Trecento produttori italiani partecipanti, trecento sommelier, oltre tremila vini degustati di cui seicento premiati con le “Quattro viti”, venti con il Tastevin (il prestigioso premio che l’Associazione Italiana Sommelier conferisce a chi ha contribuito a imprimere una svolta produttiva al territorio di origine, a chi rappresenta un modello di riferimento di indiscusso valore nella rispettiva zona e a chi ha riportato sotto i riflettori vitigni dimenticati), ma anche premi speciali nella categoria “Freccia di Cupido” per i vini in grado di emozionare e nella categoria “Salvadanaio” per quelli con il miglior rapporto qualità/prezzo.
Sono questi i numeri più importanti di Vitae 2020, la Guida dei vini dell’Associazione Italiana Sommelier, che quest’anno è stata presentata per la prima volta nella Nuvola di Massimiliano Fuksas a Roma alla presenza del Presidente dell’AIS Nazionale Antonello Maietta e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Da sempre attenta non solo al riconoscimento dei migliori vini italiani, ma soprattutto ad offrire un quadro generale e attento sul panorama vitivinicolo italiano e sul suo stato di salute, quest’anno Vitae pone l’accento su un tema di grande attualità e di fondamentale importanza per il nostro territorio: la sostenibilità ambientale. Sono sempre più numerosi infatti i produttori che si dedicano a pratiche rispettose della natura e che riescono, in questo modo, a mantenere vivo l’immenso patrimonio vitivinicolo del nostro Paese. Pratiche che non solo consentono di tutelare il nostro territorio e le uve, ma che riescono a far emergere la vera natura del vino nelle sue numerose e forti identità.

Posiamo dire che se la parola chiave della guida Vitae 2020 è sostenibilità, per noi invece è identità. Perché quello che abbiamo visto lo scorso 26 ottobre a Roma non è stato un semplice schieramento di banchi d’assaggio, ma un vero e proprio spettacolo del vino, dove colori e odori non sono stati altro che le più belle sfumature delle identità di tutti quei produttori (qualcuno più affermato, qualcun altro invece più giovane) che continuano a far bene al nostro Paese. Vini eccellenti, qualcuno con etichette blasonate, altri invece più giovani e indipendenti, ma tutti fortemente identitari del territorio e del popolo a cui appartengono.
Impossibile assaggiare tutto, come sarebbe stato impossibile decidere cosa fosse più buono e cosa meno. Quando si va a queste grandi degustazioni forse l’unica soluzione è lasciarsi guidare un po’ dal caso, evitare le file davanti alle bottiglie più conosciute e puntare invece lì dove c’è poca gente o forse nessuno. Sono quelli i banchi dove puoi chiedere con calma al sommelier di consigliarti cosa provare (lui sicuramente ti dirà di provare tutti quelli che può servirti), di descriverti ogni singolo vino e in ognuno di loro scorgerai sempre un entusiasmo sincero nel parlarti di quei vini. Possiamo dire, infine, che la grande presenza di donne sia tra i sommelier che tra i visitatori è stato uno dei tratti distintivi e che ci è piaciuto di più dell’evento.