È cinico da dire, ma la Resistenza ucraina, certamente poco influente sul piano militare, può dare a questo un grandissimo contributo. I segnali che vengono dalla Cina sono da questo punto di vista inequivoci: un conto è l’appoggio e la comprensione della Russia circondata e aggredita dall’Occidente secondo la vulgata di Mosca, un altro lo schierarsi al fianco di una mattanza
Enrico Ciccarelli
Enrico Ciccarelli
Enrico Ciccarelli, classe 1958, è un attempato giornalista foggiano con oltre quarant’anni di attività professionale alle spalle. Ha lavorato per Teleblù (di cui è stato il primo direttore) Teledauna e Teleradioerre. Ha fondato e diretto per oltre dieci anni il settimanale Foggia&Foggia. Ha diretto e curato il programma Parleuropa, unico spazio dell’etere televisivo privato dedicato alle istituzioni europee. Ha lavorato in qualità di addetto stampa per il parlamentare Franco Cafarelli, per il presidente della Provincia di Foggia Antonio Pellegrino, per l’assessore regionale Enrico Santaniello, per l’europarlamentare Salvatore Tatarella, per il sottosegretario Ivan Scalfarotto (prima alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e poi al Ministero per lo Sviluppo Economico). È stato dagli inizi di luglio 2018 fino alla fine di ottobre 2019 responsabile della Comunicazione per il Gruppo Salatto. Attualmente è disoccupato e in cerca di lavoro. Sposato, ha un figlio. Su facebook, con lo pseudonimo di Manrico Trovatore, pubblica ogni tanto riflessioni e articoli di varia natura, che definisce “esercizi di cazzatologia”. Non crede all’astrologia, come tutti i nati sotto il segno dell’Acquario. Portatore insano di morbi dell’epoca come europeismo, riformismo e juventinità.
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Il direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia assassinato il 31 marzo del 1995 trasumana a santo laico, il suo vestito diviene bandiera di coraggio, forza positiva, simbolo di riscossa e di speranza.
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Ristrutturazione si intitola il divertente, gradevole, interessante spettacolo che Sergio Rubini ha portato in scena in diversi teatri pugliesi.
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Strettamente Personale
Alle origini del “neneismo”. La sinistra italiana, la coperta di Linus e la fuga dalla Storia
Ma perché l’Italia è il Paese dove più di altri fiorisce la pianta del “neneismo”? Perché la sinistra del nostro Paese è l’unica a praticarla con voluttà, a volte con assoluto disprezzo del ridicolo, si tratti della guerra d’Ucraina o di quella del Golfo, dello Stato o delle Brigate Rosse, del populismo e dell’europeismo?
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Chi è oggi Vladimir Putin, se non l’esponente estremo di quelle democrazie autoritarie, nazionaliste e xenofobe, conservatrici e omofobe, di cui conosciamo tristi esempi anche nella felice Unione Europea?
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Se il segreto per saper divertire è divertirsi, Peppe Servillo lo possiede. Sarebbe stato difficile immaginare un esordio migliore per la VII Stagione di Musica Felix, organizzata dalla Fondazione Apulia Felix nella tradizionale cornice dell’Auditorium di Santa Chiara.
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Nelle parole del leader democristiano rivivono atrocità e misteri della guerra fredda insieme alla dignità di una politica che era ancora partecipazione di massa, fortemente radicata nel popolo e nei territori.
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Il dittatore russo, come tutti gli autarchi, scatena una guerra d’aggressione per mantenere il proprio potere e consenso. Non potendo dare al suo grande popolo prosperità e benessere, Putin sceglie la carta più facile: usare il nazionalismo russo e il revanscismo rispetto all’ingloriosa fine dell’impero sovietico, accartocciatosi su se stesso per manifesta incapacità delle sue classi dirigenti e dei suoi regimi fantoccio.
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“Il Poeta eterno” spicca per molte ragioni. La prima è senz’altro la sede: la Cappella dei Pazzi, capo d’opera dell’architettura rinascimentale, porta la firma di Filippo Brunelleschi ed è un prodigio di equilibrio, sobrietà e misura. Si trova nel luogo più dantesco del mondo: in linea d’aria la casa natale di Durante Alighieri detto Dante dista poche decine di metri, e nella grande Basilica e nei suoi verdi dintorni ha certamente passeggiato e probabilmente studiato l’autore della Comedìa.
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È una gran bella notizia, il ritorno in edicola della “Gazzetta del Mezzogiorno” dopo otto lunghi mesi di assenza. Una bella notizia per quella comunità giornalistica, innanzitutto, e che mi fa piacere anche per l’affettuosa amicizia che mi lega a diversi suoi componenti.