Fondazione Biscozzi Rimbaud: nasce a Lecce un nuovo spazio espositivo

by Anna Maria Giannone

“Tutto è cominciato con una litografi a di Vespignani e una di Attardi, acquistate nel 1969 da un venditore di libri porta a porta, un po’ balbuziente. Non sapevo chi fossero quegli artisti, mi piacevano e istintivamente le comprai.”

Così nel 2016 il collezionista di origine salentina Luigi Biscozzi, tra i nomi più autorevoli nel settore della consulenza fiscale e tributaria in Italia, raccontava l’inizio quasi casuale della sua collezione d’arte. Trasferitosi da Salice Salentino a Milano, Biscozzi assorbe l’atmosfera degli anni Sessanta: il bar Jamaica a Brera con i fotografi Mulas, Dondero, Alfa Castaldi, ma anche Lucio Fontana, Piero Manzoni, Ettore Sordini, Angelo Verga, Dadamaino e giornalisti, scrittori, critici d’arte. In quegli anni Biscozzi partecipa attivamente al dibattito, anche politico, tra realismo, figurazione, informale, astrazione, acquisendo opera di artisti come de Pisis, Arturo Martini, Enrico Prampolini, Josef Albers, Alberto Magnelli, Luigi Veronesi.  Sono oltre duecento le opere custodite dalla Fondazione a lui intitolata, fondata assieme alla moglie Dominique Rimbaud nel 2018, anno stesso della sua scomparsa: un percorso che, tra dipinti, sculture e grafiche, attraversa il Novecento, con particolare riferimento agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta e alle opere di Fausto Melotti, Alberto Burri, Piero Dorazio, Renato Birolli, Tancredi Parmeggiani, Emilio Scanavino, Pietro Consagra, Kengiro Azuma, Dadamaino, Agostino Bonalumi, Angelo Savelli, Mario Schifano e molti altri.

Dal 2 marzo scorso la Fondazione Biscozzi /Rimbaud ha reso visibile questo prezioso spaccato di arte contemporanea aprendo una sede a Lecce, nelle sale di un recuperato palazzo in piazzetta Baglivi, a poche decine di metri da Porta Napoli. Qui le opere più significative del fondo sono esposte in una mostra permanente. “Un itinerario cronologico e per tipologie stilistico-formali di circa settanta opere – spiega lo storico dell’arte Paolo Bolpagni cui è affidata la curatela – dalle origini del contemporaneo alla sezione sull’informale in Italia e in Europa, per passare poi al filone astratto-geometrico e cinetico-programmato, alla pittura analitica e, infine, alle ricerche che oltrepassano gli statuti tradizionali del quadro e della scultura».

La città di Lecce si arricchisce dunque di un nuovo spazio culturale aperto a tutta la comunità, che, nelle intenzioni della Fondazione ospiterà, oltre alla mostra permanente, una biblioteca specializzata, un programma di attività didattiche e un calendario di mostre temporanee di arte del XX e XXI secolo, a cominciare dalla la prima dedicata ad Angelo Savelli.

Una passione quella per l’arte che Luigi Biscozzi ha condiviso con sua moglie, conosciuta a Parigi nel 1970, e oggi anima della fondazione attraverso cui realizza il sogno di suo marito: condividere la collezione e renderla disponibile al pubblico nel proprio territorio d’origine. Noi di bonculture abbiamo intervistato Dominique Rimbaud.

Ogni collezione racconta anche un po’ la vita del suo collezionista: che storia c’è dietro le opere custodite dalla vostra fondazione?

La nostra collezione racconta la storia di due persone che si sono conosciute nel 1970, che hanno vissuto una grande storia d’amore e condiviso una grande passione per l’arte. Successivamente abbiamo avviato l’idea di una nostra collezione, a fine anni ‘80. Nel corso degli anni abbiamo affinato il nostro gusto, abbiamo imparato. Non sapevamo tutto all’inizio. Abbiamo studiato e abbiamo deciso di concentrarci su un periodo limitato, privilegiando alcuni movimenti. In quegli anni c’erano troppi movimenti ad attraversare l’arte e non potevamo essere onnicomprensivi.

Avete scelto Lecce come sede del vostro spazio. Come vede la città dal punto di vista culturale?

Mio marito è originario di Salice Salentino, ha studiato a Lecce. Siamo rimasti molto legati alla nostra casa di famiglia e abbiamo cercato di essere sempre presenti sul territorio pur vivendo a Milano. Abbiamo grandi aspettative sulla risposta della città a questo nuovo progetto, mio marito era molto fiducioso. Abbiamo però bisogno del sostegno di tutti, anche di voi giornalisti, per difendere e supportare le attività di questa nuova realtà e invitare la comunità a partecipare.

Una vera sfida aprire uno spazio culturale in questo periodo, un gesto simbolico.

Eravamo pronti da dicembre, avremmo dovuto inaugurare nella prima settimana di febbraio ma la Puglia è tornata arancione e abbiamo dovuto attendere. Ora che abbiamo avuto di nuovo la possibilità ci siamo affettati ad aprire. Non abbiamo potuto tenere un’inaugurazione come avremmo voluto, il sindaco di Lecce Carlo Salvemini ci ha fatto l’onore di affacciarsi per un saluto simbolico. Lo spazio rimane comunque aperto al pubblico fino a quando sarà possibile. È un segnale di speranza.

Il vostro spazio oltre alla collezione permanente ospiterà mostre temporanee: quale vuole essere la sua prospettiva sull’arte?

Abbiamo un direttore scientifico, Paolo Bolpagni, a lui è affidata la programmazione delle mostre temporanee. Vogliamo avere uno sguardo più contemporaneo possibile, in modo da bilanciare la mostra permanente, la parte più storica della nostra collezione che è completamente dedicata agli anni dal ‘50 all’80

L’arte, soprattutto contemporanea, è spesso riservata a una nicchia. Ha idea di come uscire da questi steccati?

Il nostro progetto vuole coinvolgere tutti, a partire dai più piccoli. Per questo abbiamo voluto attivare uno spazio didattico. Qui lavoreremo con i bambini a partire dai 3 anni e ne seguiremo la crescita lavorando anche con ragazzi, studenti, università e accademia. L’idea è quella di far avvicinare all’arte e alla bellezza i più giovani, anche al di là delle attività scolastiche

Lei continua a collezionare? Cosa le sembra più interessante in questo momento?

Continuo a collezionare virtualmente, questa operazione ha momentaneamente assorbito molto energie. Continuo certamente a cercare opere che mancano alla collezione ma con una prospettiva a medio termine. Vorrei completare il nostro fondo in cui mancano alcuni pezzi importanti.

Che consiglio darebbe a chi vuole avviare una collezione?

Direi di essere molto attenti, di non disperdersi e di scegliere accuratamente i movimenti sui cui concentrarsi. Poi di seguire il proprio gusto, il proprio pathos. Noi abbiamo sempre scelto le opere che ci chiamavano che avevano qualcosa da dirci.

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