Anna Ximenes giovane eroina della rivoluzione del 1799

by Carmine de Leo

Anche in Puglia la sfortunata Repubblica Partenopea del 1799, breve anelito di libertà, ebbe la sua eroina, una giovanissima ragazza di appena sedici anni, Anna Ximenes, appartenente ad un casato gentilizio della città di Altamura.

Quest’ultima cittadina pugliese, definita dalle cronache del tempo  leonessa di Puglia, fu lo scenario di numerose e sanguinose vendette da parte delle orde reazionarie guidate dal cardinale Ruffo, che risalirono dalla Calabria verso le altre regioni dell’antico regno delle Due Sicilie per insediare nuovamente la dinastia dei Borbone sul trono di Napoli.

Proclamata la Repubblica Partenopea da un gruppo di rivoluzionari napoletani con il sostegno delle truppe francesi, essa ebbe breve vita e ben presto i reazionari consumarono le proprie vendette accecati dall’odio nei confronti di chiunque avesse ricoperto incarichi o avesse in qualche modo preso posizione a favore della sfortunata Repubblica.

Le atrocità furono tante per tutto il territorio dell’antico regno delle Due Sicilie.

La maggior parte furono perpetrate dall’esercito della Santa Sede, ovvero da un’accozzaglia di controrivoluzionari, cui si erano aggregati anche briganti e delinquenti comuni attratti dalla possibilità di fare bottino con i saccheggi dei paesi riconquistati.

Queste vere e proprie orde erano guidate dal cardinale Fabrizio Dionigi Ruffo, dei duchi di Bagnara e Baranello, che, incaricato da re Ferdinando IV di Borbone, sbarcò in Calabria e radunò alcuni volontari fra i contadini dei feudi della sua famiglia, cui si aggiunsero presto molti altri individui in cerca di fortuna.

Con questa specie di esercito improvvisato senza disciplina la reazione colpì anche la Puglia e molte sue cittadine, fra cui Altamura, ove le orde sanfediste si accanirono in particolar modo contro la popolazione civile.

Questa cittadina pugliese oppose un’accanita resistenza alle truppe del cardinale Russo, resistendo alcune settimane, giorni che videro impegnata nella difesa della città tutta la popolazione: uomini, giovani ed anziani, donne e ragazzini.

Stremata dalla superiorità numerica e dall’armamento dei sanfedisti e senza più munizioni, la città si arrese infine al cardinale Ruffo, che aveva promesso l’incolumità per la popolazione civile, ma così non fu!

I superstiti, soprattutto donne e bambini ed alcuni anziani, prima di aprire le porte al nemico, si rifugiarono nottetempo presso la chiesa e il convento cinquecentesco di San Domenico, trovando rifugio anche nei sotterranei di questo complesso monastico, nelle antiche tombe dei frati domenicani.

Ma tutto fu vano, il cardinale Ruffo non rispettò affatto i patti e le orde dei controrivoluzionari una volta invaso il convento, si accanirono contro la popolazione indifesa e nella chiesa, ove, nonostante la sacralità del luogo, fecero strage di tanti innocenti.

Dopo la definitiva conquista della città di Altamura il cardinale Ruffo celebrò all’aperto una messa, ma le atrocità non erano ancora terminate.

Infatti, un improvvisato tribunale reazionario, iniziò a condannare a morte, dopo processi sommari, tutti coloro che avevano avuto a che fare con la Repubblica appena travolta.

Fra questi cittadini vi era una intera famiglia, noto casato originario di Trani, ma residente ormai da tempo ad Altamuta, gli Ximenes, composta dall’anziano capofamiglia e dai suoi tre figli, due maschi e una giovane femmina, Anna, la cui storia è stata romanzata anche di recente della scrittrice Bianca Tragni.

Arrestati e imprigionati nelle umide carceri, gli Ximenes dopo un processo sommario vennero condannati tutti a morte, pena capitale che fu eseguita in maniera atroce e sanguinaria dagli stessi carcerieri con colpi di carabina e finendo poi i poveri condannati bastonandoli con i calci dei fucili.

La giovanissima Anna Ximenes, che aveva appena sedici anni, definita dal cronista Alessandro   Criscuolo: bella come una Madonna del Murillo, pittore barocco spagnolo, resistette per un po’ alla violenza degli sgherri, e, orma sanguinante per le numerose ferite infertale, prima di esalare l’ultimo respiro, ebbe la forza di scrivere con un dito sulle pareti della cella, intingendolo nel proprio sangue: Muoio contenta per la liberà del mio paese.

Anna Ximenes, emula di altre più note eroine della Repubblica Partenopea, per questo suo ultimo eroico gesto rappresenterà in Puglia un anelito di libertà per le future lotte risorgimentali.

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