Raffaello e Firenze, il trionfo della bellezza contro l’imbarbarimento. Per una musealità diffusa e innovativa

by Michela Conoscitore

All’indomani dei disordini che hanno colpito e devastato il centro della città, Firenze risponde con il trionfo della bellezza: a Palazzo Vecchio, nella Sala d’Arme, il sindaco Dario Nardella e l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi hanno inaugurato la mostra Raffaello e Firenze, l’omaggio del capoluogo toscano al genio rinascimentale di cui, quest’anno, ricorre il cinquecentenario della morte.

Curata da Valentina Zucchi e Sergio Risaliti la mostra, a metà tra il reale e il multimediale, racconta proprio il periodo che il pittore trascorse in città tra la fine del 1504 e l’inizio del 1505 fino al 1508, anno della sua partenza per Roma. Raffaello, proveniente da Siena, viene attirato a Firenze dal fervore artistico da cui la città era attraversata. Nelle botteghe e nelle piazze, in quel momento, i più grandi artisti stavano testimoniando con le loro opere un periodo senza eguali, quello del Rinascimento, che vide in Firenze il suo principale centro propulsivo. Dopo aver lavorato nella bottega del senese Pinturicchio, a Firenze l’Urbinate entra in contatto con il Ghirlandaio, il Sansovino, i Sangallo ma, soprattutto, Michelangelo Buonarroti e Leonardo Da Vinci. Entrambi gli artisti, in quel momento, erano al lavoro sui cartoni per i monumentali affreschi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Il David era stato da poco posizionato in Piazza della Signoria, e Raffaello lo ritrae in uno schizzo, stupefatto da quella potenza di pietra.

Perché, quindi, organizzare una mostra che lega il pittore alla città? Perché quando partì per Roma, Raffaello si era trasformato nell’inestimabile artista che oggi conosciamo, e questo grazie a Firenze. Come racconta Giorgio Vasari: “…né tacerò che si conobbe, poi che fu stato a Firenze, che egli variò e abbellì tanto la maniera, mediante l’aver veduto molte cose e di mano di maestri eccellenti, che ella non aveva che fare alcuna cosa con quella prima”.

La mostra che si pone come uno degli eventi conclusivi in questo anno di celebrazioni dedicate al maestro di Urbino, associa una musealità innovativa all’esposizione di una delle opere del periodo fiorentino di Raffaello, Ritratto di giovane donna in busto, prezioso prestito del Palais des Beaux-Arts di Lille, piccolo ritratto a matita che racchiude, nella sua semplicità, quel che l’artista apprese in città: si ravvisano echi leonardeschi, oltre ad un tratteggio molto sicuro nei lineamenti del viso della protagonista. La mostra è costituita anche dal filmato, realizzato da Art Media Studio con la supervisione di Valentina Zucchi, che racconta attraverso immagini e parole, riflesse sulle pareti imponenti della Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, i progressi e la permanenza a Firenze dell’artista: è un’emozione unica poter ammirare in questa modalità le opere di Raffaello, che a distanza di secoli conservano ancora intatta la propria potenza emotiva in grado di coinvolgere massivamente il visitatore.

Con l’assessore Sacchi ci siamo chiesti se fosse il caso inaugurare oggi la mostra dopo i disordini di ieri che hanno messo a ferro e fuoco la nostra città. Abbiamo deciso di farlo affinchè la cultura impedisca l’imbarbarimento della vita. La mostra, infatti, ci racconta l’origine dell’arte di Raffaello. Firenze aveva esercitato su di lui una grande influenza, e lo dimostra quest’esposizione evocativa e suggestiva”, ha affermato il sindaco Nardella. L’assessore Sacchi, sempre riferendosi ai danni inflitti alla città dai manifestanti, ha detto: “Raffaello invita alla concordia e all’unione, lui ci dona la capacità di giungere alle cose alte. La sua arte è in grado di emozionarci ancora, ed è un suo miracolo importante in questi tempi difficili”.

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