A proposito di epidemie … Foggia e la terribile peste del Seicento

by Carmine de Leo

Tutta la penisola italiana è stata flagellata nel corso dei secoli da varie epidemie, soprattutto di peste ed oggi la paura si diffonde ancora una volta, dopo tanti secoli, per il pericolo di diffusione e contagio del Corona Virus.

In quasi tutti i paesi della Capitanata e nella città di Foggia, la famigerata peste che colpì un po’ tutta la penisola italiana verso il Trecento, magnificamente descritta da Giovanni Boccaccio nel suo famoso Decameron, in tutta l’Europa produsse ben circa 25 milioni di vittime e spopolò quasi tutti i piccoli casali rurali della pianura Dauna, riducendo anche significativamente la popolazione dei centri abitati più importanti della nostra provincia.

Un’altra terribile epidemia di peste, ancora più famosa anche perché descritta nelle indimenticabili pagine delle opere dello scrittore Alessandro Manzoni, si abbatté sulla penisola italiana nel Seicento.

Soprattutto verso l’anno 1656 ed in quelli che seguirono, la peste di sviluppò rapidamente in tutte le regioni della penisola italiana e nel Meridione, in particolare, da Napoli.

Da questa popolosa città di mare e porto ricco di scambi commerciali, pertanto più sensibile al contagio, i focolai dell’infezione si diffusero molto rapidamente anche a Foggia, allora seconda città per importanza del Sud continentale.

Per disposizioni del governo, le città furono divise in diversi settori ed ognuno di essi fu affidato ad un gruppo di medici chirurghi, diretti da speciali commissari.

Furono creati anche dei cordoni sanitari intorno alle città, ma tutte queste misure precauzionali non servirono a nulla ed il contagio non fermò la sua rapida diffusione.

La peste, con una violenza inaudita, colpì la città di Foggia provocando migliaia di morti, infatti, nonostante i provvedimenti presi per arginare il contagio, la peste si diffuse velocemente in tutto il territorio dell’antico Regno di Napoli.

A Foggia, inoltre, il governatore della Regia Dogana della Mena delle Pecore, pur in presenza del pericolo di epidemia, autorizzò lo stesso la tradizionale fiera annuale di maggio senza applicare particolari precauzioni ed i torridi mesi estivi che seguirono favorirono sicuramente il contagio della terribile pestilenza.

Gli interessi economici prevalsero quindi su quelli sanitari, ma le terribili conseguenze si mostrarono presto nei successivi mesi da Giugno a Settembre.

Nella città sede della Regia Dogana, infatti, dopo l’estate, nel mese di settembre il contagio aveva già mietuto numerose vittime di tutti i sessi ed età, intere famiglie erano state spazzate via dal flagello della peste che continuava a  mietere senza pietà molte vittime tra la popolazione dei centri abitati della provincia di Foggia.

Su questa terribile calamità, il frate cappuccino Bernardino d’Arezzo, qualche tempo dopo l’epidemia,  scrive in una sua relazione manoscritta: sullo stato de’ Conventi de’ Cappuccini, in riferimento alla situazione nella città di Foggia, che questa: Ha sofferto per lo passato notabilissimi danni e dalle guerre e da contagi, che più volte l’hanno quasi ridotta all’estremo, singolarmente negli anno 1656 e 1657 fu talmente flagellata dalla pestilenza che in questi due anni ci vien asserito essere mancanti più migliaia de’ suoi abitanti.

Il flagello della peste si abbatté maggiormente sulla città Foggia nel mese di settembre del 1656 e si protrasse anche fino al successivo anno 1657.

I decessi, secondo una interessante annotazione anonima, posta proprio sul registro dei morti dell’anno 1656 della chiesa di Santa Maria di Foggia, furono davvero numerosi: In questo mese di settembre, sventurata città di Foggia, incomincia la peste: Cagionò la morte di diecimila persone: Fra lo spazio di tre mesi passarono tutti a miglior vita.

Altri autori, come padre Gabriele da Cerignola, confermano che la peste provocò a Foggia circa diecimila vittime; cifre forse un po’  eccessive, perché dall’esame dei registri parrocchiali dell’epoca, che recano nel periodo da settembre a dicembre dell’anno 1656, le annotazioni dei vari decessi, si può ricavare che essi raggiunsero il 20-30% della popolazione foggiana, che in quegli anni si aggirava intorno ai 7000 residenti.

Certamente molte altre vittime si ebbero nei comuni della vasta provincia di Foggia, dai Monti Dauni al Gargano.

Ancora una preziosa fonte dell’epoca, un vecchio manoscritto conservato ancora oggi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, ci informa che a Foggia nell’anno seguente al contagio, il 1657, fu effettuato: Un espurgo delle case  contagiate dall’epidemia di peste ed abbandonate dai residente ormai deceduti, al fine di affrontare con più sicurezza  la fiera del 1657, affinché tale incontro si svolgesse senza ulteriori rischi di contagio.

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