C’è una sola Kate a Londra… Dal 1990 Kate Moss ha stravolto canoni e regole e ridefinito bellezza e carisma

by Claudio Botta

Nel 1990 aveva 16 anni, Kate Moss. Il video Freedom ’90 aveva rappresentato la massima consacrazione per Cindy Crawford, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Christy Turlington e Tatjana Patiz, le supermodelle icone di bellezza statuaria e irraggiungibile e protagoniste assolute del fashion e dello star system, che il fotografo Peter Lindbergh aveva ritratto insieme – per la prima volta – per la cover del numero di gennaio di Vogue (edizione UK), e che George Michael aveva scelto per denunciare provocatoriamente e ironicamente la prevalenza schiacciante dell’immagine rispetto ai contenuti (pure) nell’industria discografica, decidendo quindi di non apparire (per la prima volta in carriera, all’olimpo della sua popolarità, la dichiarata volontà di aprire una nuova fase all’insegna della libertà creativa e di espressione) e di lasciare loro la scena al suo posto, con immagini patinate e sofisticate – la regia affidata a David Fincher – e playback per lanciare la canzone. In quello stesso anno, in estate, la rivista più cool del Regno Unito, The Face, nella cover dedicata alla Third Summer of Love proponeva un ritratto in bianco e nero di una sconosciuta sedicenne con le lentiggini, i denti un po’ storti, la smorfia sul viso di chi ha il sole di fronte e non riesce a tenere gli occhi aperti, i capelli tutt’altro che curati, nessun trucco, nessun ritocco. Autrice dello scatto e di tutte le foto incluse nell’ampio servizio all’interno girato su una spiaggia del Sussex, la fotografa Corinne Day, a sua volta modella che aveva abbandonato le passerelle nel 1985. Una rivoluzione totale e non solo rispetto ai rigorosi canoni estetici dell’epoca: la naturalezza preferita alla perfezione ricercata e alla cura estrema di ogni dettaglio, la spontaneità e l’innocenza dominanti rispetto alla sensualità sfacciata, la magrezza e le imperfezioni che diventano bandiere di un nuovo immaginario e di un cambiamento generazionale che si imporrà presto all’intera società. Uno strappo nei canoni e nelle convenzioni lo ha definito Alessandro Baricco in una delle sue Palladium Lectures, destinato a protrarsi fino ai giorni nostri.

Un servizio che lancia la carriera di entrambe: si ritroveranno per Under Exposure pubblicato nel giugno 1993 nell’edizione inglese di Vogue, un appartamento spoglio, un termosifone, un letto sfatto e un televisore sullo sfondo che sanciranno una definitiva e irriverente rottura con il passato, e per Kate la consacrazione dopo il contratto firmato con Calvin Klein e una prima campagna insieme al giovane Mark Wahlberg nel 1992, e che proseguirà con le pubblicità da protagonista assoluta dei profumi Obsession e Obsessed (sempre CK) firmate dall’allora fidanzato Mario Sorrenti, nonostante le polemiche soprattutto negli Stati Uniti per le immagini ritenute troppo spinte. Nonostante misure lontane dagli standard canonici, tutti i grandi brand mondiali se la contendono per le sfilate dell’haute couture a Milano, Parigi, New York e per le campagne di marketing, così come le più prestigiose riviste di moda e costume, e fotografi del livello stratosferico di Mario Testino e Peter Lindbergh.

La relazione con Johnny Depp, dal 1994 al 1998, iniziata in una serata al Tabac di New York, contribuisce in modo determinante ad aumentare in modo esponenziale il suo fascino e la sua sovraesposizione, alimentata da comportamenti di entrambi in linea con la fama di belli e dannati, camere d’albergo distrutte comprese. Dopo altre relazioni (quella con Jefferson Hack, editore della rivista Dazed, la renderà madre di Lila Grace. Il dipintodi Lucian Freud che la ritraeva incinta verrà venduto all’asta da Christie’s per cinque milioni di dollari) e flirt fugaci (tra gli altri, Lenny Kravitz e Daniel Craig), l’incontro nel 2005 – allo sfarzoso party di compleanno della modella – con Pete Doherty, frontman dei Libertines prima e dei Babyshambles poi, passato e presente infarciti di arresti, droga ed eccessi sfrenati e ostentati, sarà l’inizio di una burrascosa storia che farà gonfiare le tirature dei tabloid e alimenterà polemiche e scandali senza un attimo di respiro. Fino alla drammatica copertina del Daily Mirror nel numero nelle edicole il 15 settembre, dal titolo eloquente Cocaine Kate e la foto rubata della modella in un angolo di uno studio di registrazione impegnata a preparare strisce di polvere bianca da sniffare, e un ampio servizio all’interno nel quale compaiono altre eloquenti immagini e un dettagliato resoconto delle circostanze documentate. La sua dipendenza da alcol e droghe non era certo un segreto, ma l’impatto sull’opinione pubblica sarà così travolgente da comportare l’annullamento immediato di remunerativi contratti (per primi, quelli per Stella Mc Cartney, Chanel e Burberry) e lasciare presagire la fine della sua carriera, a soli 31 anni. Le scuse pubbliche, la fine della relazione con Doherty, il sostegno di Dior e di colleghe e celebrities influenti le garantiranno invece una nuova incredibile rinascita, e appena dodici mesi dopo vincerà il titolo di Modella dell’anno ai British Fashion Award, i contratti importanti torneranno in numero consistente (18) e i guadagni aumenteranno considerevolmente. Si reinventa stilista, con una linea di moda dai prezzi contenuti per la catena di abbigliamento TopShop, e nel giorno della presentazione nello store ad Oxford Street, il 2 maggio 2007 a Londra, posa in vetrina accanto ai manichini, davanti a fans in delirio (gran parte della collezione, presto sold out, verrà poi rivenduta dai privati a prezzi notevolmente aumentati su ebay).

La popolarità sempre stellare e la voglia di trasgredire e provocare sempre presente, come testimoniato dalla foto rilanciata sui social durante la celebrazione del matrimonio tra l’erede al trono d’Inghilterra William e Kate Middleton: un’immagine scattata nel 2003 da Ines Van Lamsweerde con lei nuda, coroncina e velo sulla testa e una corona di fiori nella mano sinistra, al centro una scritta che non lascia spazio a interpretazioni: “There is only one Kate in London”.

La sfera privata più protetta, e nel luglio 2011 le nozze con un altro musicista, il chitarrista dei Kills Jamie Hince (il divorzio nel 2016), e una nuova storia con l’attuale partner, il fotografo Nikolai von Bismarck. Continuerà ad essere protagonista di copertine iconiche, come quella per il numero di Natale 2011 per Vogue Paris nella quale ricrea – fotografata da Mert Alas e Marcus Piggot – l’immagine di David Bowie ai tempi di Space Oddity. E quella per il 60esimo anniversario di Playboy, numero di gennaio/febbraio 2013 con lei splendida 39enne con le classiche orecchie a forma di coniglietta simbolo della rivista, body nero con codina bianca, décolleté d’ordinanza, colletto con papillon, e all’interno ben 18 pagine corredate da scatti che hanno fatto esaurire le copie nelle edicole in pochi minuti. La passerella a Wembley (insieme a Naomi Campbell) alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra nel 2012, come una delle protagoniste e icone della Cool Britannia nel mondo, fortemente voluta dal regista di Trainspotting Danny Boyle; presente anche la popstar George Michael, suo grande amico, che in quell’occasione canterà per la prima volta in pubblico White light, dedicata alla drammatica esperienza vissuta a Vienna che lo ha portato per settimane a un passo dalla morte (purtroppo avvenuta poi il giorno di Natale del 2016), e nel video della canzone compaiono insieme. Uno dei tanti, potendo vantare altre partecipazioni eccellenti per star del calibro – tra le tante – di Elton John, Paul Mc Cartney, Johnny Cash, White Stripes, Marianne Faithfull.

Oggi all’attività di modella – che continua regolarmente, l’età un puro dettaglio – ha affiancato una talent agency che porta il suo nome (la figlia Lila Grace è già apparsa sulle copertine di British Vogue, Vogue Italia e Vogue Japan), e una linea beauty, di cui è ovviamente testimonial. In attesa dell’ennesima versione dell’unica e sola Kate.

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