Libertà religiosa e pandemia nel saggio di Michele di Bari: intelletto e ragione per conciliare legge e coscienza

by Micky De Finis

In che misura la pandemia ha ristretto la crescita dell’individuo e quanto ha condizionato l’esercizio delle sue libertà religiose costituzionalmente garantite?

Indubbiamente molto a giudicare dalla meticolosa riflessione che ne traccia Michele di Bari, prefetto delle Repubblica, nel suo ultimo lavoro “ Libertà religiosa e pandemia” (Città del Sole Editore)un saggio in cui l’autore affronta, nel quadro generale della tutela dei diritti, l’impegno messo in campo dall’Amministrazione dello Stato per armonizzare le pratiche religiose con le misure di salute pubblica assunte per fronteggiare l’emergenza sanitaria, conciliando così due aspetti che rientrano in pieno nella sfera della libertà fondamentali della persona.

L’analisi condotta da Michele di Bari dimostra infatti come l’efficace azione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del nostro Paese,unitamente alla Conferenza Episcopale Italiana per la Chiesa Cattolica, le Comunità ebraiche italiane, le Chiese protestanti, evangeliche, anglicane, le Comunità ortodosse, le Comunità induista, buddista, islamiche  e le Comunità della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, sia riuscita a produrre una serie di protocolli che hanno potuto determinare la ripresa dell’esercizio delle libertà religiose, un diritto universale che risultava affievolito se non proprio compresso a causa delle restrizioni imposte precauzionalmente per salvaguardare la vita delle persone.

Il libro descrive con minuziosa attenzione le fasi di un percorso delicato sul piano normativo grazie al quale tutte le realtà confessionali hanno potuto esprimersi nuovamente dando così piena attuazione ai principi sanciti nella Carta Costituente negli articoli 7 e 8.

L’ordinamento giuridico è riuscito – lo scrive in maniera molto chiara nella prefazione Luciana Lamorgese, già Ministro dell’Interno – a ritrovare proprio

nella Costituzione quelle garanzie necessarie che la sfera di diritti intangibili richiedono, proprio perché riconosciuti e difesi come patrimonio intoccabile dell’individuo e per questo meritevoli di tutela.

Nelle sue cento pagine il testo affronta anche il tema dell’ecumenismo dei diritti che uno stato deve saper abbracciare per poter includere le comunità di fede nella società, favorendo percorsi di dialogo e di confronto. 

Un approfondimento laico quello dell’Autore che ha il pregio di non diventare mai una religione civile, ma che scorre sempre sulla realtà ponendo al centro i diritti delle persona e i doveri che una società libera ed interclassista deve affrontare per non limitarne il pieno esercizio.

Il libro non manca di esaminare la problematica in una comparazione con le giurisdizioni straniere, alcune delle quali lacunose rispetto a quella italiana che si rivela avanzata e moderna.

A ben vedere tutto ruota intorno al dualismo legge e coscienza già affrontato nel Concilio Vaticano II ( La Dignitatis Humanae), una “questione centrale” secondo di Bari perché nel tormento dei sentimenti umani,ancor prima della tutela di un precetto confessionale, permane il dovere immanente del rispetto della dignità dell’uomo, del suo animo, come ricorda l’attuale insegnamento kantiano descritto nella Critica della Ragion Pura, un vero argine per evitare  derive e forzature, perché la vera conoscenza resta finalizzata nel non porre limiti alla ricerca interiore, naturalmente prospettata a nutrirsi di un ventaglio di possibilità. 

Dunque, intelletto e ragione per conciliare legge e coscienza, questa la chiave di lettura di un libro in cui Michele di Bari, non nuovo ad approfondimenti giuridici su materie delicate, fotografa con chiara lucidità espressiva gli aspetti 

di una complessa problematica che ha trovato nei protocolli assunti  la più giusta e contemperata condizione per consentire l’esercizio delle libertà religiose in una delle fasi più complicate del nostro tempo. 

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