Gianmarco Fusari e il suo cantautorato che si ispira a Magritte

by Salvatore Imperio
Gianmarco Fusari

Gianmarco Fusari è un cantautore che da alcuni anni ha lasciato l’Italia per far ascoltare la sua musica e la sua voce nei locali di tutta Europa.

Nelle scorse settimane, ha pubblicato il videoclip di una sua canzone che gli ha dato tante soddisfazioni e tanti riconoscimenti negli anni passati: La scatola di soldatini morti.

Tra i più importanti riconoscimenti c’è il Botteghe d’autore nel 2010 per una canzone ispirata da René Magritte, considerato il maggiore pittore del surrealismo in Belgio, come citato nel titolo di “La scatola di soldatini morti” dallo stesso Fusari.

Gianmarco, raccontaci quali sono stati gli argomenti che ti hanno ispirato nella realizzazione di “La scatola di soldatini morti”.

Più che di argomenti, parlerei di suggestioni letterarie e musicali. Mi interessava scrivere un brano che ammettesse diversi livelli di lettura e interpretazione.

Nel brano ci sono almeno tre piani di scrittura, quello narrativo, quello allegorico e quello estetico, naturalmente.

Ognuno scaturisce da diverse fonti di ispirazione. La sfida è stata quella di tentare di sintetizzare il tutto, trovando un’aderenza stilistica con la base musicale.

Come ti sei avvicinato alla musica?

Sono cresciuto in una casa dove si ascoltava dell’ottima musica, soprattutto quella dei grandi cantautori italiani.

Ricordo che avevo undici anni quando in pratica obbligai mia madre a portarmi a vedere il mio primo concerto di Fabrizio De Andrè.

A otto anni circa ho iniziato a strimpellare la chitarra e da quel momento non l’ho più abbandonata. I primi timidi tentativi di scrivere una canzone sono arrivati poco dopo.

Come mai la tua scelta è stata di vivere ed esibirti fuori dai confini nazionali?

Avevo una gran voglia di reinventarmi altrove, di rimescolare le carte. Inoltre, trovo molto stimolante la condizione esistenziale dello straniero, sempre un po’ estraneo e mai completamente integrato.

L’amore sconfinato per Parigi, la prima tappa che scelsi all’epoca, ha fatto il resto.

Noti differenze nella capacità di attenzione di curiosità nel pubblico che incontri rispetto a quello italiano?

Nei primi tempi sì, specie quando mi esibivo in jazz club o nelle salle de concert francesi, ma non solo.

Ultimamente, ci faccio meno caso. Magari per una piacevole abitudine, o più semplicemente perché sono molti anni che non faccio concerti in Italia, quindi non ho più molti elementi di confronto.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni con la musica?

Nei prossimi mesi, pubblicherò degli altri brani per poi raccogliere il tutto in un disco. L’obiettivo primario però è sempre quello di scrivere e continuare a far concerti.

Gianmarco Fusari e il web. Che rapporto hai con il web e se sono elementi che ti tornano utili per far conoscere la tua musica.

Sicuramente è un elemento fondamentale, anche se di certo non mi ritengo un buon promotore di me stesso e a dirla tutta l’autopromozione mi imbarazza molto.

Solo ultimamente, per esempio, ho aperto una pagina Facebook.
Allo stesso tempo, mi rendo conto che certi strumenti sono essenziali e se ben utilizzati, possono fare la differenza. Diciamo che mi sto applicando.

Salvatore Imperio


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