Goodbye Lenin! il film esistenziale sulla DDR

by Giuseppe Procino

Era il 2003 e Goodbye Lenin, pellicola interpretata da un giovane Daniel Brühl, faceva conoscere al mondo la vita all’interno della ex DDR. Non era il primo film a parlare dell’argomento ma era il primo che riusciva a superare i confini tedeschi guadagnandosi una candidatura ai Golden Globe e vari premi in tutto il mondo. L’universo della Repubblica Democratica Tedesca diventava pop, arrivando alle generazioni che non avevano vissuto quel momento storico o a chi lo aveva intravisto attraverso i servizi dei telegiornali.


Goodbye Lenin è la storia della famiglia Kerner che vive nella Berlino est. Il nucleo famigliare composto da due figli (Alex e sua sorella) e dalla loro madre Christiane, comunista convinta e assolutamente devota. Il patriarca della famiglia è fuggito nella Berlino Ovest con un’altra donna e non ha mai più fatto avere sue notizie. A pochi giorni dalla caduta del muro di Berlino, Christiane finisce in coma a causa di un infarto, coma che persisterà per otto mesi. Al suo risveglio, il mondo, la Repubblica Democratica Tedesca e le certezze politiche in cui lei credeva con assoluta fermezza non esistono più. Sapendo che il minimo shock potrebbe rivelarsi fatale per sua madre, Alex con l’aiuto di sua sorella e di un amico videomaker, s’impegna a mantenere segreta la caduta della DDR il più a lungo possibile ricreando un mondo saldamente radicato al passato.

Film agrodolce sul crollo delle certezze e delle convinzioni, Goodbye Lenin unisce la commedia all’argomento politico partendo dalla cronaca reale di un momento storico importantissimo. La statua di Lenin vola su Berlino, si allontana, saluta quasi la nostra protagonista femminile e dona il suo benvenuto a un mondo totalmente nuovo. Un po’ come il Felliniano Gesù Cristo all’inizio de “la dolce Vita”, ma meno simbolico.
Ostalgie: è questo il termine per definire questa nostalgia fatta di torpore e statico credo, un sentimento strano, per alcuni più che giustificabile, per altri invece una sorta di sindrome di Stoccolma.

Nel 2003 erano passati solo quattordici anni dalla caduta del muro e Wolfgang Becker cercava di smontare con intelligente ironia, questo meccanismo contorto raccontandoci il giorno dopo, la vita dopo aver subito per anni una dittatura senza dittatori ma anche le contraddizioni di una fede cieca che altro non è se non la paura. Meglio prima? Meglio adesso? Forse né uno né l’altro.
La strada che il regista sceglieva, era quella della leggerezza senza scadere mai nella pura commedia.


Goodbye Lenin è, di fatto, una satira sottilissima, una commedia in cui si ride a denti stretti che racconta le contraddizioni e le aspirazioni di un popolo costretto a vivere nella fede e senza porsi domande. Alla sua uscita, la pellicola, unificò il giudizio di critica e pubblico, ponendosi come novità più per l’ambientazione che per la storia in sé, che, nell’intreccio, non proponeva nulla di nuovo. Quello che colpiva e colpisce ancora oggi è la ricostruzione storica, la riproposizione fedele di quegli ambienti e di quei dettagli tipici di un paese in stallo. Alex si stupisce del capitalismo scoprendo che è fatto di televisione effimera, marche che lui prima non ha mai sentito nominare e soprattutto dalla Coca Cola che invade letteralmente la Berlino Est. Noi ci stupiamo con lui e riscopriamo la nostra attrazione per il vintage.


È un film assolutamente realizzato, scritto e interpretato in stato di grazia da cui emerge tutto il sentimento di confusione di una Germania che sta per compiere un salto nel vuoto. Ad accompagnare le immagini, le note efficaci di Yann Tiersen.

A distanza di sedici anni è un’opera che ha acquisito quasi lo status di film esistenziale. Rivisto con lo sguardo di oggi, sopiti gli entusiasmi per l’argomento storico, emerge completamente il dramma umano di ogni protagonista che vive nel proprio mondo fatto di cristallo, in cui la minima scossa può essere fatale. Goodbye Lenin è una pellicola in cui ognuno deve accettare i cambiamenti, non solo politici, ma anche personali. Ogni essere umano è costretto ad affrontarsi quando cambia la Storia. È questo forse l’aspetto più interessante del film di Becker: la caduta del muro è per i protagonisti la caduta del velo di Maya, la scoperta della verità.

Per celebrare i trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, il 5 e 6 novembre, la Satine Film, lo riporta nelle sale.

Se non lo avete mai visto o avete voglia di rivederlo, questa è la vostra occasione.

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