Santa Croce e il francobollo simbolo della Città del Fiore: la chiesa dell’estasi di Stendhal che ispirò de Chirico e suscita ancora sentimenti che non hanno nome

by Valeria Nanni

Ci sono luoghi diversi da tutti gli altri, sono quelli che hanno un forte potere evocativo. Sono luoghi in grado di suscitare sentimenti, sensazioni, emozioni. Proprio come se fossero una persona in carne ed ossa. Ed è così per Santa Croce a Firenze, la chiesa basilica francescana iniziata a costruire verso la fine del 1200 e terminata nella seconda metà dell’800 con la sapiente facciata neogotica. Ha suggerito a Giorgio de Chirico la pittura metafisica, ha scatenato allo scrittore francese Stendhal lo smarrimento di fronte alla bellezza artistica.

Riduttivo pensarla come luogo di culto, e parziale definirla come museo. Giusto denominarla come il “tempio delle itale glorie”, con cittadini che in esse trovano sepoltura o memoria. Ma non solo. Sta di fatto che Santa Croce ispira, oggi come un tempo. Ed è forse per questo che dallo scorso 30 giugno 2021 si trova un francobollo ad essa dedicato come simbolo della Città del Fiore. Dunque non il Duomo, non Ponte Vecchio, non gli Uffizi. Ma un luogo importante come storia, arte, artigianato, memoria di chi ci ha preceduto, che ancora oggi non lascia indifferente il turista attento.

La sua storia ci riporta al Medioevo quando esponenti dell’ordine monastico francescano, già attivi in città, decisero di insediarsi in uno dei posti più poveri e bisognosi di Firenze. Vi risiedevano gli operai sfruttati dalla potente corporazione dell’Arte della Lana, e quel luogo era maggiormente soggetto ad alluvioni da parte dell’Arno. In quel posto si decise di costruire una grande basilica, che permettesse la predicazione alle masse. Si affidò il progetto probabilmente ad Arnolfo di Cambio, allora architetto comunale, che la pensò in gusto gotico, la moda artistica del suo tempo proveniente dal nord Europa.

Tuttavia Santa Croce aveva in sé un destino glorioso, ben più grande del movente che aveva guidato i monaci per farla costruire. Attirava le masse e in un momento di espansione massima cittadina tra ‘200 e ‘300 divenne un cento molto importate e frequentato. Perciò le famiglie importanti fecero capolino aggiudicandosi le migliori sepolture in prima linea con cappelle ad esse dedicate e decorate dai migliori pittori e scultori del tempo.

Ecco riunite dunque in Santa Croce le primissime sepolture di importanti famiglie fiorentine medievali. Sono i potenti banchieri Peruzzi e Bardi, che ebbero niente di meno che gli affreschi di Giotto a nobilitare la memoria dei loro cari. Ma poi ci sono anche i nobili Velluti che commissionarono la decorazione ad affresco della loro cappella ad un maestro seguace di Cimabue. I Baroncelli e i Castellani addirittura vollero una cappella doppia per ciascuno, quasi una piccola chiesetta personale nella grande basilica, ed affrescata l’una da Taddeo Gaddi, discepolo fiore all’occhiello di Giotto, l’altra da suo figlio Agnolo Gaddi. Questi sono solo i nomi di famiglie più conosciute della storia medievale. Furono le prime ad essere costruite e collocate perciò tutte nella zona del transetto della chiesa, spazio perpendicolare alla zona dell’altare.

Ma prima di definirla chiesa pantheon “delle itale glorie” servono ben altri nomi, come Dante Alighieri, Niccolò Machiavelli, Michelangelo Buonarroti, Leon Battista Alberti, Galileo Galilei, Ugo Foscolo, Vittorio Alfieri, Giacomo Rossini, Enrico Fermi, solo i più noti. Ed eccoli lì riuniti con tombe o monumenti alla loro memoria. Come se Santa Croce si rivelasse un’unica grande casa dove sono eternamente compresenti persone che hanno forgiato la nostra cultura, la nostra memoria collettiva, che ci piacciano o no.


Sarà per questo rimbalzare nella mente dei loro scritti, delle loro gesta, delle loro opere artistiche, che Giorgio de Chirico, uscendo nella piazza antistante la chiesa concepì nel 1910 l’Enigma di un pomeriggio d’autunno, famoso dipinto che inaugurò un nuovo fare artistico, meno fisico e più “metafisico”.

Sarà per i diversi stili artistici di tutte le opere d’arte che oggi adornano Santa Croce, che lo scrittore Stendhal ebbe nella Cappella Niccolini interna alla chiesa una specie di estasi ma non mistica, bensì tutta estetica. Uno stato che poi più tardi fu definito come Sindrome di Stendhal dalla psicanalisi. Insomma Santa Croce non è un posto come tutti, e può rivelare sorprese mai pensate, può suscitare sentimenti a cui ancora non si dà nome.

Per ora la bolliamo, in un valore postale, come simbolo di Firenze, come parte di un progetto più ampio di esaltazione alla memoria di città d’arte italiane, dunque anche di Venezia, Roma, Milano, Napoli, Palermo. L’emissione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico ha riguardato sei francobolli ordinari del valore di 1,10 euro, della serie tematica “il patrimonio naturale e paesaggistico”.

Fabio Abbati, il bozzettista del francobollo dedicato a Firenze ha lavorato su una veduta deserta della facciata della chiesa dalla piazza antistante. Dopo il bollo Santa Croce vuole essere visitata, ancora e sempre, anche in tour individuale.

E l’artigianato? Santa Croce è sede della scuola del cuoio fiorentina. Maestri unici nel loro genere, come il luogo che li ospita o di cui fanno parte integrante, come eco del Trecento, oggi.

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