Storia di Natalina, la piccola mendicante che stava per morire di freddo

by Carmine de Leo

L’area più antica della città di Foggia, quella specie di testa di cavallo  che si sviluppa pressappoco tra le attuali Via Manzoni e Corso Garibaldi raccoglie, dietro le mura di vetusti palazzi e piccole casupole antiche ormai diroccate, tantissime storie, che col passare degli anni si sono arricchite sempre più di elementi e note di folclore per diventare ormai leggende.

Una di queste, riportata ed narrata proprio nei giorni delle feste natalizie  di voce in voce, da nonni a nipoti e così via, è quella di Natalina, una piccola mendicante foggiana.

Natalina sostava in tutte le stagioni al caldo, al freddo ed al gelo, per chiedere l’obolo, in una delle strade più vecchie del nostro centro storico, Vico Scalella, stradina oggi scomparsa  che si sviluppava pressappoco con lo stesso percorso dell’attuale Via Mele.

Questa piccola strada era caratterizzata, come annuncia il suo stesso nome, da una vecchia scalinata che saliva da Corso Garibaldi, già stradone della Madonnella, verso la Via Maestra di Sant’Angelo, toponimo oggi sopravvissuto, seppur con qualche storpiatura!

La scalinata superava il dislivello lasciato dai terrapieni delle antiche difese della città di Foggia e scorreva tra le vetuste mura del palazzo Vidman. oggi scomparso e già nel luogo ove fu poi costruito il palazzo del Governo e l’antico convento femminile delle suore Crostarosiane con l’annessa chiesetta del SS. Salvatore.

Natalina, sostava proprio nei pressi di quest’ultima chiesetta e la scalinata del vicolo rappresentava con i suoi scalini un ottimo sedile di pietra per la povera medicante.

Le scalette del vicolo erano inoltre un passaggio molto frequentato per raggiungere il vecchio centro della città e quindi la possibilità di raccogliere qualche monetina era più concreta !

La piccola Natalina era conosciuta da tutti e, naturalmente, anche dalle vicine suore Crostarosiane del monastero, che spesso le donavano anche dei piccoli ritagli di stoffa e qualche loro abito dismesso.

Con questi piccoli doni la madre di Natalina gli confezionava dei vestitini di fortuna, tanto che la piccola mendicante pareva una minuscola monachella e la sua condizione laicale era tradita soltanto dai suoi lunghi capelli scuri, per il resto essa somigliava davvero ad una piccola novizia.

Passavano gli anni, l’estate e gli inverni, persi entrambi i genitori Natalina restò orfana e, più povera di prima, continuò a mendicare sulle scalette accanto al convento.

La sua faccina, incorniciata dagli abiti scuri, appariva più bianca del solito e solo i suoi occhioni brillavano ancora quando qualche buon passante le porgeva una monetina.

I digiuni, le fatiche e soprattutto il freddo intenso di un inverno più rigido di altri avevano ridotto Natalina allo stremo ed una mattina di dicembre i soliti passanti non trovarono più la piccola mendicante al suo posto.

Si sparse la voce che la poveretta, per il troppo freddo, aveva reso l’anima a Dio, ma non era così, le buone suore del SS. Salvatore avevano accolto Natalina nel loro monastero onorando il suo nome proprio nel mese del Santo Natale!

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