Louise, la bella francesina che si pietrificò per amore e disperazione

by Carmine de Leo

L’attuale piazza XX Settembre di Foggia si sviluppò maggiormente dopo la costruzione del palazzo della Regia Dogana delle Pecore e venne poi chiamata largo Palazzo ed ancora, insediatasi la Prefettura negli ex uffici della Regia Dogana, questo spazio urbano, per un certo tempo, prese il nome di piazza Prefettura.

La piazza, che è una delle più grandi ed ariose della città di Foggia, è molto ricca di storia ed ancora oggi è uno dei pochi ambienti urbani che non ha subito grandi stravolgimenti edilizi e forse anche una delle più belle ed intatte d’Italia con la sua cortina di vecchi ed eleganti edifici immutati da secoli che ci raccontano la sua storia.

Questo spazio, infatti, è ancora contornato da vari palazzi settecenteschi ed ottocenteschi, che con le loro decorose facciate formano una raffinata cornice a questo luminoso slargo.

Tra questi palazzi, proprio a destra della neoclassica chiesa dedicata a San Francesco Saverio, tra le vie Parisi e Salomone, mostra sulla piazza il suo prospetto principale uno dei palazzi foggiani appartenuti alla famiglia Barone.

L’edificio fu sede per vari anni degli uffici amministrativi dell’Archivio di Stato di Foggia, trasferitisi in seguito nello splendido palazzo Galiani-Battipaglia-Filiasi, la cui facciata si apre decorosa sulla stessa piazza XX Settembre.

Il palazzo Barone, costruito probabilmente nella seconda metà del Settecento, è citato nel 1803 fra la documentazione della Regia Dogana come: casa palaziata al largo del Palazzo Doganale… di proprietà di D. Diodato Barone.

Composto da due piani superiori, il palazzo è caratterizzato da una serie di eleganti decorazioni architettoniche minori: bugne, mascheroni, aggettanti cornici marcapiano, mensole, volute, architravi con conchiglie litiche, lesene dai capitelli ionici e graziosi ferri inginocchiati a protezione dei balconi.

Prima del tetto, in via Parisi, ci colpisce un antico doccione in pietra che raffigura un corpo femminile, dai seni prosperosi, da cui doveva forse scorrere un tempo l’acqua piovana dei tetti.

Questo artistico doccione è però mutilo della testa femminile, forse staccatasi e mai ricostruita, oppure asportata ed oggi dispersa.

Il doccione, che pare, per la sua figura slanciata, la polena di una nave, ricorda una leggenda collegata all’acquartieramento, nei primi anni dell’800, delle truppe francesi nella città di Foggia.

Gli ufficiali con al seguito i loro familiari dovevano essere ospitati presso le famiglie notabili delle città ove stazionavano per ragioni di stato ed un alto ufficiale francese con la sua bellissima mogliettina, Louise, prese alloggio proprio nel palazzo Barone.

Si narra che tra la servitù della famiglia proprietaria del palazzo vi fosse un bel giovanotto che, vuoi per l’avvenente bellezza, vuoi per il fascino della francesina e le lunghe assenze dell’ufficiale impegnato in manovre militari nella nostra provincia, s’innamorò di Louise.

Gli sguardi silenziosi, fecero più delle parole e gli occhi languidi di noia della bella francesina cedettero presto al segreto amore.

La primavera incalzava ed i due amanti, desiderosi di respirarne il tiepido fiato e gustare le luminose giornate che incalzavano il calendario, in lunghe camminate nelle campagne intorno alla città, furono infine scoperti.

Il generale informato da alcuni gelosi delatori, non potendo abbandonare i suoi impegni militari, ordinò subito alla moglie Louise di tornare in Francia.

Disperata in seguito a quest’ordine, la follia prese il sopravvento sulla disperazione della bella francesina per l’ordine di ritornare immediatamente in Francia e preferì togliersi la vita; si suicidò lanciandosi nel vuoto dal secondo piano del palazzo ov’era ospite, da una vecchia finestra che si apriva in via Parisi.

Il suo corpo non fu mai trovato, esso restò subito pietrificato nell’elegante doccione di pietra dalle forme femminili, che ancora oggi sovrasta la finestra in questione.

All’interno il palazzo, diviso col tempo tra più proprietari, presenta ancora spaziosi appartamenti, raggiunti da un’antica scalinata di pietra che prende luce da alcune finestre barocche.

Da queste aperture, la vista spazia libera sui tetti delle abitazioni circostanti, donando al visitatore ritagli di panorama ricchi di suggestioni sui quartieri settecenteschi sorti nei pressi del palazzo della Regia Dogana.

Gli stessi che, chiuso nella sua tristezza, il giovane amante di Louise dovette infine salutare per farsi volontario nell’esercito, al fine dimenticare le sue pene d’amore in certa di morte o fortuna sui campi di battaglia!

La povera Louise, invece, decapitata, mostra ancora le sue belle forme a chi alza lo sguardo verso il tetto del palazzo lungo il prospetto che si affaccia tuttora in via Parisi, ricordando la sua storia d’amore e disperazione!

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