“Donnë che sta’ ’ffacciatë a ‘ssa fënèstrë”: la serenata d’amore nel Gargano

by redazione

Il 7 agosto nell’ambito del Carpino in Folk il Centro Storico di Carpino si trasformerà in un grande teatro d’amore con l’evento musicale e teatrale “Donnë che sta’ ’ffacciatë a ‘ssa fënèstrë La serenata d’amore nel Gargano”, uno spettacolo multimediale in sei quadri, ideato, scritto e diretto da Salvatore Villani.

In passato, la serenata cantata sotto le finestre della donna amata era qualcosa in più di un semplice atto di corteggiamento: spesso rappresentava il modulo convenzionale più preciso per formulare una richiesta ufficiale di fidanzamento. A tale richiesta, da parte del giovane innamorato, seguiva un comportamento di accettazione o rifiuto da parte della donna prescelta. Nel suo dispiegamento entravano in gioco fattori antropologici, culturali e sociali e il ciclo checonduceva alle nozze era strutturato in fasi ben distinte: 1)la ‘messa ad occhio’ (la missë ad’occhjë) 2)il corteggiamento (fa’ l’amorë) 3)l’ambasciata (l’ammasciatë) 4)il consenso dei genitori (lu piacerë) 5)l’entrata in casa (la trasciutë) 6)il fidanzamento (lu sbannëmentë) 7)il contratto (lu strumendë) 8)le nozze (lu matrëmonijë).

La serenata durante il corteggiamento rappresentava il momento naturalmente eletto per l’esecuzione dei canti lirico-monostrofici. Nei paesi garganici, stando alle informazioni raccolte sul campo, in passato era eseguita da un solo cantore, di solito l’innamorato, e da un suonatore di chitarra battente, se il cantore non era anche musicista.

Durante la performance, comunque, potevano aggregarsi alcuni vicini di casa e passanti,per cui si arrivava altresì a gruppi di dieci quindici persone. Nel corso del tempo si sono aggiunti altri musicisti:suonatori di chitarra francese, di violino, clarino, organetto, etc.

Giacché gli esecutori erano quasi tutti contadini, pastori e pescatori, la serenata si svolgeva dopo l’imbrunire,dopo che i cantori fossero ritornati dalle loro atttività e avessero cenato.La serenata d’amore cui fa riferimento questo spettacolo è articolata, come nella tradizione, in sei parti, nella scansione tipica della serenata d’amore di Carpino, comprendente però diverse tipologie garganiche di canto e accompagnamento strumentale: 1)strofette di apertura (sunèttë dë salutë); 2)strofette prima della canzone (sunèttë primë dëlla canzónë); 3)canto a distesa, serenata vera e propria (canzónë); 4)strofette di scusa dopo la canzone (sunèttë dë scusë dopë la canzónë); 5)strofette (sunèttë); 6)strofette di commiato (la buonasèrë pë li strufèttë [o struccëlë]).

Non mancano tuttavia incursioni nella storia della musica occidentale e nella musica del Punjab, di forme musicali colte che attingono dalla linfa popolare, come la ballata Dolze lo mio drudo attribuita a Federico II (Jesi, 1194–Castelfiorentino (Torremaggiore), 1250), le villanelle S’io vegli’o dormo e Tu m’hai gabbato il core di Giacomo Gorzanis (Puglia, 1520 c.–Trieste, 1575 c.) e Villanella ch’all’acqua vai di Giovanni Leonardo dell’Arpa (Napoli, 1530 c.–Napoli, 1602).

IL CAST

Salvatore Villani: Voce, chitarra francese e battente, liuto, etc.Ciro Iannaccone: Voce e chitarre.Poppi Alapiduria: Voce e tamburo.Aliou Ndiaye: Voce, Xalam e tamburo.Mauro Semeraro: Mandolino, Bouzuki e Oud.Antonio Scicioli: Fiati, Fisarmonica e Punji Indiano.Salvatore De Lure: Piano.Lorenzo Vaira: Percussioni. Luigi Calasanzio: Castegnette.Gino Annolfi: Voce recitante.

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