“Quello delle politiche di genere è un tema centrale”. Monia Monni, la Pasionaria della Piana rieletta in consiglio regionale

by Michela Conoscitore

Monia Monni ha rappresentato una delle certezze del Partito Democratico nella recente campagna elettorale per le regionali in Toscana: già in giunta regionale, la consigliera, e si vocifera futura assessora nella nuova squadra del neo presidente Eugenio Giani, è stata rieletta con più di ottomila preferenze nel collegio 4 della provincia di Firenze, che raggruppa tutti i comuni della Piana, l’area che abbraccia il capoluogo toscano, ed è il cuore manifatturiero ed aziendale.

Monni, donna di grande tempra, nei mesi estivi non è stata bona, parafrasando l’uscita offensiva che il forzista Marco Stella, vicepresidente del precedente consiglio regionale, le ha rivolto durante una seduta in aula consiliare lo scorso luglio: durante il tour elettorale non ha fatto mancare la sua presenza approfondendo con gli elettori un dialogo che porta avanti, ormai, già da cinque anni.

Una campagna elettorale quella toscana davvero al cardiopalma, con la Lega e le forze di centrodestra che hanno marcato stretto il PD, e che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso. Veder conquistare dal partito padano una delle roccaforti della sinistra non avrebbe significato soltanto la fine del mandato del segretario Nicola Zingaretti, ma avrebbe davvero rappresentato la fine di un’epoca.

Ciò non è accaduto e in attesa dell’annuncio della nuova giunta, a raccontare a bonculture la propria vittoria e il clima che si è respirato in Toscana durante la campagna elettorale estiva ma, soprattutto, le prospettive per la regione nei prossimi cinque anni di giunta Giani, è la consigliera Monni.

Dottoressa Monni, qual è il suo bilancio della campagna elettorale per le regionali?

È stata una campagna elettorale molto difficile, perché caduta nel periodo estivo e ha compreso anche il mese di agosto. Ci sono stati problemi riguardanti il distanziamento sociale, l’uso della mascherina che è un elemento di ulteriore distanza rispetto a chi si incontra. Io ho preso la decisione di non organizzare eventi numerosi, forse questo da parte mia potrebbe essere considerato un eccesso di cautela ma io credo che a noi spetti anche il dovere di dare l’esempio. L’unico incontro col pubblico si è tenuto a Scandicci, tenendo sempre in conto il distanziamento sociale, ed è stato necessario organizzarlo dopo le offese sessiste rivolte a me e ad altre donne del mio partito perché credo che su queste cose sia giusto coinvolgere la comunità. Quindi è stata una campagna elettorale senza piazza, ma che si è svolta porta a porta. Mi ha messo in relazione strettissima con le persone, che è un fattore bellissimo, ma estremamente faticoso. Il risultato è stato sorprendente, perché il mio collegio non possiede una città che fa da centro catalizzatore, raggruppa sei comuni di periferia e con esigenze molto diverse. Parlare ad una città è più facile, fa scattare subito il senso di coinvolgimento e identificazione. Il mio lavoro in campagna elettorale ha pagato, e ne sono molto contenta.

Quali sono le tematiche di cui state parlando col presidente Eugenio Giani in questi giorni?

Il nostro è un dialogo quotidiano, e ci stiamo dando le priorità per la prossima legislatura: il tema più importante è quello dell’emergenza sanitaria, vogliamo continuare a gestirla nel modo in cui abbiamo fatto finora quindi testando, tracciando e trattando i casi di Covid, con un livello di prevenzione altissimo per garantire di rintracciare subito i focolai, ed isolarli. Terminata la fase di emergenza per come l’abbiamo conosciuta nei mesi scorsi a cui la Toscana, come lei sa, ha reagito molto bene aumentando in pochissimo tempo i posti nelle terapie intensive, durante il lockdown abbiamo assunto duemila tra infermieri e Oss a tempo indeterminato e circa seicento medici. Non abbiamo avuto problemi nello scegliere chi curare e chi no, eravamo attrezzati per reggere numeri anche più alti. Abbiamo distribuito gratuitamente quasi cento milioni di mascherine, questo per farle capire l’impegno che ci abbiamo messo. Attualmente siamo nella fase della convivenza col virus, ugualmente difficile anche se diversa rispetto alle fasi precedenti, perché avrà bisogno di una maggiore strutturazione della sanità territoriale e quindi stiamo procedendo a stabilizzare le unità domiciliari istituite durante l’emergenza formate da infermieri, medici e specialisti, e le vogliamo utilizzare non solo per curare i malati di Covid a domicilio ma anche per gestire un pezzo di sanità territoriale, in modo da costruire degli ospedali senza muri. L’altra priorità è la gestione del Recovery Fund, in Toscana si stima l’arrivo di sedici miliardi e, ovviamente, vogliamo destinarli al lavoro e alle famiglie, e al grande tema dei soldi del settennato e quindi alla conversione ecologica e alla sostenibilità ambientale su cui abbiamo lavorato molto, e che sarà uno dei temi principali e trasversali dell’amministrazione regionale.

Si parla di un suo probabile incarico proprio in giunta, da assessore. Come commenta la notizia?

Ovviamente sarebbe una grande soddisfazione. Il presidente è libero di fare le sue scelte, conosce il mio lavoro e le mie competenze e se riterrà che siano utili, sono a disposizione. Altrimenti continuerò a lavorare in consiglio, come ho fatto negli ultimi cinque anni.

Ha notevolmente sorpreso tutti il testa a testa durante la campagna elettorale tra Lega e forze del centrodestra con lo schieramento del centrosinistra capeggiato dal Partito Democratico: avete davvero rischiato di perdere la Toscana?

C’è stata una fase della campagna elettorale in cui ci siamo preoccupati, non voglio negarlo. Preoccupazione che dipendeva dal non poter stare in mezzo alla gente. Quella dei mesi scorsi è stata una campagna elettorale poco percepibile, e c’era il timore di uno scarso coinvolgimento e di poca partecipazione perché in Toscana si può compiere l’errore di pensare che il centrosinistra debba vincere a prescindere. Però devo dire che le candidature del PD e nelle altre liste erano di un livello molto alto, e i candidati hanno saputo coinvolgere i cittadini. Il presidente Giani, come ha fatto già nei cinque anni precedenti, ha girato tutto il territorio incontrando tantissime persone. Da quel che ho percepito, i toscani e le toscane possedevano grande consapevolezza del valore del governo negli ultimi anni. Il pericolo è che i cittadini possano percepire la giunta regionale come un qualcosa di lontano, però l’emergenza sanitaria ha fatto, invece, ben capire che la Regione è soprattutto sanità: l’87% del bilancio regionale della Toscana è investito nella sanità. Il giudizio molto buono su come abbiamo fronteggiato l’emergenza, ha spinto molti cittadini ad andare a votare e a chiederci di continuare, col livello di qualità espresso fino ad oggi.

Pensando agli attacchi sessisti che l’hanno colpita, come quello verificatosi in consiglio regionale, la scorsa estate, da parte di esponenti del centrodestra, volevo chiederle quale sarà il clima che si respirerà nel nuovo consiglio regionale verso le donne e quali saranno le politiche di genere che porterete avanti?

Molto dipende anche dal lavoro che noi donne sapremo fare. E poi bisogna prendere atto che quello delle politiche di genere è un tema centrale, non si può continuare a porlo in secondo piano. È un problema gigantesco, testimoniato nella sua crudezza anche dai numeri: i dati sulla disoccupazione ci dicono che l’80% di essa nel post Covid colpirà le donne, già in forte difficoltà. E quando lavorano, a parità di competenze, guadagnano dal 15 al 30% in meno rispetto agli uomini. Non sto a citare i dati sulla violenza che si sono inaspriti durante il lockdown quando tante donne sono rimaste da sole in casa col proprio aguzzino. È un problema enorme sul quale bisogna investire tantissimo, io per esempio sono molto preoccupata dal modo in cui nel nostro Paese si sta interpretando lo smart working, perché declinato all’italiana rischia di non essere smart ma viene convertito in lavoro domiciliare. Ed esattamente come il part-time colpisce le donne, mantenendole in una condizione di isolamento senza un contatto diretto tra datore di lavoro e lavoratrice, senza la possibilità di socialità che soprattutto per le donne in difficoltà è essenziale. Quindi potrebbe diventare una nuova frontiera del precariato per le donne. Come per la sostenibilità ambientale, dobbiamo avere un’ottica di genere su tutte le politiche regionali. L’attacco a cui ha accennato lei, accaduto in consiglio regionale da parte del vicepresidente, rimanda al problema del linguaggio, e aggiungo le minacce di stupro su internet, gli attacchi alla sindaca di Pontassieve Monica Marini. Quelle parole denunciano un pensiero radicatissimo, e l’unica cosa da fare è reagire come una comunità.

Partendo dal territorio della Piana, che ovviamente lei rappresenta in giunta, il lavoro del PD con l’elezione del presidente Giani prosegue: quale futuro attende la Toscana, pensando anche alla pandemia ancora in atto?

Certamente un futuro che va ridisegnato anche con qualche slancio di innovazione profonda: dallo sviluppo sostenibile al green job per i giovani, invitandoli a non andare via e a rimanere nel nostro Paese, fino alle politiche di genere. Dobbiamo considerare il Covid come uno spartiacque che ci ha insegnato molte cose: per esempio, le filiere produttive, almeno per i beni essenziali e non solo per quelli per quanto mi riguarda, dovrebbero essere più corte, sostenibili, e possibilmente chiudersi se non all’interno della regione almeno del Paese perché su alcuni prodotti noi abbiamo bisogno di essere autosufficienti. Quindi il sistema produttivo deve tenere in considerazione queste modificazioni, come quello del turismo che è in ginocchio. Anche il turismo deve essere ripensato in chiave sostenibile e più diffusa. Riuscire a trasformare il nostro sistema economico e produttivo in qualcosa di profondamente diverso. Bisognerà fare scelte molto coraggiose.

La chiamano ‘la pasionaria della Piana’, lei invece quale aggettivo sceglierebbe per definirsi?

(Risponde ridendo): è una bella domanda! Sicuramente io la passione nelle cose che faccio ce la metto. Pasionaria mi fa un po’ sorridere: sono un’ex ragazza di periferia, avendo 45 anni, però il sentimento che da giovanissima mi spinse ad occuparmi di politica come se fosse un bisogno, di sentirmi parte della comunità che condivideva con me valori, e lavorare affinché quella comunità potesse crescere e si potesse conquistare una qualità della vita migliore per tutti, quello è lo stesso spirito che mi spinge a lavorare nelle istituzioni. Non so se pasionaria sia il termine giusto, ma io mi definisco un’idealista pragmatica.

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