L’omaggio dell’Accademia di San Luca a Raffaello

by Claudia Pellicano

Su una delle tombe più illustri del Pantheon è possibile leggere un’iscrizione di Pietro Bembo che racchiude con straordinaria sintesi la grandezza di un artista entrato da subito nel mito: Qui giace Raffaello dal quale, mentre era in vita, la Natura temette di essere vinta e, quando morì, temette di morire anch’essa.

Il 6 aprile 1520, giorno del suo compleanno, quasi a voler corroborare la leggenda sulle proprie origini divine, si spegneva a Roma il protagonista di uno dei periodi di massimo fulgore per l’Italia, lo bello figliolo la cui morte di una febbre continua e acuta è stata romanticamente attribuita alle conseguenze di scorribande amorose, a testimonianza, e giustizia, di una natura molto umana, oltre che divina.

L’Accademia di San Luca, in occasione del cinquecentenario della scomparsa di Raffaello Sanzio, ospita in questi giorni una mostra dedicata alla figura dell’Urbinate e alla formidabile funzione di modello esemplare che ha svolto e che continua a svolgere nella formazione e nella crescita professionale degli artisti. L’esibizione, curata da Francesco Moschini, Valeria Rotili e Stefania Ventra, ha ufficialmente aperto al pubblico il 22 ottobre e proseguirà fino al 30 gennaio 2021.

La mostra esemplifica la figura di Raffaello come inesauribile fonte d’ispirazione nella cultura e nella didattica accademica, a cui innumerevoli pittori hanno attinto nel corso dei secoli, in un percorso espositivo che ne evidenzia il ruolo di paradigma nelle competizioni artistiche e di mediatore tra antico e moderno. Modernissimo, ma costantemente in dialogo con l’antichità, insensibile all’usura del tempo, Raffaello rimane un Maestro per la sua capacità di restituire il carattere, la sensualità, le aspirazioni e le fragilità dei personaggi che ritrae e che spesso conosce nel fondo della loro anima.

Fin dalla sua fondazione, l’istituto lo ha eletto punto di riferimento ideale, come testimonia la pala raffigurante San Luca che dipinge la Vergine, tradizionalmente attribuita all’Urbinate e scelta come icona rappresentativa dell’Accademia. Uno degli emblemi della sua influenza è sicuramente Il Trionfo di Galatea ad opera di Pietro da Cortona, fiore all’occhiello dell’Accademia, copia e tributo dell’originale custodito a Villa Farnesina. Apoteosi della ninfa come trionfo dell’amore vero, un soggetto caro all’iconografia del Rinascimento, in cui i due artisti si sono cimentati in una competizione ideale che attraversa il tempo e lo spazio. 

L’Accademia di San Luca è, tra le altre cose, in possesso di un teschio rimasto a lungo un misterioso oggetto di venerazione. Si dice che persino Goethe, durante il suo soggiorno in Italia, affascinato dalla leggenda che voleva il cimelio appartenente allo scheletro di Raffaello, si sia procurato un calco in gesso molto in voga all’epoca e di cui circolavano numerose copie. L’alone di mistero è perdurato talmente a lungo che nell’Ottocento si è resa necessaria una riesumazione della tomba al Pantheon che ha rivelato dei resti perfettamente integri e l’inautenticità del teschio.  

Campione di sprezzatura, come definito dall’autore del Cortegiano, la modernità dell’Urbinate si evince anche dal rapporto con la storia e la tradizione italiana. Raffaello non è soltanto un artista insuperato, ma anche un umanista preoccupato di preservare il patrimonio artistico italiano. Nella lettera a Leone X scritta a quattro mani con Baldassar Castiglione scopriamo un artista sconcertato dinanzi alla visione del cadavere di quella nobil patria, che è stata regina del mondo, così miseramente lacerato. Raffaello aggiunge Ma perché ci doleremo noi de’ Goti, Vandali e d’altri tali perfidi nemici, se quelli li quali come padri e tutori dovevano difender queste povere reliquie di Roma, essi medesimi hanno lungamente atteso a distruggerle?
I due amici chiedono al papa di porre un freno a questo scempio e rendere illegale la pratica delle spoliazioni di reperti antichi, che ha impoverito Roma e ridotto la capitale più bella del mondo praticamente a una cava. Un’attenzione per il bene comune che rimane uno dei suoi insegnamenti e lasciti più importanti.

L’ingresso alla mostra è gratuito, previa prenotazione obbligatoria a mostraraffaello@accademiasanluca.it

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