Artisti in quarantena presenta Nicola Quarto in arte Nick The Freak

by Luana Martino

Sono accadute tante cose in questo periodo di ‘quarantena’, le paure, le ansie, l’isolamento per arginare il contagio da Covid-19 si sono sommate al desiderio di reagire, di trasformare le proprie vite e alla speranza di poter presto tornare a godere delle piccole e grandi cose.

Molti si sono re-inventati, molti e molte hanno colto questo momento per continuare a ‘diffondere’ la propria arte e per fare in modo che essa non si fermasse durante la quarantena.
L’idea è proprio quella di raccontare come l’arte, in tutte le sue forme, abbia continuato ad esistere anche in questo periodo. Per farlo abbiamo scelto degli artisti baresi che, ognuno nel proprio ambito, hanno prodotto qualcosa di particolare ispirata proprio dalla quarantena.

La prima storia che vogliamo raccontare è quella di Nicola Quarto, in arte Nick the Freak e della sua musica.

Nick the Freak è un fuoriuscito musicale, un progetto di anni
nato in un pomeriggio, un suono che diventa una storiella, l’idea di un attimo che si trasforma in canzone
”, così si definisce lo stesso Nicola che suona, canta e scrive musiche sin da quando è adolescente.
Prima di ‘inventare’ Nick the Freak, si dedica a diversi progetti musicali e nel 2000 inizia la sua prima e più importante esperienza musicale con i Modaxì; con i quali, come chitarrista, pubblica 2 ep. Da allora ha suonato e collaborato con numerosi musicisti pugliesi e non. 

Dal 2005 fa parte del progetto The Good Ole Boys, in cui dà sfogo a tutta la sua passione per il r’n’r e il blues, per la musica “vintage”, dagli anni’50 in avanti. Molti sono i progetti che si susseguono negli anni come “Woodstock Bari” per celebrare i 40 anni di Woodstock, con ospiti Caparezza, Erika Mou e tanti altri musicisti pugliesi, progetto che, a detta di Nicola, sarà presto riproposto.
ontinua la sua carriera, fondando nel 2010 il B.U.M. Bari Upbeat Movement, vera e propria orchestra ska/reggae, con cui suona sui più importanti palchi italiani tra cui il “GustoDopa al Sole” e arriva anche a suonare a Brixton, la culla del reggae londinese. 
Siamo nel 2013 quando arriva Nick the Freak. Nelle sue canzoni si naviga tra rock duro e ritmi in levare e atmosfere acustiche, le sue esibizioni si ripetono in tantissime location, dai bar più minuscoli ai grandi palchi dei festival estivi, pubblica, dopo vari singoli, nel dicembre 2019 “Il disco vecchio”, album in formato cd (e a breve su tutte le piattaforme digitali), autoprodotto in maniera totalmente indipendente.

Un giorno, all’inizio della quarantena Nick inizia, quasi per gioco, a registrare un video di una sua performance musicale. Da quel giorno, l’appuntamento è diventato quotidiano, i video sono migliorati nel montaggio e le sue performance, studiate sempre di più, sono ormai delle piccole e preziose pillole di buona musica.

Delle quali potete godere a questo link:
Playlist “40 in quarantine”

Per capire meglio come sia nata l’idea e scoprire qualcosa in più su di lui, abbiamo intervistato Nick the Freak.

Cosa ha significato e significa la quarantena per l’arte e la cultura?

Bè, in primis ha significato purtroppo il blocco totale di qualsiasi attività artistica e culturale così come eravamo abituati ad intenderla. Da un giorno all’altro non è più stato possibile visitare una mostra, andare a un concerto o a teatro, insomma fruire dell’arte come avevamo sempre fatto fino a poco prima. Da questo però penso sia nato un nuovo modo di beneficiare dell’arte stessa, chiaramente il più delle volte avvalendosi del mezzo tecnologico senza il quale tutto sarebbe stato diverso, ad esempio centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo si sono interessate e appassionate al “videomaking”, chiaramente homemade, grazie anche al supporto di app.  Ora siamo, infatti, invasi da video di gente che balla o canta con la voce di qualcun altro, e sicuramente una percentuale di queste persone ne trarrà un giovamento -economico, artistico, di salute mentale-. Sarebbe interessante capire cosa successe a livello artistico e culturale dopo le grandi piaghe avvenute nel passato, come l’influenza spagnola di un secolo fa, se furono dei periodi artisticamente floridi o il contrario, visto che sicuramente non c’era la possibilità di “navigare” su internet, fare foto o video, registrare delle canzoni; bisognerebbe vedere quanti romanzi, opere teatrali o dipinti siano stati realizzati in quegli anni (sorride e aggiunge che si documenterà a riguardo alla fine dell’intervista n.d.r.)

Cosa ha significato e significa per te?

Personalmente è stato un periodo molto florido, al contrario della “vita normale”, la quarantena ha sviluppato in me un’urgenza di produrre materiale, di far uscire dalla mia testa tutte le idee che avevo e realizzarle, in maniera quasi compulsiva direi. E’ stato il mio modo di reagire probabilmente, di solito sono pigro, e tra registrare una nuova canzone (di cui non sono mai convinto) e guardare l’ennesima serie, scelgo quasi sempre la seconda opzione. Invece al contrario, in questi 40 e più giorni mi sono fatto trasportare da un’insolita iperattività che sinceramente spero mi rimanga dentro anche quando l’isolamento sarà finito.

Hai deciso di accompagnarci nella quarantena con dei video giornalieri: come è nata l’idea?

L’idea di realizzare un video al giorno è nata in maniera assolutamente casuale, il 13 marzo verso le 19:00 ho preso la chitarra, ho posizionato il telefonino e ho registrato una mia versione di “Mad World” dei Tears for Fears. Ci stavamo appena rendendo conto di cosa stava realmente accadendo, la notizia della clausura obbligata era ancora fresca, le reazioni di tutti, dei miei amici e degli sconosciuti erano contraddittorie. Diciamo, che era un momento di confusione e mi è venuta in mente quella canzone, per il titolo e per l’atmosfera che ha. L’ho pubblicata su facebook ed è piaciuta molto, nei commenti molti mi invitavano a proseguire e a fare qualcosa di più allegro, a non “mandarmi male” come si dice dalle nostre parti. Così il giorno seguente ho scaricato l’app “Acapella” che ti permette di fare più video e montarli insieme in uno unico…ho fatto 9 video utilizzando quell’app, finché sul più bello il telefonino ha detto basta, ha smesso di funzionare, e ho dovuto interrompere per due giorni. Giusto il tempo di capire come fare diversamente, anche con l’aiuto tecnico di vari amici (primo fra tutti Dario “Mr Bogo” Divella), e ho ripreso, realizzando e pubblicando un video al giorno fino a un totale di 40, almeno per ora!

Quali sono le tue aspettative dopo la fine della quarantena?

Al momento spero solo che tutto finisca e si possa lentamente tornare a una vita normale, o meglio a una vita come la vogliamo noi. Per me dire questo vuol dire riprendere la mia attività live, avere nuovamente la possibilità di creare musica insieme ai miei amici e colleghi, condividere con il pubblico, dal vero, quanto sto facendo…vivere dietro uno schermo dopo un po’ diventa per me frustrante, spero che quanto fatto in questo periodo mi porti nuove esperienze e nuove conoscenze, come succede sempre grazie alla musica.

Stai lavorando a nuovi progetti?

A giorni il mio album “Il disco vecchio” viene pubblicato digitalmente su tutte le piattaforme di musica on-line, intanto sto lavorando ai miei nuovi pezzi inediti. Quello che vorrei fare al più presto è realizzare un videoclip per una mia canzone che si chiama “Quanto amore”, ho in mente una storia da un po’ di tempo e la quarantena non ha fatto altro che darmi nuova ispirazione e nuovi spunti visivi da inserire, devo solo pensare con chi farlo, non appena ci si potrà nuovamente spostare e avvicinarsi gli uni agli altri (questa è una….CALL!!)

Link di Nick the Freak:
https://soundcloud.com/nick-the-freak

https://www.facebook.com/nickthefreak79/

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