Bona Sforza, un’impronta per addio sul molo sipontino

by Maria Teresa Valente

L’amore di una mamma non ha tempo e non ha età né si differenzia per estrazione sociale. Ed è così che quando il 3 febbraio del 1518 Isabella d’Aragona salutò a Manfredonia sua figlia Bona Sforza, già immaginando che sarebbe stata la loro ultima volta insieme, le chiese un gesto inconsueto: lasciare sul molo sipontino l’impronta dei suoi piedi prima di salire sulla nave che l’avrebbe portata via, per lasciarle un ricordo indelebile di quel momento.

Nello sfarzoso Rinascimento, le dame più celebri ed acclamate dell’epoca erano proprio Isabella d’Aragona e sua figlia Bona. Alcune fonti rivelano addirittura che sia di Isabella d’Aragona, duchessa di Milano e poi di Bari, il volto della celebre Gioconda di Leonardo da Vinci. Pare, infatti, che Isabella, figlia dell’erede al trono di Napoli Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza, sia stata la sposa segreta dell’amato Leonardo dopo la morte del marito Gian Galeazzo Sforza.

Dopo aver perso il marito e tre dei suoi quattro figli, Isabella d’Aragona era assillata dal progetto di maritare l’unica figlia rimastale, Bona, con un potente d’Europa. Dopo trattative protrattesi per anni con diversi possibili candidati, optò per un ottimo partito: Sigismondo I re di Polonia. Il giorno del matrimonio, celebrato per procura a Napoli il 6 dicembre del 1517, fu per Isabella il più bello della sua vita: la figlia divenne regina di Polonia e duchessa di Lituania, Russia e Prussia. Le aspirazioni per la grandezza della sua casa si erano finalmente realizzate.

Il commiato dall’amata figlia, che si narra fosse molto bella e di grande cultura, avvenne drammaticamente appunto il 3 febbraio del 1518 a Manfredonia. Fu proprio da qui che, dopo aver atteso per qualche giorno il favore del vento e del mare, la novella regina s’imbarcò per raggiungere il suo sposo in Polonia.

Bona Sforza aveva al suo seguito un numeroso stuolo di dame e cavalieri, ma anche di poeti, musicisti, architetti ed astronomi. Un totale di trecentoquarantacinque compagni di viaggio, ma a Manfredonia lasciava la parte più importante del suo cuore, colei che le aveva donato la vita e dato un futuro da regina.

Per suggellare il momento, come raccontano numerosi storici del ‘500, su un gradino del molo del porto di Manfredonia, la giovane sposa lasciò tra le lacrime le impronte dei suoi piedi con una dedica: “Qui si fermò la Regina di Polonia quando chiese venia e licentia a Madama Isabella sua madre, Duchessa di Milano e di Bari”.

Ad un anno di distanza dalla partenza della figlia, la duchessa, trovando intollerabile il distacco, si accinse a compiere un viaggio in Polonia, ma il destino le si oppose e non ebbe mai più occasione di rivedere Bona, neanche alla nascita del primogenito maschio. Morì a Napoli pochi anni dopo l’addio, l’11 febbraio 1524.

Pare che il tempo e le intemperie abbiano cancellato il ricordo della regina di Polonia, ma chissà che passeggiando sul molo sipontino, come su un’antica walk of fame hollywoodiana, guardando con attenzione qua e là non si possano ancora scorgere su qualche gradino le impronte con dedica di Bona Sforza, mentre si viene accarezzati dal vento del tempo che porta con sé i sospiri delle due donne, una mamma ed una figlia consapevoli che sarà l’ultima volta che i loro sguardi si incroceranno e che i loro corpi si fonderanno in un abbraccio pieno d’amore.

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