Una ninfa vezzosa…Rodi Garganico

by Carmine de Leo

Rodi Garganico, chiamata: vaga stella gentile, ninfa vezzosa, come recita una vecchia canzone d’amore del luogo. Una dea, è stata definita questa piccola cittadina marina, una bianca dea rimasta sulla terra come scriveva nel secolo scorso il Manicone i rodiani abitano in un paese dove i Numi, prima di chiudersi in cielo, avevano il loro soggiorno.

La fondazione di Rodi Garganico è fatta risalire dalla tradizione ad un gruppo di marinai dell’omonima isola greca, ma questa ipotesi non è stata suffragata, fino ad oggi, da testimonianze certe, anche se il territorio risulta abitato già in epoche remote, come è attestato da numerosi ritrovamenti litici.

Alcuni autori, inoltre, identificano Rodi Garganico con l’antica Uria fondata dai Cretesi.

Notizie documentate di Rodi Garganico abbiamo verso l’XI secolo, quando questo centro garganico risulta infeudato ad una donna: Domina Riccarda.

La storia di Rodi Garganico è quella di una cittadina costiera, signoria di questo o quel feudatario, tra un assalto e l’altro dei terribili pirati barbareschi.

Il borgo si è esteso in verticale, come una scala fatta dalle bianche case che dalla rupe degradano verso il mare.
La marina, la stazioncina delle ferrovie garganiche e un porticciolo, non più solitari, sono oggi circondati dagli stabilimenti balneari sorti negli ultimi anni.

La dea Rodi Garganico è vestita del bianco delle sue case, un bianco immacolato la cui purezza è interrotta soltanto dagli scuri, ma graziosi, ferri lavorati che proteggono eleganti balconcini e dalla policromia di tante finestrelle fiorite, mentre nei piccoli ed ombrosi cortili delle case le piante rampicanti fuggono in cerca di sole.

Le immagini del centro storico di Rodi Garganico sono percepite con tinte tenui, delicate, che sminuiscono l’aspetto severo e minaccioso degli spalti dei vecchi muraglioni a picco sul mare, testimoni di un passato bellicoso ormai lontano.

Le stradine, i vicoletti e le scale sfociano come una fiumana verso il corso principale del paese e da qui il belvedere, splendida terrazza che si apre su stupendi panorami marini, mentre archi e ridenti loggette vanno ad incorniciare le loro meravigliose prospettive.

La Grecia degli antichi fondatori di Rodi Garganico sembra rivivere nel bianco della calce e fra le decine di viuzze e gradoni, che scendono dal rione del Castello e dalla vecchia rocca poi trasformata in un sontuoso palazzo feudale.

Più in basso, un rione dall’insolito nome longobardo, è il Vuccolo; qua e là, fra decine di bianche casine, ecco qualche palazzo gentilizio che reca l’arme dei suoi antichi abitatori negli stemmi in rilievo sui portali.

I campanili delle chiese San Pietro, il Crocefisso e San Nicola, emergono, come sentinelle fra le abitazioni.

Non a caso, proprio il campanile della chiesa di San Nicola, è ritenuto un’antica torre di vedetta.

Fuori dalle antiche mura, ancora storia per Rodi Garganico: primo fra tutti l’antico convento dei Cappuccini, uno dei primi sorti sul Gargano, vera oasi di pace fra il profumo degli agrumeti che lo circondano, esso sorge su un ameno colle da cui si gode il bellissimo panorama della cittadina costiera.

L’ultima curiosità storica di Rodi Garganico è fra le decine di ville che spuntano fra il verde dei giardini d’agrumi; fra queste splendide residenze, una, quella della famiglia Veneziani, ospitò lo sfortunato re di Napoli, Gioacchino Murat.

Il Murat, perduto il regno, fuggitivo in attesa di salpare per altri lidi, si rifugiò a Rodi Garganico, ove fu ospitato dal dottor Veneziani nella villetta detta la Torretta, posta nei pressi del convento dei frati Cappuccini. Leggenda e storia vera si fondono nella bellezza di questa cittadina e dei suoi dintorni, che lasciamo con piacevoli impressioni e soprattutto con il ricordo del profumo dei fiori d’arancio che circondano questa manciata di bianche case sospese fra l’azzurro del cielo e quello del mare.

(Estratto dal volume di Carmine de Leo, “Gargano, storia, arte, ambiente e leggende”, Foggia, 2009, volume non in vendita, ma consultabile gratuitamente presso le biblioteche locali e nazionali).

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