“Se non ho un mattarello in casa, cosa posso fare?” Andrea Pietrocola racconta La cucina del Fuorisede

by Gabriele Rana

La Cucina del Fuorisede è un blog gestito da Andrea e Valentina Pietrocola, due ragazzi foggiani che hanno avuto un idea innovativa per fare food blogging. La loro pagina Instagram conta più di 20.000 followers e bonculture ha intervistato Andrea per sapere di più su di loro, sui progetti attuali e futuri e su come hanno vissuto questi ultimi tre mesi. 

Che cos’è La cucina del Fuorisede?

E’ un blog, nato come prima come community su Facebook e diventato successivamente quello che è ora, www.lacucinadelfuorisede.it, che raccoglie ricette per studenti e per lavoratori fuorisede. Infatti il nostro hashtag è #cuochifuorisede, perché ciò che proponiamo non è rivolto solo a chi studia, ma anche a coloro che lavorano fuori dalla propria regione, che sono moltissimi, e a chiunque piaccia cucinare quando è lontano dalla propria residenza. Il tutto è nato a cavallo tra il 2016 e il 2017 e pian piano il progetto è cresciuto, grazie anche alle foto e alle idee che ci arrivavano da altri, l’idea è piaciuta e quando io e Valentina ci siamo resi conto che ciò che era nato per gioco, stava diventando una professione, abbiamo iniziato a studiare e a interessarci alla comunicazione, per poter migliorare.

L’idea è nata da entrambi, oppure è venuta prima a te e poi a Valentina?

L’idea è venuta a entrambi, ma l’esigenza di avere consigli e aiuti per quanto riguarda la cucina da fuorisede è nata prima in me perché sono stato il primo a vivere quest’esperienza a Roma, tant’è che chiedevo spesso aiuto a Valentina. Quando poi mi ha raggiunto per studiare anche lei, avevamo raccolto tante foto, consigli e aiuti, che abbiamo deciso di aiutare su internet, tramite la nostra esperienza, chi come noi si trovava nella stessa condizione a chiedersi: Se non ho un mattarello in casa, cosa posso fare?. Ovviamente adesso io ho quasi finito gli studi e mia sorella lavora, ma continuiamo a mantenere il nostro target e a portare ricette economiche e veloci da preparare.

E’ stato difficile emergere con un blog di cucina nell’era in cui la loro diffusione è vastissima?

All’inizio sì. Ci sono più di 4 milioni di blog di cucina e noi abbiamo portato un elemento che mancava a tutti gli altri, limando il nostro target di riferimento, escludendo una buona fetta di mercato che invece cerca ricette più elaborate. Quello che potrebbe sembrare limitante ci ha permesso però di capire a pieno l’utenza. Nel giro di sei mesi l’idea è piaciuta tanto e la spinta vera e propria è venuta dopo un’intervista per Tg2 Eat Parade: quella sera raccogliemmo più di 4mila followers. Abbiamo poi iniziato a collaborare con un’agenzia ed è stato necessario creare un sito. La nostra attività da veri e propri bloggers è iniziata a settembre del 2018, quando abbiamo aperto una partita IVA e abbiamo iniziato le collaborazioni con le aziende, ampliando i nostri progetti. Ovviamente la presentazione dei nostri prodotti è cambiata diventando più professionale e appetibile per le aziende, ma non abbiamo cambiato lo spirito del nostro blog e spesso non mancano post più “casalinghi”, molto apprezzati dai nostri followers. 

Parlando di foto, si possono trasmettere attraverso quelle che alcuni potrebbero definire “semplici foto di cibo” messaggi e sensazioni? Che studio c’è dietro ogni vostra foto?

Le foto nascono un po’ tutte dal disordine ordinato, potrebbe sembrare tutto disordinato, casuale, ma non è così, tutto è studiato. Per ogni foto si lavora di cerchi, di linee e di luci, anche la posizione di una forchetta è importante, per poter mostrare ogni ingrediente e trasmettere un messaggio. Lo studio cromatico è fondamentale, molti nostri colleghi usano colori poco saturi, ma per noi è fondamentale l’utilizzo di colori caldi, per trasmettere il senso di accoglienza e di calore, tipico dei coinquilini. Altri messaggi, subliminali, sono i marchi delle aziende, che cerchiamo di non rendere troppo palesi e che per legge siamo tenuti a menzionare sotto i post.

Per quanto riguarda le ricette: vengono da quelle che sono le vostre tradizioni, oppure ne create di nuove?

Il bello del food blogger fuorisede è che può spaziare nelle proprie ricette. Ci sono quelle personali che vengono dalla tradizione, che si fondono con quelle conosciute grazie anche ai coinquilini e ai viaggi che ha fatto. Ci sono ricette poi che sono date dalle aziende con cui collaboriamo e che implicano spesso alcune limitazioni. Quello che vogliamo portare noi però è sempre alla portata di tutti, facile anche da seguire, per esempio preferiamo portare principalmente ricette da forno, che rispetto a quelle in padella, richiedono una minore attenzione. Le ricette più elaborate escono la domenica con l’hashtag #ricettaelaborata.

Non siete solo blogger, però. Qual è il vostro alter ego da studente?

Io sono laureando in Architettura con una laurea in Urbanistica. Valentina invece ha fatto la triennale di Lettere Moderne a Foggia, poi Editoria e Giornalismo a Roma e ha completato gli studi con un Master di Social Media Manager. Gli anni di università sono stati bellissimi e anche se vivevamo separati, avevamo comunque modo di scambiarci le ricette. Lei poi ha lavorato per due anni come stagista per la Repubblica a Roma e ha trovato lavoro in seguito a Parma presso un’azienda che si occupa di food, legata sempre alla comunicazione.

Hai appena detto che gli anni di università sono stati bellissimi. Che visione hai dell’esperienza da fuorisede? E’ positivo o negativo lasciare la propria città natale?

La mia è stata una necessità poiché a Foggia non c’era l’indirizzo che volevo scegliere. Mi è dispiaciuto dover rinunciare ad alcuni momenti con la mia famiglia e con i miei amici. Però la consiglierei, è una bellissima esperienza che ti responsabilizza e ti permette di conoscere diverse cose nuove, anche semplicemente l’organizzazione della propria giornata o cose semplici come fare la spesa.

Gli ultimi tre mesi però hanno cambiato le carte in gioco sia per i fuorisede, che per i blogger. Ha giovato questo periodo, avete giocato bene le vostre carte?

Sì. Proprio ieri notavo con Vale che in tre mesi abbiamo guadagnato su Instagram tre o quattromila followers. Abbiamo continuato fare il nostro lavoro con le ricette da casa e abbiamo fatto diverse collaborazioni con le aziende che, non avendo i loro eventi dal vivo, si sono fiondate sulle campagne social. Anche noi abbiamo perso diversi nostri eventi come le Social Dinner, ma siamo riusciti a sfruttare al meglio le risorse di tempo che avevamo a disposizione, aumentando la presenza sui social, con post e dirette e rimanendo sempre più vicini ai nostri seguaci: più sei presente, più vieni visto. Anche a livello organizzativo, se prima avevamo una programmazione anticipata di tre giorni, ora arriviamo addirittura a una settimana o dieci giorni. Il tempo e le sperimentazioni hanno sicuramente giovato. Ci è dispiaciuto però saltare alcuni eventi dal vivo che avevamo curato, come il tour universitario con l’azienda Granoro che adesso abbiamo spostato a ottobre. 

Avete già in programma nuovi progetti per la ripresa?

Il 22 settembre dovrebbe esserci una Social Dinner a Milano, il 20 ottobre invece in Costiera Amalfitana. Tra queste due dovrebbe esserci l’Athenaeum tour di otto tappe e c’è una novità che per scaramanzia non posso anticipare, finché non esce! 

Invece per un futuro più lontano?

Ci piacerebbe continuare così lavorando di eventi legati al food, puntando sempre ad avere aziende piccole della Capitanata. L’idea delle Social Dinner è questa: portarle in giro e farle conoscere, nella speranza di avere un giorno un ente che permetta a queste aziende di essere supportate in questi costi, che spesso non riescono a mantenere. Noi poi abbiamo anche costi differenti tra le aziende grosse e quelle più piccole, per incentivarle. Il nostro obiettivo è quindi quello di farle conoscere. Ci farebbe poi piacere partecipare nuovamente come tutor di Detto Fatto, nella seconda parte della programmazione, che purtroppo quest’anno è saltata. Con Valentina stiamo lavorando anche nella stesura di un libro particolare, non il solito di ricette. A breve ci sarà poi la mia laurea nel ramo dell’architettura e non sappiamo quello che succederà dopo.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.