Il viaggio di un papiro egizio da Tebe a Napoli, passando per Foggia

by Carmine de Leo

Il canonico Gerolamo Calvanese in un manoscritto settecentesco pubblicato nella prima metà del secolo scorso dal professor Benedetto Biagi, scrive che Foggia era una città economicamente molto ricca grazie ai suoi notevoli scambi commerciali.

Altre conferme che Foggia, almeno fino all’Ottocento, fosse un importate centro di scambi frequentato da molti stranieri, ci vengono date dalle non poche descrizioni della città lasciateci da vari viaggiatori nelle loro memorie.

Questa peculiare caratteristica di città commerciale ne faceva uno dei più grandi empori dell’antico Regno di Napoli; soprattutto durante le due annuali ricorrenze delle fiere di Santa Caterina in novembre e di quella di maggio.

Molti erano anche gli stranieri residenti in Foggia e una regolare rappresentanza diplomatica della Serenissima Repubblica di Venezia era attiva in città presso il palazzo dei marchesi Filiasi, casato di origine venera trasferitosi a Foggia ed arricchitosi proprio col commercio.

Presso le botteghe ed i magazzini della città di Foggia, come risulta da molta documentazione d’archivio, non si trovavano solo cereali e lane pregiate, ma era possibile anche acquistare tanti altri prodotti come tessuti pregiati, ceramiche, libri e utensili e vari altri manufatti.

In questo humus commerciale erano attivi anche alcuni antiquati, come gli Andreana, famiglia di proprietari terrieri, che possedeva una grande masseria detta di Recco ed altri terreni non lontani da Foggia.

Oltre che impegnati nella produzione agricola, gli Andreana si dedicavano anche all’antiquariato e, in particolare, erano attivi anche nel commercio di reperti archeologici.

Infatti, fra le carte dell’Archivio di Stato di Napoli relative al fondo del Museo Nazionale, nel settore delle Offerte e acquisti di oggetti di antichità e belle arti degli anni 1859 – 1861, è anche citato un antico papiro egizio rinvenuto a Tebe, offerto dal signor Andreana di Foggia.

Questo manufatto archeologico, che dalla città egiziana di Tebe, passando per la città di Foggia, era giunto a Napoli, non era però l’unico reperto che l’Andreana aveva venduto al Museo Nazionale Archeologico di Napoli.

Infatti, in una dettagliata descrizione pubblicata nel Novecento dal professor Orazio Marucchi della grande raccolta di reperti egiziani conservati presso il Museo Nazionale di Napoli, una delle collezioni più grandi d’Europa, è citata tra le varie sezioni che la compongono, anche una chiamata: Andreana.

Ed ancora, lo stesso autore, ci fa sapere che non possiamo avanzare alcune ipotesi sulla provenienza del famoso papiro Andreana, venduto nel 1861 da un antiquario Pugliese.

Resta quindi un mistero su come la famiglia Andreana era venuta in possesso di questo prezioso papiro, detto di Tebe e di altri reperti egizi.

I preziosi manufatti degli Andreana erano forse il ricordo di qualche pugliese aggregato all’esercito napoleonico durante la spedizione in Egitto del Bonaparte nel periodo 1798-1801, o una eredità di qualche lontano parente?

Ma forse è più probabile che il papiro fosse stato acquistato con altri vari oggetti di epoca egiziana da qualche commerciante di passaggio per Foggia e proveniente dai non lontani paesi balcanici, oppure direttamente dall’Egitto.

In quei tempi, del resto, le relazioni commerciali e le rotte navali tra i porti pugliesi ed i Balcani e più in generale con la Grecia e l’Oriente, erano frequenti, tanto che nel porto di Manfredonia, in Capitanata, erano attive varie rappresentanze commerciali estere che curavano gli interessi dei cittadini stranieri, tra esse ricordiamo i consolati della repubblica di Ragusa, degli Stati Uniti d’America e dello Stato della Chiesa.

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