Sarà un caso, ma il film di Danny Kaye diventerà negli anni successivi il modello più o meno confessato per un maestro come René Clair (Le belle della notte) e per gli arrabbiati inglesi del Free Cinema (Billy il bugiardo), senza dimenticare Sogni mostruosamente proibiti con Paolo Villaggio. Se poi pensate che sia facile imitare il grande comedian e il suo celebre film, siete fuori strada. Il flop pazzesco del recente I segreti di Walter Mitty di e con Ben Stiller sta lì a dimostrarlo.
Polvere di Stelle
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Polvere di Stelle
Bello, empatico e vulnerabile: il dongiovanni Gérard Philipe, l’ultimo divo prima della Nouvelle Vague
Gérard Philipe è soprattutto un grande del teatro che, dopo gli studi al Conservatoire, si fa conoscere nel ’45 per la strepitosa interpretazione del Caligola di Albert Camus, che vede in lui “mille anime riassunte in un solo corpo”.
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Susan Hayward, la ragazza che non si è mai sentita diva, vittima delle scorie radioattive dello Utah
Tra le centinaia di candidate che affollano gli studi della Metro-Goldwyn-Mayer nella speranza di impersonare Rossella O’Hara in Via col vento c’è anche l’avvenente Susan Hayward dai capelli rosso fuoco.
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Appare in un doppio ruolo in Fahrenheit 451 (1966) di François Truffaut che dice di lei: “Julie è un cocktail di appariscenti contraddizioni: un viso con un che di animalesco, da lupa, su un corpo da ragazzino. Il suo profilo è bellissimo. La bocca immensa, larga, vampiresca”.
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Patricia Neal scompare l’8 agosto 2010 nella sua casa di Edgartown nel Massachusetts, lasciando agli spettatori il ricordo di un’attrice di talento che non ha mai voluto essere diva. Ma anche l’intelligenza e la vivacità di uno sguardo che non si lascia sopraffare dalle difficoltà.
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Il suo canto, la sua danza, il modo anticonformistico, irriverente col quale riempiva il cinema americano di jazz, boxeur, uomini loschi e nightclub fino a farlo traboccare, le valsero infinite epurazioni e santificazioni.
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La sua bellezza adolescenziale tra ambiguità e innocenza si era imposta già nei primi film dell’inizio quaranta, da La via del tabacco di John Ford a L’inferno del deserto di Henry Hathaway, da I misteri di Shanghai di Josef von Sternberg a Il figlio della furia di John Cromwell.
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Il fenomeno Bardot esplode con Et Dieu créa la femme (1956) di Roger Vadim che arriva in Italia sforbiciato dalla censura soltanto due anni dopo con il titolo Piace a troppi.
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Solo con Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray si afferma accanto a James Dean come una delle attrici più dotate della nuova generazione, l’immagine aggressiva dell’inquietudine giovanile.
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Il suo film più celebre è La scala a chiocciola (1946) di Robert Siodmak, destinato a diventare un classico del cinema della paura.