Pietro Resta, alias Wikipedro: “Firenze è come una mamma, ma ora dobbiamo difendere la salute”

by Michela Conoscitore

L’intervista si è svolta rigorosamente al telefono. “Si dà il buon esempio”, mi ha scritto, quando ci siamo accordati via e-mail, trovandomi completamente d’accordo. Pur essendo nella stessa città, Firenze, in questi giorni in cui la pandemia da Covid-19 ha imposto, per la sicurezza di tutti, ‘relax’ forzato, si stanno sperimentando accorgimenti alternativi per svolgere il proprio lavoro da casa.

Il mio interlocutore è Pietro Resta, alias Wikipedro, che ha cominciato la sua avventura social tre anni fa, con uno dei suoi primi video, postato su Facebook, dove ha svelato ai suoi follower curiosità su Piazza di Santa Maria Novella. Ogni settimana, racconta Firenze con i suoi video ricchi di aneddoti, spunti e sorprese su una delle città più amate d’Italia, e forse conosciute solo superficialmente. Seguendolo da tempo, ho pensato immediatamente a lui perché in questo particolare frangente in cui ci troviamo tutti, si pensa spesso a cosa si vorrà fare quando, in primavera, torneremo attivi e con la voglia di vedere cose nuove.

bonculture ha intervistato Pietro per farsi raccontare la sua esperienza di divulgatore di bellezze fiorentine, e per dare l’opportunità a tutti di scoprire angoli nascosti della sua città, guidati dal suo amore per Firenze:

Pietro, come la stai vivendo la città in questo momento?

Eh, non la sto vivendo Firenze perché sono chiuso in casa. In questo momento passa tutto in secondo piano, bisogna pensare alla salute. Stando a casa si difende la nostra salute, quella degli altri e, soprattutto, si ha rispetto per quelle persone che stanno lavorando negli ospedali e che stanno soffrendo. Quindi, anche per loro dobbiamo assolutamente rispettare le regole che ci sono state imposte, e che sono giuste. Comunque la sto vivendo male, sono con lo skateboard in casa! Questi primi due giorni sono di follia, ho deciso di non fare niente. Al massimo, fare evoluzioni umane con lo skateboard. Da domani, però, mi metto sotto. Dobbiamo, comunque, pur restando a casa, usare questo tempo e farlo fruttare in qualche modo.

Come nasce l’avventura di Wikipedro?

Nasce da un bel fallimento: parte tutto con un blog malriuscito su Firenze, perché in quel periodo affittavo un appartamento su Airbnb, volevo creare un’altra fonte di reddito. Così ho aperto un blog per convincere le persone che guardavano i miei video, ad affittare casa mia per le loro vacanze. Non ne è venuto nemmeno uno, e ho pensato qui devo cambiare qualcosa! Così ho tolto l’appartamento dalla pagina Facebook, tolto l’annuncio, e di ho continuato a fare video solo per il gusto di farlo, per divertimento e per far conoscere la città in maniera totalmente diversa, più romantica, più spensierata, più vera ecco.

Ti si può definire l’Alberto Angela fiorentino?

No, per l’amor di Dio! Una volta, uno mi ha detto: “Te sei un misto tra Piero Angela e Pio e Amedeo”. Non sono né Piero Angela, né un laureato o uno storico. Sono semplicemente un ragazzo che ama fare video e si diverte, e che ha trovato un argomento che non aveva trattato nessuno. Sto cercando di trasformarlo in lavoro, e continuare a divertirmi.

Come ti prepari per un tuo video?

Prima di tutto, trovo l’argomento che è la cosa più difficile ma anche più stimolante. Poi c’è lo studio della parte storica, e quella voglio che sia fatta bene: per farlo, utilizzo libri, internet, amici guide turistiche, mi’ nonno, i vecchini di Santo Spirito. Rubo un po’ qua e un po’ là, e rielaboro a modo mio. Quella è la seconda parte della preparazione, quella romanzata, che è tutta farina del mio sacco.

Hai nominato tuo nonno, e nei tuoi video, spesso, compare tua nonna. Loro rappresentano la memoria storica della città, quindi la Firenze che era, mentre tu incarni la città contemporanea. Come si incontrano questi due aspetti?

Più che altro si scontrano. Sono rimbombato dai racconti di mio nonno, che mi parla delle botteghe degli artigiani, di com’era Firenze negli anni Sessanta e Settanta. È cambiata molto, gli anziani tendono sempre ad avere nostalgia dei propri tempi, però il mondo cambia e quindi dobbiamo anche adeguarci ai cambiamenti. Mi affascina molto la Firenze del passato, spesso mi chiedo come poteva essere nel Quattrocento, ma anche prima della guerra o quando è diventata capitale d’Italia. Vado alla ricerca di immagini, mi documento per scoprire com’era nel Seicento, nel Settecento, non pensando solo all’epoca medicea. Mi appassiona molto.

Ora che la maggior parte di noi è a casa, e siamo impossibilitati a viaggiare o visitare musei, puoi suggerire un tour virtuale di Firenze?

Sicuramente mi concentrerei sui posti meno turistici del centro, come l’Oltrarno partendo da Ponte Santa Trinita o da Ponte alla Carraia e arrivando in Santo Spirito o a Piazza del Carmine. Oltrarno è rimasto l’unico quartiere popolare di Firenze, abitato da fiorentini. Ci si trovano cose che non sono facili da comprendere per un turista, ma forse nemmeno per un fiorentino. Qui ci sono musei anche molto importanti, ma che vanno sempre in secondo piano rispetto a quelli più famosi. Che non sia molto frequentato è anche un bene, perché si mantiene l’identità della città. Io dico sempre che l’Oltrarno è per pochi. Sarebbe interessante anche un tour nelle botteghe degli artigiani o visitare la storica Fortezza da Basso. Comunque, cercherei di prediligere l’Oltrarno. Poi se uno vuole uscire fuori da Firenze, c’è Fiesole.

Cos’è per te Firenze? Puoi usare tre aggettivi

Firenze io l’ho sempre vista come una mamma, allora io dico: meravigliosa, chiusa e permalosa. Meravigliosa, è chiaro perché è meravigliosa, chiusa perché purtroppo è chiusa alla sua bellezza, è quasi una condanna. Ma pure i fiorentini sono chiusi, mi ci metto anche io dentro, non siamo molto elastici e aperti mentalmente. Credo che Firenze debba essere aperta al mondo e ai cambiamenti. Perché se si rimane fermi, poi subentrano quelli che dicono: “Eh, ma Firenze è sempre uguale”, “Eh ma ci sono troppi turisti”. Credo che in un momento come questo, i turisti li rimpiangiamo. Quanto ci mancano i turisti ora, e quanto li infamiamo durante l’anno? Comunque, l’esser chiusi è una caratteristica un po’ di tutti i toscani, non solo nostra. Poi Firenze è permalosa, perché non accetta critiche o modi di pensare diversi. Quindi è una città che rispecchia i suoi abitanti.

Qual è il posto a cui sei più affezionato della città?

Cambia sempre: in questo momento particolare è Ponte Santa Trinita, un luogo dove mi sento in pace e dove posso ammirare la città da tutte le sue angolazioni, la si vede tutta. E poi ci batte sempre il sole. Se mi richiami tra un anno, probabilmente te ne dirò un altro.

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