Euphoria, euphoria! Svetta la bandiera lilla. “Chi non ha dei limiti? Ognuno di noi, abile o disabile, ha dei limiti”. E si superano in mare aperto

by Fabrizio Stagnani

Polignano a Mare, Margherita di Savoia, Fasano, Ostuni, Carovigno, Isole Tremiti, Peschici, Zapponeta, Salve, Castro, Melendugno, Otranto, Maruggio, Ginosa e Castellaneta. Quindici le bandiere blu assegnate quest’anno alla Puglia, due in più della precedente stagione. Frutto, è vero, di tanta tutela e promozione, ma di fatto concesse dalla natura, dalla grazia della nostra terra che si fonde ora con morbida sabbia, massicce scogliere, poi insieme a dolci ciottoli tra il Mar Adriatico o il cugino Ionico. Ma le bandiere Lilla, invece, si conquistano! 

Già baciata dal vessillo blu, a Carovigno sabato 25 luglio presso il castello della cittadina, alle sette di sera, verrà attribuito, appunto, anche quest’ultima, la colorata di Lilla. Certificazione, ideata a partire dal 2012, che evidenzia meriti encomiabili al turismo pronto e capace nell’accogliere persone con disabilità. Riconoscimento nel riconoscimento, nel corso della stessa cerimonia, Marco Carani, dell’omonima Nautica di Ostuni, verrà insignito della carica di Ambasciatore del settore in Puglia.

A cosa si deve questa onorificenza? Prima di tutto in quanto eccelso ed impeccabile operatore turistico impegnato nel nolo ed ormeggio di imbarcazioni necessarie per andare alla scoperta delle nostre coste, ma soprattutto in quanto soggetto coinvolto nella battaglia per un turismo inclusivo, votato all’abbattimento di barriere architettoniche e sociali. Sotto le stelle dell’amore per la navigazione e l’altruismo smosso dai desideri di chi non potrebbe raggiungerne, è sua l’idea di Euphoria, natante registrato nel 2015 necessario ad ospitare diversamente abili e traghettarli felicemente e serenamente nel mezzo dello splendore del mare nostrum.

Chi glielo fa fare ad un imprenditore pugliese di imbarcarsi, è proprio il caso di usare questo termine, in un’impresa del genere? Di fatto non poi così tanto remunerativa per altro, già con la vita quotidiana stravolta dalle burocrazie, concorrenze, resistenze, attorniato da commercialisti dai denti a sciabola ed amministratori dal colletto alzato. La risposta c’è. Lo dovremmo provare a fare tutti, immedesimarsi. Aiuterebbe alla comprensione dell’altro, sempre. O dalla nascita, o per sorte avversa lungo il corso della vita, piombati su di una sedia a rotelle, afflitti da chissà quale distrofia, assorti in vai a vedere tu che mancanza, così le chiamano, del sistema cognitivo o percettivo.

Persone che necessitano di supporto altrui in una società che già macina quelli sani, così li chiamano. Anche solo essere consapevoli di aver bisogno di aiuto non è facile! Proseguendo l’immersione dell’immedesimazione, può servire anche solo rimanere a riva. Risulterebbe sufficiente una stecca al dito di una mano per una lesione fortuita a non renderci capaci di aprire un barattolo di fagioli, o quanto meno a rendercelo arduo. E già li sarebbero improperi alla sfortuna e/o “gasteme” a santi immaginari. Figuriamoci prendere coscienza che non si potrà camminare mai più o che sarà impossibile provarne le brezza. Sapere, pur volendolo perdutamente, che mai nessuno ti lascerà pilotare una barca perché “affetto” da sindrome di down. Ora basta ad andare in profondità. Torniamo in superfice. Il porticciolo di Villanova, ai piedi di Ostuni, dopo qualche baretto, un fragrante panificio e due pescherie, un serafico pontile è pronto ad accogliere questi ospiti speciali. In una vita piena d’impedimenti, nulla ostacola l’incedere, il proseguire all’arrivo.

Un gazebo protegge dal sole, dell’acqua rinfresca senza che nessuno, come purtroppo ancora capita, si incuriosisca, alluda o al tempo stesso si rammarichi sperticatamente di fronte ad una apparente diversità. Tutto va …normalmente. Poi la chiamata del Capitano Marco Carani, rassicurante già nelle sue forme, accogliente dalla sua inflessione cantilenante di brindisino macchiata. E’ già tutto pronto e collaudato, la passerella, le sicure certificate. Si sale a bordo. Una ciurma variegata, descriviamola in questo modo.

Così come su altre imbarcazioni ci sono coppie litigiose, il solitario, quello pignolo, la paurosa o il detestabilissimo saccente, su Euphoria salgono naviganti con la SLA, paraplegici o autistici. Il mare roba da ferro da stiro, ai controlli il Comandante di vascello, figlio del buon Carani. L’emozione è già visivamente e magneticamente di più di una qualsiasi partenza. Gli accompagnatori si stringono ai loro assistiti. Superate le colonne d’Ercole del porticciolo turistico di Villanova, la distesa di blu che si cuce con il celeste, prima mare poi cielo, è da sindrome di Stendhal.  Qualche miglio dalla costa ed il motore smette di far schiumare il pelo dell’acqua. Il silenzio, lo iodio frizzante che pervade i sensi, qualche fetta di sole che fa breccia dalla capannina, il morbido dondolio, l’orizzonte a due passi ed esplode la gioia, l’emozione di persone che mai sarebbero riuscite a provarla, quella in particolare, se non grazie ad Euphoria ed ai Carani.

E’ solo questa la risposta al quesito imprenditoriale iniziale, regalare la voglia di vivere, di continuare a volerlo fare…nonostante tutto, più forti di altri perché temprati, più felici perché contenti anche di poco. 
A seguito di un incontro dal finestrino di una vettura capitata a Villanova anni addietro, Marco Carani, per il testo “Io non so vivere senza la vita”, per i tipi della “Adda Editore” nel 2017, raccontava: “Dopo una breve chiacchierata, ci siamo salutati con la promessa di fare il possibile per esaudire questo suo desideri. Ho avuto un momento di profondo disagio. Mi sono seduto all’ombra del gazebo e, guardando l’orizzonte, pensavo tra me e me: “Massimo ha dei limiti, è vero. Ma perché impedirgli di sognare a vivere il mare!” Ho pensato che bastasse poco per superare i suoi grossi limiti fisici. Mi sono chiesto: “Chi non ha dei limiti? Ognuno di noi, abile o disabile, ha dei limiti e questo, inizialmente ci spaventa. Sembrano insormontabili fino a quando non ne prendiamo coscienza e riusciamo a trovare il coraggio necessario per superarli, per guardare oltre. Massimo desiderava guardare oltre!” L’estate è passata in fretta e non ho più rivisto Massimo. – aveva solo espresso il desiderio di stare all’area aperta, salendo in barca per stare in mare – Parlando con amici, ho saputo di un aggravamento. A settembre Massimo ci ha lasciati, con il mare negli occhi e la voglia di navigare nel cuore. Non ha fatto in tempo a realizzare il suo sogno!”  Adesso quel sogno ha un nome, EUPHORIA!

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