Le opere d’arte fanno parte di noi. Visitare un museo è tutt’altro che un’attività fine a se stessa

by Valeria Nanni

Lusso per tutti, sacralità laica, terza dimensione di profondità rispetto al tempo presente, in una parola: Museo. Luogo di studio e riflessione capace di diventare luogo di svago. Mai come in questo periodo è diventato oggetto di discussioni, polemiche e attenzione. Sono ormai aperti a intermittenza a causa della pandemia ancora in atto. Così negando l’accesso, c’è chi si accorge di quanto siano invece istituzioni indispensabili alla collettività.

Ogni bambino ha sentito sin da piccolo l’esigenza di crearsi una scatola per conservare i propri tesori, a prescindere dalla preziosità del materiale. Ogni oggetto anche se rotto, frammentario, era evocativo di un vissuto. Faceva parte della sua storia personale. Quella scatola veniva conservata con cura, mostrata solo a coloro che ispiravano fiducia e comprensione. Una scatola delle meraviglie che aveva quel nonsoché di esclusivo, ma potenzialmente alla portata di tutti.

Dunque si può quasi affermare che il preservare oggetti rari sia un’esigenza dell’umanità. Se poi questa scatola di tesori diventa consultabile da tutti coloro che mostrano il proprio interesse attraverso il pagamento di un biglietto, diventa addirittura espressione di civiltà. È come quando si insegna ai bambini che i giochi si condividono e che anche i ricordi si possono mettere in comune tra persone responsabili e rispettose. Questo l’unico discrimine: il rispetto.

I musei sono nati così; dal desiderio di ricordare attraverso un oggetto, dal desiderio di collezionare rarità. All’inizio un’attività di pochi e fruibile per pochi che poi grazie alle idee illuministe del ‘700 fu aperta a un pubblico intellettuale. Oggi chiunque può avere accesso a quelle rarità, grazie a concetti come la tutela e la valorizzazione che si sono congiunti al concetto di cultura pubblica, per tutti. La cultura trasforma l’umanità in civiltà, ed è giusto perciò metterla a disposizione di tutti affinché la trasformazione sia totale e vera.

Le opere d’arte fanno parte di noi. Visitare un museo è tutt’altro che un’attività fine a se stessa. È un’esperienza molto più profonda.

Quando i visitatori sono in fila in attesa di entrare nel museo hanno un aspetto spesso stanco, impaziente, a volte intollerante. Nella loro mente frullano tanti pensieri legati all’immediato: fame, sete, dolore ai piedi, controllare il cellulare per leggere messaggi non letti, preoccupazioni legati al proprio presente. Portano in fila con loro tanti sentimenti, come malinconia, ansia, dubbi, paure, felicità, benessere, certezze, serenità. A volte questo crogiuolo di sentimenti scorre tutto insieme nel grande fiume della propria coscienza creando confusione in se stessi.

Poi entrano e la magia ha inizio. La Bellezza del passato investe i loro occhi, arriva allo spirito e lo prepara al racconto di uomini e donne che un tempo possedevano quegli oggetti. Si entra nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni di personaggi di spicco o anonimi. E lì parte l’identificazione delle vite e dei sentimenti. La profondità della visita al museo sta proprio in questo aspetto: quel crogiuolo di sentimenti e pensieri trovano collocazione ordinata insieme alle opere d’arte e a volte attraverso di esse i dubbi si sciolgono e le risposte arrivano. Le ansie vengono sopite, perché lo spirito è nutrito.

Non ci si sente più soli a provare quelle sensazioni, non ci si sente gli unici a vivere difficoltà e intemperanze. Visitare un museo è come in una sola volta visitare tanti parenti del passato. Quel luogo una volta esclusivo per pochissimi intellettuali diventa scrigno dove il visitatore prende posto tra i tesori, diventando parte di esso, anche se solamente per qualche ora. Un luogo in cui si sta bene nel passato per poi uscire e stare meglio nel presente. Un posto unico dove dialogare sottovoce con le menti degli uomini.

Per questo la visita museale è un’esigenza intellettuale, ancor meglio se diventa bisogno di molti. Non poterla fare ha permesso di valutarla come alternativa di svago, opportunità e privilegio alla propria portata, esperienza da considerare assolutamente come possibile bisogno.

È sempre così quando escludi qualcosa che hai sempre avuto a disposizione permette di rivalutarla, di pensarla, di sentirne la mancanza. Questo periodo di pandemia con le sue limitazioni ha permesso al singolo di ripensare a se stesso e alle sue abitudini e di proporsi nuovi scenari, alternative occasioni di intrattenimento. Visitare un museo è l’opportunità di entrare in un luogo per curare l’anima. Una possibilità irrinunciabile, grazie alla civiltà raggiunta.

Visitare un museo è l’opportunità di entrare in un luogo per curare l’anima. E, in questo periodo di ansie, paure, incertezze e perdite di riferimenti, non possiamo permetterci di considerare la cura dell’anima un lusso, una possibilità rinunciabile. )

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