L’ultimo sorriso di Antonio Trisciuoglio, radicale convinto, liberale autentico e laico tollerante

by Micky De Finis

La prematura scomparsa di Antonio Trisciuoglio lascia un vuoto nella nostra comunità in cui seppe sempre distinguersi per il suo lucido impegno civile.

Le tracce di quella sua attenzione, sempre costante e generosa, sui temi più divisivi e scottanti dei conflitti sociali si ritrovano già nella sua giovinezza.

Ne parlo non solo per aver conosciuto molto bene Antonio, ma soprattutto perché credo sia difficile trovare qualcuno che non ne apprezzasse le qualità morali ed intellettuali, lontane anni luce dal perbenismo imperante e riposte in quella sua vocazione direi genetica, una passione consumata con tenacia ogni giorno della sua vita.

Una linea di pensiero la sua che poi diventerà assidua ma che nasce presto, intorno alla fine degli anni ‘60, subito dopo il “maggio parigino”, tra le fila della gioventù liberale.

Eppure, già in quel partito, storica formazione guidata da Giovanni Malagodi, Antonio spingeva molto, lo ricordo bene, affinché le proposte per affrontare le questioni di fondo della società italiana, ancora in affanno nella ricerca di un taglio moderno, prendessero pieghe diverse dalle grigie liturgie politiche di quel tempo.

Erano temi complessi, tremendamente dirompenti: dal divorzio, all’aborto, dal sistema di vita dei detenuti nelle carceri, all’uso delle droghe leggere, per non dire poi dei diritti delle donne.

Ci si confrontava molto in via De Mita, spesso in maniera aspra ma sempre schietta, anche con Lucio Miranda, Saverio Di Iorio, Paolo Manzi, per citare solo alcuni dei protagonisti di quel momento intenso ed autentico.

Evidentemente Antonio, si capì subito, aveva nella pelle un modo diverso di concepire la politica e di guardare oltre. Era irrefrenabile in lui quell’ansia interiore che lo portava naturalmente ad affrontare di petto i problemi e viverli dal di dentro, senza pesi e senza contrappesi. Fu così che Antonio si allontanò da quell’esperienza in cui pure si era formato dando anche tanto, per abbracciare Marco Pannella e le sue battaglie per la difesa dei diritti civili. Un sodalizio che non finirà mai.

Gli altri, quasi tutti, rimasero lì, me compreso, salvo poi imboccare negli anni

strade diverse.

Quella di Antonio fu una scelta molto diretta e consapevole che riuscì ad interpretare subito con un solido impegno e che seppe professare senza limiti, ovunque serviva la sua testimonianza, soprattutto in Puglia ed a Foggia in particolare, dove ha vissuto scontrandosi apertamente contro il muro di gomma che in quegli anni si alzava in una città chiusa su se stessa.

Era un periodo difficile e delicato per l’Italia. Da un lato, nel loro risvolto tragico, furono gli anni centrali della strategia della tensione, del terrorismo rosso e nero, dall’altro si attraversavano anni di grande trasformazione della nostra società.

Un cambiamento che iniziava a dar voce ai movimenti femministi, ai diritti degli omosessuali, poi la legge sul divorzio e il referendum sull’aborto mentre sullo sfondo rimaneva la grande incapacità di adattamento del tessuto collettivo del Paese per prepararsi alle grandi sfide.

In tutte queste lotte Antonio Trisciuoglio restò sempre in prima linea, fuori da quegli schemi così stridenti anche con le sue scelte di vita, contrastanti con lo stesso profilo delle sue radici familiari, dichiaratamente di rango alto borghesi, figlia della cultura del latifondo del secondo ‘900.

E tuttavia, mai un’opzione di convenienza nel suo percorso, mai un cedimento sui principi che portava dentro quell’anima libertaria ed illuminista.

Lui lascia l’impronta nitida del radicale convinto, idealmente aperto ai nuovi fermenti interclassisti che misero in crisi i vecchi totem, inaugurando le prime stagioni di cittadinanza attiva.

Di lui voglio ricordare anche il tratto elegante che traspariva in ogni suo gesto, in ogni parola che alternava nella mitezza del temperamento e nella fermezza delle proprie idee.

Un liberale autentico, un laico tollerante, capace di non trasformare la sua laicità in una religione civile, perché il suo garbo era stampato in quel sorriso, dolce e discreto.

Una persona speciale che solo chi lo ha conosciuto, apprezzato, stimato ed amato non potrà dimenticare.

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