La libertà del linguaggio complesso

by Roberto Pertosa

“Ciò che scrivi è troppo lungo, è troppo tecnico, è troppo specifico, troppo complesso, troppo impegnativo, troppo… troppo…troppo!”

Certo, la capacità di semplificare è un talento, una delle fondamentali caratteristiche dei veri comunicatori.

Costoro hanno senz’altro una visione sistemica e sono capaci di semplificare la complessità senza mai banalizzarla o senza mai omettere informazioni preziose e basilari.

La semplicità è la suprema sofisticazione, affermava Leonardo Da Vinci.

Quando mi trovo alle prese con un argomento estremamente complesso, relativamente alla mia professione, il mio intento è sempre quello di elaborare, in breve tempo, una soluzione o una versione che abbia la capacità di sviluppare un susseguirsi di semplificazioni successive.

Il semplificare ha il fondamentale scopo di mostrare la bellezza e l’efficienza della semplicità in modo da guardare attraverso e, soprattutto, oltre quella complessa costruzione che edifichiamo ogni qualvolta dobbiamo affrontare un tema di non facile comprensione, per giungere a una spiegazione accessibile a tutti.

Ma la capacità di semplificare non ha nulla a che vedere con un impoverimento del linguaggio. Non ha nulla a che fare con l’incapacità di ascoltare e di decodificare linguaggi complessi.

Non ha nulla a che vedere con il semplificare l’ortografia, abolire i generi, i tempi, le sfumature, e tutto ciò che possa creare la complessità della libertà di pensiero. Questo provocherebbe la distruzione dell’elaborazione di un concetto autonomo, rendendo le masse incolte e più facilmente manipolabili.

Il calo del livello medio di intelligenza nei paesi più sviluppati, come numerosi studi negli ultimi decenni dimostrano, potrebbe essere infatti in parte attribuito al restringimento del campo lessicale.

La diminuzione del vocabolario usato riduce, infatti, anche le sottigliezze del linguaggio che consentono di sviluppare e formulare un pensiero complesso.

Eliminare una parola significa in sostanza promuovere l’idea che il concetto che esprimeva non esiste più. Dà origine a un pensiero limitato nel presente, ancorato al momento, incapace di trasmettere proiezioni, privo di coniugazione nel futuro, di temporalità, di una successione di elementi nel tempo, che siano passati o futuri, tutti colpi fatali alla sottigliezza dell’espressione.

Meno parole, meno capacità di esprimere emozioni. Minore opportunità di pensare, e conseguente incapacità di tradurre le emozioni in parole.

Senza parole per costruire il ragionamento il pensiero complesso è ostacolato, reso impossibile. Più povera è la lingua, meno pensiero critico esiste.

Per cui leggete, parlate, scrivete i vostri pensieri, manifestate le vostre sensazioni, esprimete le vostre opinioni, le vostre idee, praticando la lingua nelle sue forme più svariate, più complicate, se ne siete capaci, soprattutto complicate, e non con citazioni sterili, vuote e decontestualizzate, siate anche ermetici, ma non per celare la vostra incapacità di comunicare pensieri compiuti facendo credere agli altri di essere compiuti pensatori.

Perché in questo sforzo esiste la libertà.

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