«La subcultura mafiosa alligna e prospera dove la cultura vera tace». Nunzio Angiola e le proposte del Terzo Polo

by redazione

Onorevole Angiola, siamo alla fine di una campagna elettorale molto intensa e -immaginiamo- faticosa. Come sta?

Molto bene, grazie. La fatica è stata tanta, anche perché l’irresponsabilità di Conte, Salvini e Berlusconi ci ha costretti a un voto quasi balneare. Ma è stata tanta anche la soddisfazione. Perché la campagna elettorale spazza via quella bolla autoreferenziale in cui spesso vive la politica, ti rimette in contatto con la gente vera e la vita vera e la sua bellezza.

In giro si avverte tanta preoccupazione e forse anche della rassegnazione. L’ha incontrata anche lei?

Sì, certo. Il muro dell’indifferenza e della rassegnazione è stato l’autentico protagonista di questa campagna elettorale. Penso che l’impegno di tanti del Terzo Polo, dai leader ai candidati ai militanti, abbia contribuito, se non a farlo crollare, a incrinarlo e in parte sgretolarlo. La volontà del Paese non era certo quella di interrompere la legislatura sei mesi prima, né quella di relegare agli affari correnti l’Italiano più rispettato e autorevole al mondo. Per questo speriamo che i cittadini puniscano chi ha recato loro offesa.

Però Giuseppe Conte sostiene che l’Agenda Draghi è il nulla…

Penso che il nulla sia l’unica cosa di cui Giuseppe Conte si intenda. Ma questo vacuo vanesio si è spinto persino oltre, affermando che Draghi (Mario Draghi!) sarebbe un pericolo per la democrazia. Scandaloso. D’altronde non penso sia il caso di attardarsi su una figura così caricaturale, che giustamente un uomo intelligente come Marco Follini ha definito l’Achille Lauro del terzo millennio. E ‘o comandante, almeno, si procurava i voti con i soldi suoi, non con quelli dei contribuenti.

Lei usa spesso parole dure nei confronti dei Cinquestelle, però nel 2018 è stato eletto con loro. E’ il rancore dell’apostata?

Caso mai l’amarezza del deluso. Io non sono mai stato un attivista Cinquestelle. Luigi Di Maio contattò me e altri perché, dopo l’anarchia confusionaria delle origini, le rappresentanze parlamentari del Movimento avessero un minimo di qualificazione. Ma fu subito chiaro che il nostro ruolo doveva essere unicamente ornamentale, e che i luoghi di decisione sarebbero stati riservati ai soli adepti. Così, di fronte a scelte catastrofiche e irresponsabili come il no allo scudo penale per i commissari dell’Ilva, sono andato in più spirabil aere. Ma non ho alcun rancore.

Parliamo di cultura: nei momenti di forte emergenza sociale, ieri con la pandemia, oggi con la guerra e la crisi energetica, il settore passa un po’ in secondo piano, perché ritenuto meno importante. Ci si concentra maggiormente sull’economia, sulla sostanza. E’ così?

La cultura è sostanza. E ce n’è tanto maggiore bisogno quanto più i tempi sono difficili. Sa, durante la seconda guerra mondiale proposero a Winston Churchill di tagliare i fondi di sostegno al cinema per usarli per lo sforzo bellico. La risposta del leggendario premier fu: se non sostenessimo la cultura, per cosa diavolo staremmo combattendo? Ecco, noi abbiamo più che mai bisogno di cultura. E -aggiungo- di bellezza, di estro, di sogno. Perché non sono opzionali, ma fondamentali. Come è fondamentale la formazione. Mi creda, i danni terribili procurati dalla pandemia con la cancellazione degli spettacoli dal vivo e la didattica in remoto, in Puglia praticata oltre ogni limite di decenza, dureranno lustri. Sono settori in cui intervenire con immediatezza e consistenza.

Parliamo di formazione, allora. Le proposte del Terzo Polo sono piuttosto spinte…

Noi proponiamo l’innalzamento dell’obbligo scolastico a diciotto anni, l’allineamento degli studi medio superiori al quadriennio come in altri Paesi europei, un significativo aumento delle retribuzioni degli insegnanti, ma non in modo automatico e a pioggia, bensì legandolo a logiche di merito, che è per noi la stella polare di tutta la vita associata. E vogliamo potenziare fortemente gli ITS, è a dire la formazione professionale di qualità, legata fortemente alle figure di cui le imprese hanno bisogno. Però questo non si può fare con il vecchio sistema dell’istruzione professionale, che oggi è guardato dall’alto in basso, con molti Istituti che ritengono che l’insegnamento di un mestiere possa essere sostitutivo della conoscenza della lingua e della cultura generale. In realtà la scuola è innanzitutto un luogo dove ci si forma una coscienza, dove si diventa cittadini. Non è una azienda che sforna manodopera, ma una fabbrica di società.

L’antagonismo licei-professionali (a Foggia si direbbe zucagnost e ciaccafirr) non è un retaggio classista?

C’è indubbiamente il radicato pregiudizio di una presunta superiorità della cultura umanistica su quella tecnico-scientifica e dell’attività intellettuale su quella manuale. Una divisione antistorica, che credo inadeguata a un Paese moderno. Ma, come ha detto di recente Carlo Calenda, con la consueta chiarezza e ruvidità, noi dobbiamo affrontare la realtà di una istruzione professionale che in troppi casi lascia gli studenti con impressionanti lacune in alcune discipline fondamentali. Come dicevo, abbiamo bisogno, al contrario, di un’istruzione professionale assai qualificata, come quella oggi rappresentata dagli Its. Prenda un esempio virtuoso della nostra realtà locale come l’Apulia Digital Maker, nata a Foggia e poi sviluppatasi nell’intera Puglia: qualcuno può pensare che le competenze digitali acquisite da quelle ragazze e quei ragazzi non siano accompagnate da idee creative? Da curiosità di conoscenza? E molti degli iscritti a quella scuola ricevono proposte di lavoro ancora prima di conseguire il titolo.

Ma forse questo è il suo punto di vista di docente di Economia Aziendale, la materia che insegna da vent’anni all’Univerità di Foggia…

Certo, e ne vado fiero, come vado fiero del mio diploma di ragioniere. Ma questo non mi ha impedito di impegnarmi con successo per ottenere che l’Appia Antica fosse dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, o il ripristino della ferrovia storica Rocchetta Sant’Antonio-Santeramo in Colle, o perché la provincia di Foggia ottenesse la sua prima Ico, Istituzione Concertistico Musicale, con la magnifica Orchestra Suoni del Sud. Proprio stasera tengono il loro concerto inaugurale, con l’omaggio a Umberto Giordano  e non me lo perderei per tutte le campagne elettorali del mondo.

A proposito di campagne elettorali, lei non chiude con il classico comizio, ma con un appello al voto accompagnato da un suo collega docente universitario che è anche uno scrittore e un critico letterario. Come mai?

Semplice: crediamo che una campagna elettorale debba saper intercettare e comunicare la bellezza. Trifone Gargano, che stasera in Corso Cairoli ci onorerà della sua presenza, non è solo un docente universitario di vaglia (insegna “Sport nella letteratura” a Bari, ndr) ma anche un affascinante amico della poesia e dei poeti. Il suo Dante pop e rock è un autentico gioiellino. Ma si occupa anche, e non per caso, di educazione civica. La cultura, anche nei suoi aspetti di puro diletto o intrattenimento, è sempre consapevolezza, è sempre civiltà.

E lei ha detto che serve a combattere la criminalità, giusto?

Assolutamente sì. La subcultura mafiosa alligna e prospera dove la cultura vera tace. Contro la mafia servono certamente sanzioni, scioglimenti, interdittive, bonifiche severe e radicali, indagini processi. Ma sono indispensabili cultura, formazione, spirito civico. E soprattutto lavoro qualificato e correttamente retribuito. Perché nessuno nasce criminale.

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