna che tuttavia, per quanto possa essere un personaggio interessante (soprattutto in quanto rappresentativo della generazione degli adolescenti su cui ci sarebbero tante e tante cose da raccontare), non riesce ad essere la colonna portante del racconto. Giovanna è un personaggio molto interessante, ma lo è soprattutto di riflesso ai personaggi del Pascone e in fondo lo ammette lei stessa quando, all’inizio del romanzo, dice di sé: “Sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione».

La scrittura di Elena Ferrante è tuttavia sempre ipnotica. Ogni pagina del libro fa venire voglia di andare avanti e scoprire cosa succede. E’ per questo motivo che resta un po’ il gusto amaro nel finale dal sapore un po’ banale e sbrigativo. Ma sarà solo l’inizio di una nuova saga sul modello “Amica geniale”? Intanto già si parla di una serie tv per Netflix di cui è uscito un teaser trailer con la voce narrante di Emma Marrone.

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